Pavarotti e Merano
L’evento Domani al Kurhaus il recital per i 10 anni dalla morte del tenore Mantovani: «Amava questa città conosciuta grazie all’amico Dalla»
Da qualche tempo, ogni volta che se ne creano le condizioni (e vien da dire che non è mai troppo spesso), la Fondazione Luciano Pavarotti ricorda il maestro scomparso il 6 settembre 2007. Dopo la grande serata all’Arena di Verona dello scorso settembre, ora tocca a Merano, che ricorderà il tenore, il didatta, persino lo sperimentatore (il conoscitore e narratore di musica) ineguagliabile domani al Kurhaus, alle 20.30, giorno dell’inaugurazione dei Mercatini di Natale. «E che bello che Luciano ritorni a Merano, dove ha costruito e alimentato amicizie importanti, soprattutto nel nome della musica naturalmente», annota la moglie Nicoletta Mantovani, instancabile coordinatrice della fondazione.
Il recital meranese è una sinergia tra Azienda di soggiorno e Hotel Palace. Henri Chenot ricorda così l’artista: «Venne da noi e mi disse che voleva perdere decine di chili. “No e no”, gli risposi, “Se perdi troppi chili perderai anche la voce. Vuoi questo?...”. Lo convinsi, diventammo amici».
Domani sera si esibiranno il tenore Ivan Ayon Rivas, il soprano Elisa Maffi, il mezzo soprano Francesca Sartorato e il baritono Daniele Terenzi accompagnati al piano da Paolo Andreoli e dagli archi della Merano Pop Symphony Orchestra diretta da Roberto Federico.
Signora Mantovani, dopo Verona e prima di Merano, come avete ricordato il maestro Luciano?
«Andiamo spesso all’estero. Perché, lei lo sa bene, lo ricordano davvero in tutto il mondo e io stessa sto per partire per Giakarta per un appuntamento in suo onore fissato diciotto mesi fa. Ma mi lasci parlare di Merano…».
Prego.
«Ecco. Luciano provava un affetto speciale per Merano. Ci era arrivato una prima volta su consiglio dell’amico Lucio Dalla. E poi ci è tornato spesso, ospite dell’amico Chenot. A Merano si rigenerava, ci siamo venuti di frequente e i ricordi sono tanti e bellissimi. Sarà una occasione, la serata meranese, di grande emozione. Io
sarò a Giakarta ma vi penserò intensamente, mi creda».
Signora, i grandi appuntamenti che ricordano il maestro sono nel segno della sua carriera, sospesa magistralmente tra pathos e un certo disincanto molto emiliano. A Merano ci saranno giovani promesse: perché?
«Luciano ai giovani si è sempre dedicato tantissimo e alcuni cantanti nel cast meranese si sono esibiti anche all’Arena. Ovviamente, nessuno di loro lo ha conosciuto personalmente, ma percepiscono qualità e intensità dell’approccio di Pavarotti alla musica». Che cosa significava per lui insegnare canto?
«Era una cosa importantissima. Lui era stato aiutato e guidato da giovanissimo e da giovane. E ha sempre voluto ricambiare quanto aveva ricevuto. Aveva sempre la porta di casa aperta per chiunque voleva farsi sentire da lui».
Beh, proprio a Merano il maestro scoprì il bravissimo Samir Pirgu, poi seguito da Vito Brunetti.
«Verissimo. Luciano credette in lui fin dall’inizio. E poi abbiamo dato vita alla fondazione, dieci anni fa. Noi non insegniamo canto, ma diamo la possibilità a giovani capaci di esibirsi, di fare esperienza. Alcuni hanno già avviato carriere importanti».
Biglietti: www.ticket.bz.it e Azienda di soggiorno di Merano, Cassa di Risparmio di Merano, a Bolzano teatro Stabile e Cassa di Risparmio.