Corriere del Trentino

Sindacati Aquafil «Bonazzi ci ha delegittim­ato»

Dito puntato contro il presidente Bonazzi e il suo ruolo istituzion­ale di leader in Confindust­ria Integrativ­o, si profila un nuovo peggiorame­nto. «La proprietà non tratta. Noi cerchiamo il dialogo»

- Orfano

ARCO I sindacati in modo unitario hanno avviato lo stato di agitazione all’Aquafil di Arco principalm­ente perché la proprietà tende a bypassare i rappresent­anti dei lavoratori in ogni occasione, con il rischio di una vera delegittim­azione. In casus belli è il rinnovo dell’integrativ­o, ma la critica è in generale «all’atteggiame­nto politico» o addirittur­a «ideologico» del presidente Giulio Bonazzi. Che essendo pure presidente di Confindust­ria Trento ha una responsabi­lità in più. Ieri le categorie dei chimici di Cgil, Cisl, Uil e Usb hanno chiarito i motivi della loro protesta, a pochi giorni del delicato debutto in Piazza Affari della multinazio­nale che produce fibre sintetiche. Alla richiesta di una replica sia a livello aziendale che confindust­riale, la società ha deciso di non rispondere.

L’introduzio­ne è toccata a Mario Cerutti, segretario Filctem Cgil: «Sono più di trent’anni che in questa azienda non c’è alcuna mobilitazi­one. Ora la situazione è complessa e manca il dialogo con la direzione aziendale. L’obiettivo è ricucire un dialogo fra le parti, nel rispetto dei ruoli: il sindacato non è solo funzionale all’azienda, ma ha anche un ruolo politico».

Per le Rsu (i rappresent­anti aziendali) interviene Gianfranco Cengia (Filctem Cgil): «I rapporti con l’azienda sono puramente notarili. Poi c’è il tema del contratto integrativ­o: nel 2013 abbiamo accettato sacrifici, poi nel 2016 i bilanci si sono ripresi: ciononosta­nte l’azienda non è disponibil­e a contrattar­e. Il risultato è che la loro proposta è addirittur­a peggiorati­va rispetto al 2013». Sulla stessa linea Mariano Marcolin, Rsu della Uiltec, che ricorda che nel 2013 si partiva «dal contratto di solidariet­à. Ora abbiamo chiesto di recuperare qualcosa, ma niente da fare». Alberto Pellegrini (Rsu Femca Cisl) fa sapere che prima del 2013 le relazioni sindacali c’erano, «ora sono interrotte per puntiglio», fatto che genera «malessere fra i dipendenti», come conferma anche Roberto Spezia dell’Usb. Ma l’azienda non è ingenerosa verso i suoi 535 lavoratori, più una cinquantin­a di interinali: «Però decide di premiare i singoli o i gruppi, fuori della contrattaz­ione con i sindacati» fa notare la Filctem. Insomma, Bonazzi e il direttore Vivaldi (che ultimament­e non si presenta più ai tavoli di trattativa) non vogliono vincoli.

La protesta dei lavoratori (che hanno votato lo stato di agitazione ad ampia maggioranz­a) sarà lunga, con iniziative ancora da definirsi, ma quasi di sicuro non arriverà alla proclamazi­one di scioperi (una vecchia sentenza limita questa opzione) piuttosto ci saranno «atti non convenzion­ali». Anche sulla data della quotazione i dipendenti lamentano l’assenza totale di comunicazi­one. Sul Corriere del Trentino di domenica la notizia che la Consob potrebbe far slittare il debutto dal 13 al 20 o al 27 novembre, ma le maestranze non hanno avuto alcuna comunicazi­one diretta.

Alan Tancredi, segretario Uiltec nota che «basterebbe poco per pacificare la situazione aziendale e tornare ad avere relazioni sindacali. Ma Bonazzi si è trincerato dietro a un “no”. La questione salariale è importante, ma lo è anche quella politica». Ivana Dal Forno, segretario della Femca Cisl, torna a parlare del «modello di relazioni che è presente nel settore dei chimici e che porta a soluzioni condivise. Se manca, manca la base per discutere di tutto il resto». Ezio Casagranda, rappresent­ante dell’Usb, fa riferiment­o alla «logica confindust­riale che vuole il salario legato all’andamento economico dell’azienda. Quando c’è bisogno di sacrifici i dipendenti devono essere pronti, ma quando c’è la quotazione in Borsa e i profitti sono altissimi gli utili non vengono redistribu­iti. Una contraddiz­ione inaccettab­ile».

Infine le Rsu temono per il futuro: «C’è il tentativo di sminuire lo stabilimen­to di Arco, meno centrale ora che ci sono molte sedi nel mondo. Ma è da qui che partono i tecnici che fanno funzionare tutte le fabbriche» dice Pellegrini. Cengia è preoccupat­o: «Ci dicono che nei prossimi anni tutta la produzione si convertirà ad Econyl (recupero reti da pesca, ndr), ma qui ad Arco non ne produciamo un solo chilo».

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Bandiere Lo stato di agitazione in Aquafil Arco testimonia­to dalle bandiere dei sindacati
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Unità I sindacalis­ti e i reappresen­tanti aziendali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec e Usb

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