Uomo e pianta, una simbiosi La cosmogonia degli alberi
Dai Celti ai cristiani il legame fra i due mondi è intenso
È autunno, gli alberi sono mazzi colorati nello sfondo cristallino dei cieli.
Presto le foglie cadranno, vestiti del loro mantello rimangono solo i pini, gli abeti. Questo è il periodo del sempreverde Alim, l’abete bianco che è il simbolo del Natale.
Sembra diventato di moda portarsi appresso una scheggia di legno del proprio albero facendone un amuleto, e, comunque, parlare di religione degli alberi. Le notizie sulla simbiosi fra uomini e piante ha radici antichissime. Alberi, magiche creature, spia e contenitore dei segni che formano il linguaggio. L’individuo nasce da un ceppo, è di illustre o di oscuro lignaggio, può essere ben piantato o spiantato, ben radicato o sradicato, i suoi piedi sono dotati di piante e comunque, va sempre alla ricerca delle sue radici. L’albero è il divenire e la totalizzazione cosmica. E questo perché nell’antica saggezza fra uomini e piante esiste un denominatore comune: la vita. Vita animale e vita vegetale, ma comunque sempre vita
Ma andiamo a cominciare raccontando una specie di cosmogonia a partire dagli alberi, dove gli alberi sono le lettere, che formano il nome segreto del dio e, nello stesso tempo un alfabeto per poter decifrare i segreti del creato. Un calendario di magia arborea stagionale che parte dalle più antiche tradizioni che vedono i primi uomini come figli degli alberi e un dio, appeso ad un albero, che si sacrifica per dare agli uomini le parole, le rune, il verbo, comunque si voglia chiamare la conoscenza suprema, il linguaggio segreto dell’aldilà, la vita eterna.
Ma quali sono, nella tradizione celtica, le lettere di questo alfabeto fatto di cinque vocali e tredici consonanti? Sono suoni legati ai nomi e alle caratteristiche degli alberi.
Beth betulla, Luis, sorbo selvatico, Nion, frassino, Fearn, ontano, Saille, salice, Uath, biancospino, Duir, quercia, Tinne, agrifoglio, Coll, nocciolo, Muin, vite, Gort, edera, Pethboc il tiglio, Ruis, sambuco – e le vocali sono Ailm, abete d’argento, Onn, ginestrone, Ur erica Eadha, pioppo bianco, Idho, il tasso.
Ad ogni consonante corrisponde un periodo lungo un mese lunare e una tradizione lunga come il mondo. Ad ogni albero corrisponde un carattere ed una divinazione.
Lasciamo la tradizione celtica per arrivare a quella cristiana, già sottesa nell’immagine del dio che si immola su un albero, sia esso l’ontano di Odino che la croce di Cristo.
Si narra che quando Adamo stava per morire, suo figlio Set andò in paradiso a chiedere consiglio a San Michele. L’arcangelo gli diede una scheggia dell’albero del quale Adamo ed Eva avevano mangiato e gli disse: «Piantalo e quando porterà frutti, tuo padre sarà salvato». Il luogo dove quest’albero fu piantato e il nostro progenitore sepolto si chiama Picco d’Adamo.
Passarono anni e secoli e quando il grande re Salomone volle costruire il suo tempio gli portarono un albero grande e grosso per farne la trave portante del tetto, ma quell’albero non ci voleva stare. In quel tempo arrivò dal re Salomone la regina del regno di Saba. «Sappi, re Salomone – disse la regina di Saba – un uomo verrà preso e appeso al legno di quest’albero e il suo popolo sarà salvato».
Così dall’albero cosmico, il grande frassino Yggdrasill al quale fu appeso il dio Odino, arriviamo all’albero della conoscenza e di lì alla croce: immago mundi. «Ponete mente a tutte le cose che sono al mondo e vedete se, senza questa figura si possono costruire o combinare le cose. Il mare, ad esempio, non si fende senza questo trofeo che prende il nome di vela. La terra non si ara senza un attrezzo che ha questa forma. Lo stesso uomo poi, per nessuna caratteristica si distingue dagli animali irragionevoli, se non per essere eretto e per l’estensibilitá delle sue mani» (Giustiniano, II secolo).
Questa immagine dell’uomo e del mondo è anche l’immagine di una storia: nascita, risalita al cielo, albero della vita, incrocio di assi solidali, orizzontale e verticale che legano le cose fra di loro e queste al cielo.