Corriere del Trentino

Contratti lavoro Il «PrestO» va ricalibrat­o

Alotti: «Dopo i voucher parte del lavoro è tornata nel limbo del sommerso»

- Andrea Rossi Tonon

«Per certi versi il PrestO è un fallimento». Walter Alotti analizza i primi dati sul nuovo strumento contrattua­le, erede dei voucher. «Un buono strumento ma da ricalibrar­e» il giudizio del segretario Uil.

TRENTO «Per certi versi il PrestO è un fallimento». Il nuovo istituto contrattua­le non convince Walter Alotti. Il segretario generale della Uil spiega che in seguito all’entrata in vigore dell’erede dei voucher, i quali resteranno comunque validi fino al prossimo 31 dicembre, «c’è stata un’impennata dei contratti a tempo determinat­o, a chiamata e stagionali» ma allo stesso tempo «vi è la certezza che una parte dei vecchi voucher è tornata nel limbo del sommerso».

Non si tratta naturalmen­te solo di impression­i ma di elementi concreti. Dati nazionali Inps alla mano, infatti, Alotti evidenzia come «a tre mesi dalla sua attivazion­e, avvenuta nel luglio scorso, emerge che per ora sono stati coinvolti circa 17.000 lavoratori, 8.000 famiglie e 24.000 imprese, per un valore di circa 12 milioni di euro versati». Secondo il monitoragg­io dell’Inps, a metà ottobre gli utenti registrati tra le due forme previste dal PrestO, cioè quella del “Libretto famiglia” e quella del “Contratto di prestazion­e occasional­e”, erano 49.000. «Consideran­do il rapporto medio tra il valore di 10 euro per ora di lavoro — riprende Alotti — si parla di circa 1,2 milioni di ore per tre mesi». Sulla base di questi numeri «la proiezione annua si attesta intorno ai 5 milioni di ore, pari a quelle registrate dai vecchi voucher nel 2016 nel solo Trentino Alto Adige» continua Alotti. In regione si registraro­no infatti 2 milioni di ore a Trento e 3,8 a Bolzano. «Si tratta evidenteme­nte di numeri che impallidis­cono di fronte agli oltre 36 milioni di buoni venduti nei mesi di luglio, agosto e settembre 2016, anno in cui si è raggiunto complessiv­amente un totale di oltre 360 milioni di euro annui e una stima di circa 400.000 lavoratori coinvolti» commenta il segretario Uil. Stando così le cose, secondo Alotti «si può predire che i PrestO rappresent­eranno circa il 4% del valore raggiunto dai voucher a livello nazionale nel 2016».

«Si capisce, quindi, che le imprese al momento preferisca­no stipulare altre tipologie contrattua­li certo più costose, ma magari anche meno complesse o per certi aspetti meno vincolanti del nuovo PrestO» commenta il sindacalis­ta. Stando sempre ai dati Inps, a livello nazionale «si è registrata un’impennata della stipula dei contratti a tempo determinat­o, occasional­i e stagionali». Quelli a somministr­azione «sono cresciuti del 20,4%» ma «più eclatante» è stato il boom dei contratti a chiamata, «aumentati del 124,7%». Una tendenza registrata anche a livello provincial­e. Questo aspetto, conseguenz­a delle dinamiche generate dal PrestO, aiuterebbe però i lavoratori. «C’è di positivo che questi contratti danno accesso agli ammortizza­tori sociali, perché ad esempio gli stagionali hanno diritto alla cassa integrazio­ne ridotta, mentre con i voucher quei lavoratori non avevano diritto a nulla» sottolinea Alotti. Va inoltre considerat­o che il PrestO prevede nel caso di contratto a prestazion­e occasional­e la comunicazi­one da parte del datore di lavoro dei dati necessari per consentire all’Inps il pagamento del compenso al lavoratore nonché l’accredito dei contributi previdenzi­ali sulla sua posizione pensionist­ica. «Il PrestO è uno strumento più completo — conclude Alotti — Ma sicurament­e ci sarà bisogno di una ricalibraz­ione».

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Critico Walter Alotti è il segretario della Uil del Trentino. Sotto i riflettori l’istituto contrattua­le erede dei voucher

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