IL FUTURO DELL’UCRAINA
La fine dell’anno è il momento di bilanci. Lo facciamo anche noi in Ucraina. Quest’anno poi è quello del 25° anniversario dei rapporti diplomatici tra il nostro paese e l’Italia.
La Biblioteca Archivio del Csseo organizza questo pomeriggio (Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento, ore 17.30) l’incontrodibattito «L’Ucraina oggi: tra sfide e prospettive europee». Fernando Orlandi discute con Yevhen Perelygin, ambasciatore dell’Ucraina in Italia. Introduce Massimo Libardi. Di seguito pubblichiamo un intervento dell’ambasciatore sul tema del confronto.
La fine dell’anno è il momento di bilanci. Lo facciamo anche noi in Ucraina. Quest’anno poi è quello del 25° anniversario dei rapporti diplomatici tra il nostro Paese e l’Italia. Ed è anche il centenario della diplomazia ucraina, nata nel 1917 dopo la proclamazione della Repubblica popolare ucraina.
Abbiamo percorso un lungo cammino per arrivare al traguardo democratico ed europeo. L’Ucraina di oggi è un Paese che aspira al pieno accesso nell’Unione europea. Le nostre ambizioni si fondano sull’appartenenza alla comune storia europea, sulla posizione geografica, sul ruolo svolto nei processi europei e mondiali, compreso quello nel processo di disarmo nucleare, oggi più che mai nuova sfida mondiale. Il nostro Paese è un esempio, poiché dopo il crollo dell’Urss ha rinunciato al terzo potenziale nucleare del mondo. L’Ucraina è uno dei Paesi fondatori dell’Onu e, nell’anno in corso, è membro non permanente del Consiglio di sicurezza partecipando, insieme all’Italia, a pieno titolo alle soluzioni dei problemi globali.
Perseguendo sulla strada dell’integrazione europea abbiamo firmato nel 2014 l’Accordo di associazione con l’Ue, entrato in pieno vigore l’1 settembre 2017. Tale accordo ha messo in atto l’area di libero scambio ampia e approfondita che prevede l’abolizione dei dazi di importazione per le merci provenienti dall’Ue.
La nostra associazione con l’Ue è diretta a promuovere e approfondire i legami politici, rafforzare i legami economici e i valori comuni europei, per affrontare le sfide del futuro. Io sono convinto che nel mondo globalizzato non esista alternativa al processo di integrazione, proprio perché il successo può essere raggiunto solo unendo le forze.
La determinazione dell’Ucraina nel proseguire le riforme e di avanzare verso norme più elevate di democrazia e di prosperità economica deriva non solo dagli attuali risultati, ma anche da una visione per il futuro. Proprio tale visione ha spinto il popolo ucraino a riversarsi quattro anni fa nella piazza di Maidan, a Kiev, dopo che un governo corrotto aveva improvvisamente respinto un accordo politico e di libero commercio con l’Ue, dando inizio alla «rivoluzione della dignità».
Purtroppo, quattro anni dopo la «rivoluzione della dignità», noi ucraini viviamo una guerra permanente a causa dell’aggressione della Federazione russa, sotto la forma della «guerra ibrida», riconosciuta e condannata dalla comunità internazionale (Onu, Ue, Consiglio d’Europa, Nato).
Quale conseguenza della destabilizzazione nella regione del Donbas, tredicimila cittadini ucraini, inclusi diecimila civili, hanno perso le loro vite. Quasi due milioni di persone provenienti dal Donbas e dalla Crimea illegalmente annessa sono diventati sfollati interni. Abbiamo subito la distruzione della nostra economia, delle infrastrutture e del benessere di tutti i cittadini ucraini toccati nel profondo da una guerra ingiusta. La Russia ha persino smantellato, per trafugarli nel suo territorio, otto grandi stabilimenti industriali ucraini. Ad oggi, l’occupazione russa della Crimea e del Donbas è costata il 16 % del nostro Pil.
Si parla del danno all’economia italiana a causa delle controsanzioni russe, ma nulla si dice di altre perdite subite dall’export italiano: l’aggressione russa è costata all’Italia circa un miliardo di euro, in mancate esportazioni nel periodo 2014-16.
Kurt Volker, il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina, nel luglio di quest’anno ha rivelato che in Ucraina sono presenti più carri armati russi di quelli di tutti i paesi dell’Europa occidentale messi insieme. Una presenza militare immensa.
Il ruolo pluriennale dell’Ucraina come attivo partecipante e co-attore della sicurezza internazionale dà diritto al nostro Paese, in un periodo così difficile, di chiedere alla comunità internazionale aiuto per la difesa del suo territorio e per la pacificazione del Donbas. È in tale contesto che bisogna inquadrare la richiesta, indirizzata all’Onu e all’Ue di inviare una missione di pace internazionale, i Caschi blu, nel nostro Paese, con l’obiettivo di agevolare la risoluzione del conflitto nel Donbas attuando integralmente gli Accordi di Minsk. Quindi un vero e totale cessate-il-fuoco, la deposizione delle armi da parte delle formazioni militari illegali, l’allontanamento di tutti i «volontari» russi, il ritorno degli sfollati alle proprie case in piena sicurezza, il rispetto della Costituzione e della legislazione ucraina. Questa sarebbe la migliore opzione per garantire la sicurezza nell’Est dell’Ucraina.
L’Europa di oggi sta vivendo tempi difficili. Non solo aumentano i rischi globali in tema di sicurezza, ma assistiamo anche a fenomeni come la lunga crisi economica, i flussi migratori e molte altre sfide che pesano sullo sviluppo, il benessere e la stabilità dei singoli Stati e delle comunità. Tali sfide possono essere superate solo con l’unità e la solidarietà europea, nonché il rispetto del diritto internazionale e dei valori comuni europei che fanno prevalere la «forza del diritto» sul «diritto della forza».
Nonostante la guerra, in Ucraina siamo in lotta su molti fronti. I nostri successi sulla strada delle riforme interne non sono meno significativi. Abbiamo lanciato un processo estremamente ampio di riforme: quella costituzionale, quella giudiziaria e la lotta alla corruzione. In questo difficile periodo l’Ucraina è riuscita ad assicurare importanti trasformazioni e la crescita macroeconomica: le ultime stime del Fmi indicano un ritorno alla crescita, prevista fino al 3,2% nel 2018.
Io credo che grazie allo slancio del popolo ucraino e al sostegno della comunità internazionale saremo capaci di completare la costruzione di un moderno Stato europeo. Il consolidamento della società civile, uno stato di diritto degno di tal nome, la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della persona, il rispetto della diversità delle opinioni e il sostegno dei più deboli e vulnerabili rimangono la pietra angolare del processo in corso in Ucraina.
In tale processo di incessante sviluppo, l’Ucraina continua ad essere profondamente interessata all’intensificazione dei rapporti con lo Stato italiano. Apprezziamo l’alto livello di cooperazione raggiunto con la Repubblica italiana che dimostra un impegno costante per la difesa dei valori democratici nonché dei principi del diritto internazionale. Sono grato per la ferma posizione dell’Italia a sostegno dell’integrità territoriale e sovranità dell’Ucraina.
Il forte legame nato venticinque anni fa tra l’Italia e l’Ucraina ebbe un impatto molto positivo fra i nostri Paesi, sia nello sviluppo dei rapporti umani e socio-culturali sia nel cammino europeo dell’Ucraina. In retrospettiva, venticinque anni sono un tempo breve, ma le relazioni ucraino-italiane, a dispetto di un contesto internazionale particolarmente complesso, hanno conosciuto un grande sviluppo e hanno portato vantaggi concreti a entrambi i popoli.
Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza di questi venticinque anni appena trascorsi, vogliamo dare nuova linfa e sviluppare ulteriormente il partenariato ucraino-italiano, che ha come fine il bene dei nostri popoli, la pace e la sicurezza in tutta l’Europa. Solo insieme possiamo costruire una nuova Ucraina nel seno dell’Europa unita e prosperosa.