Ateneo, Collini boccia il Cte
Mensa e spazi studio, il rettore tranchant: «Siamo stufi di aspettare il Comune»
Intervenendo in prima commissione sulla manovra finanziaria 2018, il rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, seccato dal ritardo nell’assegnazione dell’area di Trento Fiere, annuncia di voler pensare ad «altri investimenti in zone che siano già di proprietà dell’ateneo». Tra queste spicca il piazzale Sanseverino.
TRENTO «Trento Fiere per l’Università è una vera e propria spina nel fianco». Il rettore dell’ateneo, Paolo Collini, è stanco di aspettare e lo ha fatto capire chiaramente intervenendo ieri mattina durante le consultazioni della prima commissione provinciale sulla manovra finanziaria del 2018. Rispondendo alle domande dei consiglieri, infatti, ha evidenziato tutto il suo disappunto per una situazione che si protrae da anni, arrivando ad ammettere che «sì, ci sentiamo liberi di pensare a delle alternative».
Ma facciamo un passo indietro. Ad aver fatto inalberare tanto il rettore, sono gli spazi del compendio dell’ex Cte che, secondo quanto stabilito da un protocollo sottoscritto da Provincia, Università, Patrimonio del Trentino e Trento Fiere, entro il 31 marzo del 2017 sarebbero dovuti andare all’ateneo che lì avrebbe realizzato una zona ristorazione e nuove aree studio per studenti. Ma i mesi sono passati e nulla è accaduto. «Ne parliamo da ben quattro anni, siamo stanchi da aspettare» — affonda Collini, precisando di avere già nel cassetto il progetto per la ristrutturazione del piano interrato degli spazi in via Briamasco. «Un lavoro che abbiamo sostenuto e che, da quanto apprendiamo, non potremo usare neanche l’anno prossimo considerato che l’attività fieristica continuerà per tutto il 2018» — fa rilevare il rettore con rammarico palpabile.
Da qui, l’idea di annunciare, proprio in una sede istituzionale quale è la prima commissione, che si potranno perseguire anche altre strade: «Pensiamo a delle alternative guardando ad aree che sono già di nostra proprietà» — afferma. E il pensiero corre immediatamente agli spazi di via San Severino che potrebbero diventare oggetto degli investimenti tanto attesi. Nonostante la disponibilità dell’ateneo a uno scambio con quest’area, infatti, Trento Fiere non è stata ancora liberata né sarà liberata a breve. Ma l’Università avrebbe voluto iniziare i lavori già a settembre di quest’anno. «L’urgenza — chiarisce Collini — deriva dal fatto che i ragazzi continuano a chiederci spazi per studiare. Anche secondo un sondaggio realizzato negli ultimi giorni, questa è la priorità per il 60 percento dei nostri universitari». Non si può, quindi, ritardare ulteriormente il tempo delle risposte.
Per altro, il rettore ricorda che la nuova biblioteca alle Albere è nata in seguito a un accordo ben preciso: «Avevamo accettato di costruire una struttura più piccola e meno costosa, purché però venisse accompagnata dalla possibilità di utilizzare il compendio dell’ex Cte. E lo stesso accordo prevedeva che il tutto avvenisse in tempi ragionevoli. Così, evidentemente, non è stato» — chiosa Collini.
Con i suoi 420 posti, infatti, aggiuntivi rispetto ai 360 già disponibili nella biblioteca di via Verdi, anche la Buc risulta essere limitata rispetto alle richieste degli studenti. Per questo, secondo il rettore, l’Università dovrebbe creare altri spazi e l’area Trento Fiere sarebbe stata perfetta per connettere la biblioteca delle Albere a via Verdi. La struttura, infatti, avrebbe dovuto ospitare oltre all’area per la ristorazione, delle sale di aggregazione da mettere a disposizione degli studenti e delle associazioni e da usare per attività legate all’innovazione e per gli eventi, godendo anche del collegamento con il vicino Muse. Sarebbe stata, dunque, (e forse sarà) un’opera di chiaro impatto anche urbanistico.
Resta ora da capire se quella lanciata dal rettore non sia una provocazione per spingere, finalmente, a un’accelerazione.
Biblioteca isolata Secondo le intese iniziali, la Buc doveva essere accompagnata dall’area dell’ex Cte Questa è la nostra spina nel fianco: abbiamo i progetti già pronti ma inutilizzabili Abbiamo urgenza di procedere per dare risposte ai ragazzi che chiedono più aree