Grande guerra: due commemorazioni, memoria divisa
Al Buonconsiglio si è ricordato l’entrata degli italiani. Gli schützen a palazzo Thun
TRENTO Il ricorrere del 99esimo anniversario dell’entrata delle truppe italiane a Trento, avvenuta il 3 novembre 1918, ha portato in città due momenti di celebrazione e commemorazione dei trentini che, a causa dei subdoli meccanismi di guerra, morirono tra il 1914 e il 1918; chi combattendo tra le linee dell’impero austro-ungarico contro il Regno d’Italia, e chi imprigionato e condannato a morte perché apertamente contrario al dominio austriaco.
Tre corone sono state deposte simbolicamente dal sindaco di Trento, dal commissario del governo e dal comandante delle truppe alpine sui cippi collocati nella fossa dei martiri del castello del Buonconsiglio, di fronte al muro in cui avvenne la fucilazione di Damiano Chiesa e Fabio Filzi e dove fu impiccato Cesare Battisti, gli irredentisti che si rifiutarono di combattere per le truppe austriache. Il momento di ricordo ha dimostrato, secondo Ugo Rossi, la «capacità di un popolo di riconciliarsi e vivere in pace». E se da una parte è indubbio che la pace, oggi, regni nella comunità trentina, dall’altra è difficile parlare di vera riconciliazione tra alpini e schützen. Attriti ormai quasi secolari. Gli schützen, che rappresentano coloro che nella prima guerra mondiale combatterono al fianco degli austriaci, non hanno preso parte alla cerimonia del Buonconsiglio. Hanno però organizzato in serata un corteo — da piazza Duomo e a palazzo Thun — in commemorazione degli 11.400 trentini morti al fianco degli austro-ungarici.