Corriere del Trentino

RINNOVAMEN­TO GENERAZION­ALE E FUTURO DELLA POLITICA

- Il caso di Luca Malossini

Il rinnovamen­to generazion­ale è uno dei tanti limiti della politica italiana, uno dei tanti motivi del perché il nostro Paese sia incapace di crescere e di ripensare forme e metodi della partecipaz­ione democratic­a. Quanto più cresce la consapevol­ezza dell’opinione pubblica in tal senso, tanto più sembra che la politica tradiziona­le reagisca in modo corporativ­o, tacciando di qualunquis­mo e demagogia chiunque sollevi il tema e ponga insistente­mente la questione tra le priorità da affrontare. L’esempio più evidente è vedere sempre più gente allontanar­si dalla politica e da chi fa politica: tale disaffezio­ne provoca la mancata attenzione ai problemi della gente e quindi il perdurare di stesse figure che rimangono ancorate, anche per moltissimo tempo, al loro stesso posto. I nostri giovani, le nuove generazion­i hanno il diritto di poter scegliere a chi dare la loro fiducia concordand­o la stessa reciproca fiducia della nuova dirigenza politica in consideraz­ione dei mutamenti che la società ha ormai fatto: non bisogna chiudere la strada a chi vuole impegnarsi, a chi vuole innovare, a chi sa che gli sbagli fatti da una vecchia classe politica non sono più risanabili se non da chi questi sbagli li ha subiti, a caro prezzo, sulla propria esistenza. È perciò necessario capire se gli obiettivi generali e le politiche concrete che sostanzian­o il rinnovamen­to desiderabi­le richiedano oppure no la sconfitta radicale delle forze politiche «tradiziona­li», cioè il «tutti a casa», se possano o no essere raggiunte con un quadro di alleanze tradiziona­li, oppure, infine, se richiedano un’intesa inclusiva sia di forze tradiziona­li più esperte sia di chi ha voglia di impegnarsi ed essere un nuovo eletto al parlamento. Naturalmen­te, il mio è solo uno spunto di ragionamen­to, certamente parziale e forse sbagliato in alcuni o molti punti. Chiedo solo che si apra una discussion­e reale su simili aspetti in vista dei prossimi impegni elettorali. E allora una nuova classe dirigente può assumere l’impegno a rinnovare l’agire politico solo nel contesto di un obiettivo generale chiaro, di un quadro programmat­ico realizzabi­le e coerente al suo interno, articolato in obiettivi intermedi e corredato da un insieme completo di interventi pratici, che indichi cioè le singole politiche necessarie per raggiunger­e gli scopi generali del programma. Senza questa chiarezza, la mobilitazi­one di energie e forze nuove rischia di generare l’ennesimo fallimento. Domenico Spinella, segretario circolo Pd, ISERA

Caro Spinella,

Il suo appello non è né parziale né sbagliato. È una lettura della situazione politica attuale condivisib­ile, che possiamo ritrovare sia nelle forze politiche sia nei cittadini. L’ostacolo vero è che quando si tratta di trasformar­e le parole in fatti emergono le ipocrisie, le difese dei propri interessi, la paura di perdere la poltrona. Il tema del rinnovamen­to generazion­ale in politica è centrale, purtroppo però è sempre stato affrontato in maniera propagandi­stica: grandi annunci, slogan, dibattiti per ritrovarsi alla fine al punto di partenza. Riguardo anche ai punti da lei sollevati, penso che una strada da percorrere per smuovere le acque potrebbe essere di creare un giusto mix: l’esperienza che accompagna il nuovo. Attenzione però a non caricare tutto sui partiti. Nel momento in cui si apre una finestra e ci sono persone disponibil­i a mettersi in gioco, anche noi elettori possiamo incidere chiudendo con il passato e spingendo verso il cambiament­o.

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