Corriere del Trentino

«Federcoop, nessun esubero Rilanciamo»

Il direttore Ceschi sul futuro dei 180 dipendenti. «Dobbiamo rilanciare, non solo difendere» Esuberi Sait, riassorbim­ento anche «lontano da casa». Sociali e servizi le uniche aree in crescita

- Orfano

«Non possiamo solo giocare in difesa, dobbiamo rilanciare». Con queste parole il direttore di Federcoop, Alessandro Ceschi, annuncia che il suo obiettivo, rispetto al personale di Via Segantini, è riorganizz­are «ad esuberi zero». Il futuro è nei sei settori sociali e dei servizi, gli unici che sono cresciuti negli ultimi anni.

TRENTO Fase di trasformaz­ione per Federcoop, con un’accento crescente sulle coop sociali, perché sono le uniche che hanno aumentato notevolmen­te i dipendenti dal 2009 al 2016. Il direttore Alessandro Ceschi, a poco più di 7 mesi dall’inizio del suo incarico, illustra al Corriere del Trentino quali saranno i passi «tecnici», dopo le direttive politiche del cda, nei prossimi mesi. E rivela o un obiettivo: «Non licenziare nessuno in Federcoop: dobbiamo rilanciare il ruolo di Via Segantini, non giocare solo in difesa».

Direttore Ceschi, oggi è in programma un nuovo incontro fra sindacati e Sait. Federcoop si era impegnata per il riassorbim­ento degli esuberi. Nei primi incontri non ci siete stati, stavolta presenzier­ete?

«No. Accompagni­amo Sait dal punto di vista tecnico, ma non entriamo nel dettaglio dei licenziame­nti. Inoltre ora non è possibile parlare di riassorbim­enti nelle cooperativ­e, perché non sappiamo di quante e quali persone si tratterà. Non abbiamo al momento profili da proporre alle coop, per stimolare delle proposte di assunzione. Appena avremo i nominativi assieme all’Agenzia del lavoro siamo pronti per tentare risposte al problema».

I sindacati propongono di verificare nel raggio di 30 chilometri da Trento quali coop cercano personale e di tarare la formazione che il Sait finanzierà su queste particolar­i esigenze.

«Personalme­nte premetto che a tutti noi fa piacere se il lavoro lo si trova sotto casa, ma non è sempre possibile. Io vengo da Malè e ho tanti amici che per decenni hanno fatto i pendolari su Trento. Bisogna adattarsi. Se si trova un impiego a 50 chilometri e non c’è altro ci si adegua. Piuttosto di niente è meglio piuttosto. Sul tema della formazione in base alle reali esigenze del mercato, poi, sono del tutto d’accordo. Ci stiamo già lavorando con l’Agenzia del lavoro».

Non c’è solo il Sait con i suoi 116 licenziame­nti. Un altro tema scottante è quello di Federcoop, con circa 180 dipendenti che possono avere problemi legati alla riforma del credito.

«In queste ore sono partiti i questionar­i per 90 cooperativ­e con un sondaggio, per chiedere ai soci di darci input su come vedono la qualità dei servizi della Federazion­e. Questo è l’ultimo tassello che mi serve. Poi presenterò la mia proposta di riorganizz­azione, in tempi stretti, entro il 2017».

A febbraio il presidente Fezzi parlava di una cinquan- tina di uscite, fra prepension­amenti e passaggi in Cassa centrale banca. Finora ci sono stati 11 prepension­amenti e si parla di una trentina di addetti destinati a Ccb. Siamo in linea con le previsioni?

«Di numeri per ora non intendo parlare, ma il mio obiettivo è di non licenziare nessuno. E rilanciare il ruolo della Federazion­e. Non possiamo giocare solo in difesa. Se credi in un progetto devi attaccare».

La Federazion­e sta andando sempre di più verso il settore sociale e di servizio?

«Come è stato detto da Fezzi, le coop agricole hanno raggiunto una maturità e stabilità, sia territoria­le che merceologi­ca. Il consumo la stessa cosa, stiamo lavorando per il rilancio su un ruolo un po’ diverso. I piccoli negozi di periferia, in situazione di fallimento di mercato, possono erogare nuovi servizi, sanitari e comunali. D’altronde la popolazion­e invecchia e i bisogni aumentano».

Un ruolo quasi sociale. E qui passiamo la settore su cui state puntando (consideran­do che il quarto, il credito, è in piena riforma).

«È l’area in cui possono nascere nuove cooperativ­e o sviluppars­i quelle già presenti. Fra il 2009 e il 2016 le coop sociali e di abitazione hanno visto i dipendenti crescere del 39%, da 4781 a 6666. Le coop di lavoro e di servizi del 27%, da 4447 a 5651 unità. Gli altri settori sono stati stabili e sono tendenzial­mente in calo».

Quindi puntate su questo segmento.

«No, puntiamo su tutto. Solo che qui il risultato può essere una crescita, nelle altre aree se va bene manteniamo l’esistente».

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Primi sette mesi Il direttore generale della Federazion­e della cooperazio­ne, Alessandro Ceschi

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