QUAL È IL PROFILO DELLA COALIZIONE?
Imutamenti dei valori che reggono la vita delle persone sono sempre preparati o accompagnati da grandi rivoluzioni culturali. Penso ai rivolgimenti del ’68, con una nuova generazione che entrava tumultuosamente sulla scena politica, a cui negli anni 70 sono seguite le leggi su divorzio e aborto, entrambe clamorosamente confermate da referendum che si sarebbero voluti abrogativi. Venendo alla nostra situazione, immaginavo che la riforma parziale della Costituzione mettesse in moto un nuovo periodo di riforme. È mia opinione che la sconfitta del 4 dicembre, oltre ad affondare una legge elettorale maggioritaria, abbia spinto il Paese nella triste convinzione della sua immutabilità, costretto alla condizione dei topi ingabbiati che fanno girare in una sorta di moto perpetuo una ruota. Ci si trova ancora a discutere con partiti e movimenti che dopo aver vilipeso la bandiera italiana oggi se ne fanno strenui difensori per bloccare l’approvazione dello ius soli. Riemergono, contro la legge sul fine vita, movimenti che in nome di oscuri pregiudizi, con cui mascherano una rendita di posizione politica, si pongono su posizioni superate non solo dal Papa attuale, ma anche da Pio XII, che si era pronunciato nettamente contro l’accanimento terapeutico. Di legislatura in legislatura, di anno in anno, di mese in mese c’è una sorta di coazione a ripetere, in una forma di autismo politico che assomiglia a una specie di eterno ritorno dell’uguale. Non solo seguaci, ma maestri di questa dottrina sono i politici della nostra Provincia e della nostra Regione. La legge sull’omofobia si è trascinata da una stagione all’altra fino a precipitare in una mozione vuota e ridicola. La legge sulla parità di genere nelle elezioni locali si è pure trascinata a lungo, nel lento scorrere delle stagioni, per finire nell’oblio, tanto che nemmeno le donne in consiglio provinciale e regionale ne parlano più. Non solo, ma sullo ius soli è stata bocciata una mozione di sostegno alla legge, ed è stata invece approvata una contromozione con la decisiva astensione del Patt e con il voto favorevole della Svp. Vale a dire di uno dei partiti che compongono il cosiddetto centrosinistra autonomista in Trentino e di un partito che fa parte della coalizione di governo regionale. A questo punto, di fronte a tale presa di posizione che ancora una volta intacca valori a fondamento della democrazia, si può continuare a parlare di un centrosinistra autonomista? Qual è il profilo che verrà proposto all’elettorato in termini di valori, e per andare alla ricerca di quale consenso?