RINNOVAMENTO GENERAZIONALE E FUTURO DELLA POLITICA
Il rinnovamento generazionale è uno dei tanti limiti della politica italiana, uno dei tanti motivi del perché il nostro Paese sia incapace di crescere e di ripensare forme e metodi della partecipazione democratica. Quanto più cresce la consapevolezza dell’opinione pubblica in tal senso, tanto più sembra che la politica tradizionale reagisca in modo corporativo, tacciando di qualunquismo e demagogia chiunque sollevi il tema e ponga insistentemente la questione tra le priorità da affrontare. L’esempio più evidente è vedere sempre più gente allontanarsi dalla politica e da chi fa politica: tale disaffezione provoca la mancata attenzione ai problemi della gente e quindi il perdurare di stesse figure che rimangono ancorate, anche per moltissimo tempo, al loro stesso posto. I nostri giovani, le nuove generazioni hanno il diritto di poter scegliere a chi dare la loro fiducia concordando la stessa reciproca fiducia della nuova dirigenza politica in considerazione dei mutamenti che la società ha ormai fatto: non bisogna chiudere la strada a chi vuole impegnarsi, a chi vuole innovare, a chi sa che gli sbagli fatti da una vecchia classe politica non sono più risanabili se non da chi questi sbagli li ha subiti, a caro prezzo, sulla propria esistenza. È perciò necessario capire se gli obiettivi generali e le politiche concrete che sostanziano il rinnovamento desiderabile richiedano oppure no la sconfitta radicale delle forze politiche «tradizionali», cioè il «tutti a casa», se possano o no essere raggiunte con un quadro di alleanze tradizionali, oppure, infine, se richiedano un’intesa inclusiva sia di forze tradizionali più esperte sia di chi ha voglia di impegnarsi ed essere un nuovo eletto al parlamento. Naturalmente, il mio è solo uno spunto di ragionamento, certamente parziale e forse sbagliato in alcuni o molti punti. Chiedo solo che si apra una discussione reale su simili aspetti in vista dei prossimi impegni elettorali. E allora una nuova classe dirigente può assumere l’impegno a rinnovare l’agire politico solo nel contesto di un obiettivo generale chiaro, di un quadro programmatico realizzabile e coerente al suo interno, articolato in obiettivi intermedi e corredato da un insieme completo di interventi pratici, che indichi cioè le singole politiche necessarie per raggiungere gli scopi generali del programma. Senza questa chiarezza, la mobilitazione di energie e forze nuove rischia di generare l’ennesimo fallimento. Domenico Spinella, segretario circolo Pd, ISERA
Caro Spinella,
Il suo appello non è né parziale né sbagliato. È una lettura della situazione politica attuale condivisibile, che possiamo ritrovare sia nelle forze politiche sia nei cittadini. L’ostacolo vero è che quando si tratta di trasformare le parole in fatti emergono le ipocrisie, le difese dei propri interessi, la paura di perdere la poltrona. Il tema del rinnovamento generazionale in politica è centrale, purtroppo però è sempre stato affrontato in maniera propagandistica: grandi annunci, slogan, dibattiti per ritrovarsi alla fine al punto di partenza. Riguardo anche ai punti da lei sollevati, penso che una strada da percorrere per smuovere le acque potrebbe essere di creare un giusto mix: l’esperienza che accompagna il nuovo. Attenzione però a non caricare tutto sui partiti. Nel momento in cui si apre una finestra e ci sono persone disponibili a mettersi in gioco, anche noi elettori possiamo incidere chiudendo con il passato e spingendo verso il cambiamento.