Contratti lavoro Il «PrestO» va ricalibrato
Alotti: «Dopo i voucher parte del lavoro è tornata nel limbo del sommerso»
«Per certi versi il PrestO è un fallimento». Walter Alotti analizza i primi dati sul nuovo strumento contrattuale, erede dei voucher. «Un buono strumento ma da ricalibrare» il giudizio del segretario Uil.
TRENTO «Per certi versi il PrestO è un fallimento». Il nuovo istituto contrattuale non convince Walter Alotti. Il segretario generale della Uil spiega che in seguito all’entrata in vigore dell’erede dei voucher, i quali resteranno comunque validi fino al prossimo 31 dicembre, «c’è stata un’impennata dei contratti a tempo determinato, a chiamata e stagionali» ma allo stesso tempo «vi è la certezza che una parte dei vecchi voucher è tornata nel limbo del sommerso».
Non si tratta naturalmente solo di impressioni ma di elementi concreti. Dati nazionali Inps alla mano, infatti, Alotti evidenzia come «a tre mesi dalla sua attivazione, avvenuta nel luglio scorso, emerge che per ora sono stati coinvolti circa 17.000 lavoratori, 8.000 famiglie e 24.000 imprese, per un valore di circa 12 milioni di euro versati». Secondo il monitoraggio dell’Inps, a metà ottobre gli utenti registrati tra le due forme previste dal PrestO, cioè quella del “Libretto famiglia” e quella del “Contratto di prestazione occasionale”, erano 49.000. «Considerando il rapporto medio tra il valore di 10 euro per ora di lavoro — riprende Alotti — si parla di circa 1,2 milioni di ore per tre mesi». Sulla base di questi numeri «la proiezione annua si attesta intorno ai 5 milioni di ore, pari a quelle registrate dai vecchi voucher nel 2016 nel solo Trentino Alto Adige» continua Alotti. In regione si registrarono infatti 2 milioni di ore a Trento e 3,8 a Bolzano. «Si tratta evidentemente di numeri che impallidiscono di fronte agli oltre 36 milioni di buoni venduti nei mesi di luglio, agosto e settembre 2016, anno in cui si è raggiunto complessivamente un totale di oltre 360 milioni di euro annui e una stima di circa 400.000 lavoratori coinvolti» commenta il segretario Uil. Stando così le cose, secondo Alotti «si può predire che i PrestO rappresenteranno circa il 4% del valore raggiunto dai voucher a livello nazionale nel 2016».
«Si capisce, quindi, che le imprese al momento preferiscano stipulare altre tipologie contrattuali certo più costose, ma magari anche meno complesse o per certi aspetti meno vincolanti del nuovo PrestO» commenta il sindacalista. Stando sempre ai dati Inps, a livello nazionale «si è registrata un’impennata della stipula dei contratti a tempo determinato, occasionali e stagionali». Quelli a somministrazione «sono cresciuti del 20,4%» ma «più eclatante» è stato il boom dei contratti a chiamata, «aumentati del 124,7%». Una tendenza registrata anche a livello provinciale. Questo aspetto, conseguenza delle dinamiche generate dal PrestO, aiuterebbe però i lavoratori. «C’è di positivo che questi contratti danno accesso agli ammortizzatori sociali, perché ad esempio gli stagionali hanno diritto alla cassa integrazione ridotta, mentre con i voucher quei lavoratori non avevano diritto a nulla» sottolinea Alotti. Va inoltre considerato che il PrestO prevede nel caso di contratto a prestazione occasionale la comunicazione da parte del datore di lavoro dei dati necessari per consentire all’Inps il pagamento del compenso al lavoratore nonché l’accredito dei contributi previdenziali sulla sua posizione pensionistica. «Il PrestO è uno strumento più completo — conclude Alotti — Ma sicuramente ci sarà bisogno di una ricalibrazione».