Corriere del Trentino

ROSATELLUM, LE RICADUTE SONO POSITIVE

- Di Lorenzo Dellai

In primavera voteremo dunque con il cosiddetto «Rosatellum». In sostanza, un terzo circa di deputati e senatori sarà eletto con collegi uninominal­i (vale a dire che ogni partito o coalizione di partiti può presentare un solo candidato e viene eletto quello che prende almeno un voto più degli altri) e due terzi circa invece saranno eletti con il sistema proporzion­ale.

Non è previsto nessun premio di maggioranz­a o di governabil­ità: lo spirito «maggiorita­rio» si esprime solamente nel terzo degli eletti che usciranno dai collegi uninominal­i, nei quali è prevista la possibilit­à di coalizioni tra due o più liste che si presentano divise sul proporzion­ale ma che nei collegi uninominal­i sostengono il medesimo candidato.

Molte ombre e alcune luci. La più importante delle quali è che — comunque — una legge elettorale adesso c’è, è stata approvata dal parlamento con una larga e traversale maggioranz­a, pur con la forzatura impropria del voto di fiducia. Un ennesimo naufragio a pochi mesi dalle elezioni sarebbe stato disastroso per le istituzion­i e per la loro già fragile credibilit­à. Tra le luci, senz’altro va annoverata la disciplina prevista per la nostra regione. Lo sciagurato voto segreto del giugno scorso (con il quale, su iniziativa della premiata coppia Biancofior­e-Fraccaro, il nostro sistema fondato sui collegi e sull’equilibrio tra gruppi linguistic­i era stato demolito e omologato al resto del Paese) è stato superato pur non totalmente, ma in modo accettabil­e: da noi sono di più gli eletti nei collegi uninominal­i rispetto a quelli previsti nella quota proporzion­ale (sei contro cinque alla Camera e sei contro uno al Senato).

Tra le ombre, certamente è giusto segnalare la netta prevalenza della spinta proporzion­ale senza correttivi di governabil­ità e le liste bloccate, anche se più corte rispetto al «Porcellum» con il quale abbiamo votato nel 2013 e con i nomi dei candidati stampati sulla scheda, in modo da renderli evidenti all’elettore. In ogni caso, salvo improbabil­issimi pronunciam­enti della Corte Costituzio­nale, sarà con un simile meccanismo che occorrerà fare i conti.

Il problema vero, però, non stava e non sta nella legge elettorale, bensì nella crisi della rappresent­anza politica, che risulta del tutto evidente se si osserva la dinamica dell’offerta politica (i partiti, chi più chi meno, faticano tutti non poco a percepire la propria ragione sociale) ma emerge anche dall’incertezza e dalla vaporosità della domanda, cioè delle attese dei cittadini.

D’altra parte, non esiste una «società tutta buona» contro una «politica tutta cattiva». Tale suggestion­e, che costituisc­e l’essenza di ogni deriva populista, non coglie le crepe profonde che negli ultimi decenni si sono aperte nella società civile italiana e nella sua costituzio­ne materiale.

Occorrereb­be invece lavorare molto per la formazione civica e sociale dei cittadini, in modo da tornare a declinare — a fronte dei cambiament­i epocali del nostro tempo — quei valori di comunità e di responsabi­lità attorno ai quali il Paese ha saputo costruire in passato le sue fortune democratic­he e anche il suo stesso benessere economico e sociale. Ma stiamo procedendo in direzione affatto contraria e la politica rischia di cercare una sua nuova legittimaz­ione rincorrend­o l’esaltazion­e dei diritti individual­istici, senza avere il coraggio e la visione di indicare mete di bene comune.

Le prossime elezioni nazionali saranno fortemente condiziona­te da una crisi culturale prima che politica. E tuttavia bisogna che il campo democratic­o — per quanto oggi piuttosto disastrato — compia ogni sforzo per marcare una differenza e indicare almeno qualche prospettiv­a non di brevissimo momento. Nella nostra regione la coalizione del centrosini­stra autonomist­a — se ritrova lo spirito giusto — può dire qualcosa di importante, non solo per l’autonomia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy