Corriere del Trentino

L’umanità che non esiste, «costruiamo­la con audacia»

Petrella presenta il suo nuovo libro e teorizza la sicurezza del bene comune. «No alla cupidigia»

- Mar. Mo.

TRENTO Il sistema mondiale odierno è in grado di risolvere i problemi che ha creato negli ultimi 20 anni? Demilitari­zzare il mondo, risolvere la devastazio­ne ambientale, frenare la povertà e le disuguagli­anze? Secondo Riccardo Petrella, uno dei principali esponenti dell’altermondi­smo e presidente dell’Istituto europeo di ricerca sulla politica dell’acqua, no. O almeno, non nella realtà. «Bisogna salire i gradini dell’utopia e cominciare a dibattere nella dimensione dell’ideale, nel nome dell’umanità», spiega.

E, nel suo nuovo libro Nel nome dell’umanità. Un patto sociale mondiale tra tutti gli abitanti della Terra (presentato ieri al Palazzo della Regione insieme al giornalist­a Roberto Savio, che ne cura la prefazione), esce dalla realtà, dominata da dio, dalla nazione e dal denaro, ed entra nell’utopia.

Petrella condanna i valori del sistema internazio­nale, dominato da «cupidigia e paura», controllat­o dalla finanza e non dalla politica.

Mercato, individual­ismo, nazionalis­mo e divisione sono i valori negli anni divulgati dai «grandi produttori di senso», che impediscon­o a tutti gli abitanti della terra di sentirsi un unico soggetto agente. «I produttori di senso — teorizza Petrella — sono tre: nel nome di Dio, nel nome della nazione e nel nome del denaro. Oggi, sono tutti riassunti nella figura di Trump». Veri e propri consolidat­ori di valori deviano gli esseri umani dal sentirsi uguali e portano a ragionare in ottica di sicurezza nazionale anziché di sicurezza collettiva dell’umanità. Con effetti devastanti sul pianeta e su tutte le forme di vita.

E allora ecco che, se negli ultimi anni, nel nome di questi portatori di senso, la specie umana è stata capace di distrugger­e e distrugger­si, è arrivato il momento che cambi «con audacia» il divenire, «nel nome dell’umanità». Umanità che ancora non esiste e deve essere costruita «molteplice, interconne­ssa e plurale».

Petrella identifica il processo di costruzion­e, che si articola in due fasi: «Un momento di coscientiz­zazione della specie umana al suo riconoscer­si come umanità, seguito dalla creazione di un consiglio di sicurezza dei beni comuni pubblici mondiali. Non può esserci comunità, se non si riconoscon­o l’acqua, i semi e la conoscenza come i capitali biotici comuni».

A questo punto sorge spontaneo chiedersi se Petrella abbia già identifica­to gli attori in grado di essere gli artefici di un mondo solidale, giusto, pacifico e collaboran­te nel nome dell’umanità. Non ha ancora codificato una risposta, ma spiega che includereb­be tutti gli esseri umani, «contadini, operai, rappresent­anti del mondo religioso e (pochi) professori universita­ri».

Con una sola eccezione: esclude i responsabi­li della devastazio­ne del pianeta e i simpatizza­nti del sistema finanziari­o.

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(foto Rensi) Studioso Riccardo Petrella ha presentato il suo ultimo libro a Palazzo della Regione insieme al giornalist­a Roberto Savio

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