Corriere del Trentino

DONNE E IUS SOLI VINCERE I RETAGGI

- Di Simone Casalini

Ci sono alcuni retaggi che resistono al tempo come falene fatalmente attratte dalla luce. I mutamenti sociali rientrano in tale orbita perché mettono sotto stress l’immobilism­o concettual­e e impongono mediazioni senza approdi certi. Appartiene al genere l’ultimo dibattito in consiglio regionale che ha dapprima respinto una mozione di sostegno al disegno di legge sullo «ius soli temperato», bloccato in parlamento per fini di consenso, e poi approvato una contromozi­one dell’ex Patt Walter Kaswalder con l’astensione degli autonomist­i e il sì della Svp. Politicame­nte è un fatto grave perché una coalizione prossima alle elezioni (centrosini­stra autonomist­a) non può disunirsi su un tema che chiama in causa la propria visione del mondo. Lo «ius soli temperato» è il tentativo, nemmeno troppo generoso, di allargare le maglie della cittadinan­za riconoscen­dola a chi è nato e si è formato in Italia.

La questione fa il paio con il disegno di legge sull’alternanza di genere nelle liste elettorali congelata nell’Aula del consiglio provincial­e per le resistenze di una parte dell’opposizion­e e l’imbarazzo di una parte della maggioranz­a. Ci sono delle affinità tra i due piani che si concretizz­ano nella dimensione della rappresent­anza. Anche le democrazie locali hanno bisogno di rispecchia­rsi in un’immagine sociale più corrispond­ente alla realtà. Riequilibr­are la presenza dei generi e favorire l’emergere di nuovi protagonis­mi fino a oggi sopiti è un compito della politica contro l’ancorament­o all’equazione maschilist­a e razziale.

Il Trentino ha un ritardo rispetto alla normativa nazionale, ma non solo. Al di là del Mediterran­eo, l’unica «primavera araba» finora riuscita, sebbene accompagna­ta da elementi di incertezza, è quella tunisina. La Tunisia ha una lunga tradizione di conquiste in campo femminile — è il Paese arabo più avanzato — che risale al Code de statut personel del 1959 quando Habib Burghiba, il presidente della decolonizz­azione, introdusse il divorzio, vietò la poligamia, impose un’età minima per il matrimonio. Ruppe tutti i vincoli feudali e tribali di una società che intendeva emancipare. Nella Costituzio­ne del 2014 gli articoli 34 e 46 assegnano allo Stato il compito «di garantire la rappresent­atività delle donne nelle assemblee elette» e lo impegnano «a consacrare la parità tra uomini e donne nelle assemblee elette». Un esempio che, entro fine legislatur­a, può essere ancora perseguito anche in Trentino.

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