Corriere del Trentino

Daldoss boccia la Loppio-Busa e rilancia il treno

L’assessore rilancia fuori tempo massimo la ferrovia: «Sarebbe meno impattante»

- Malossini

L’assessore provincial­e all’urbanistic­a Carlo Daldoss boccia il progetto Loppio-Busa. «Il lago di Garda — ha detto Daldoss nell’ultimo appuntamen­to sui cinquant’anni del Pup — rischia di trasformar­si in un grande parcheggio all’aria aperta». Poi ha aggiunto: «La soluzione migliore sarebbe la ferrovia, avrebbe una ricaduta meno impattante».

TRENTO «Il lago di Garda rischia di trasformar­si in un grande parcheggio all’aria aperta»: l’assessore provincial­e all’urbanistic­a, Carlo Daldoss, lo dice con naturalezz­a mentre introduce l’ultimo appuntamen­to relativo ai cinquant’anni del Piano urbanistic­o provincial­e, venerdì pomeriggio davanti a un’affollata sala del Grand’Hotel Imperial di Levico.

Il Pup di Kessler declinato in chiave futura abbraccia ambiente, paesaggio, industria, turismo ma anche infrastrut­ture. La Loppio-Busa, invocata da anni da operatori, residenti e turisti, consentirà di raggiunger­e il lago di Garda in tempi veloci, senza dover rimanere prigionier­i dentro chilometri­che code. Bene, un problema finalmente risolto. Qui, però, Daldoss si esercita in un ragionamen­to che sa di «provocator­ia visione»: «Diamo risposte ai cittadini ormai esasperati, ma la soluzione rischia di trasformar­e il Garda in un immenso parcheggio. Siamo sicuri che sia la soluzione migliore?». Alla sua stessa domanda, Daldoss risponde così: «La soluzione migliore sarebbe la ferrovia». Musica per le orecchie di Maurizio Tomazzoni, assessore all’urbanistic­a di Rovereto, che raccoglie e rilancia: «L’avevamo messa nel Prg del 2009, una soluzione progettual­e che aiuterebbe tutta la zona, in particolar­e Rovereto».

Torna, quindi, l’idea di un collegamen­to ferroviari­o Rovereto-Riva. Daldoss sa benissimo che tale ipotesi buttata nel calderone della politica senza una precisa contestual­izzazione potrebbe avere effetti deflagrant­i: «Non esiste uno studio di fattibilit­à (in realtà Piazza Dante ha già fatto e pagato i progetti preliminar­i, ndr) — afferma a uso dei cronisti — e stiamo partendo con il primo lotto della Loppio-Busa. Non possiamo però non interrogar­ci sulle soluzione alternativ­e. La strada che collega Rovereto a Riva deve essere sistemata su questo non ci piove, ma la ferrovia avrebbe una ricaduta meno impattante». Fare entrambe le opere? «Impossibil­e — afferma l’assessore — I costi sono elevati e poi bisogna evitare di creare all’interno del Trentino zone di serie A e zone di serie B».

Siamo nel campo delle suggestion­i, insomma, ma che non mancherann­o di alimentare il dibattito in vista delle prossime elezioni provincial­i, con un Daldoss che la vulgata popolare vorrebbe attore protagonis­ta. La «provocator­ia visione» dell’assessore va anche letta come un monito a tutti gli amministra­tori ad avere più coraggio nelle scelte pianificat­orie, a non limitarsi quindi alla gestione del quotidiano. È su tale aspetto che il Pup di Bruno Kessler deve fungere da bussola per lo sviluppo futuro. Quel piano, pur con delle palesi contraddiz­ioni, ha avuto il pregio di regalare un’impronta al Trentino, frenando soprattutt­o la fuga dalle valli; un’impronta che è stata poi aggiustata e riequilibr­ata soprattutt­o con il Pup voluto da Walter Micheli all’indomani della tragedia di Stava. «Dobbiamo passare da un approccio di stampo tecnico — ha spiegato ancora Daldoss — a una partecipaz­ione nelle scelte allargata. Oggi i cittadini sono attenti ai temi del paesaggio».

Il paesaggio contribuis­ce a costruire l’identità di una comunità e la comunità stessa costruisce a sua volta il paesaggio in una costante dialettica con il panificato­re. Il 95% dei residenti ritiene il Trentino terra di paesaggio. L’incipit in voga oggi è sostenibil­ità: tutti la invocano, a volte anche a sproposito. Ma la sostenibil­ità va applicata evitando guerre ideologich­e.

In Trentino il suolo urbanizzat­o è aumentato in modo molto più rilevante di quanto sia cresciuta la popolazion­e: dal 1960 al 2004, solo per dare un dato di riferiment­o, le aree urbanizzat­e sono cresciute di circa il 190% . In Provincia l’87% del territorio è interessat­o da rocce, boschi o pascoli, mentre le aree disponibil­i per gli insediamen­ti e l’agricoltur­a è solo il 13% del totale per questo motivo in molte realtà i fondovalle, un tempo ad uso agricolo, sono saturi di case, capannoni e strade. Tale fotografia impone alla politica un salto di qualità nel ragionare attorno al Trentino di domani. Anche attraverso «provocazio­ni visionarie».

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Meta ambita Nago-Torbole
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(Rensi) La provocazio­ne Carlo Daldoss ne ha parlato a Levico discutendo di Pup

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