«Cte, questione complessa»
Biasioli: «Capisco Collini, ma nel 2018 non accadrà nulla». Gilmozzi: troppi veti
Dopo lo sfogo del rettore dell’Ateneo che ha minacciato di abbandonare i progetti sull’area di Trento Fiere e di edificare in piazzale Sanseverino, il Comune prova a mediare. Ma la soluzione resta lontana. E la Provincia chiarisce: «Noi abbiamo fatto tutto il possibile».
TRENTO Tempi lunghi, cavilli burocratici, continui rinvii. E gli studenti, aspettano. La vicenda Trento Fiere — Università sembra destinata a durare ancora molto a lungo prima che si possa arrivare a una soluzione. «Risolveremo il problema, ma nel 2018 la situazione resterà quella odierna» — ammette l’assessore all’Urbanistica del Comune di Trento, Paolo Biasioli. Ergo: l’ex Cte resterà dov’è e gli spazi di studio per gli studenti che si sarebbero dovuti liberare in via Briamasco già da settembre di quest’anno, continueranno a mancare. «Ma non è uno stallo — prova a giustificare Biasioli — e comprendo le preoccupazioni del rettore. Da parte nostra c’è massima disponibilità, solo cher tra il dire e il fare... le cose sono sempre più complicate».
L’accordo tra Comune di Trento, Provincia, Patrimonio del Trentino e Università per la gestione degli spazi, infatti, è stato più volte rivisto. L’ultima versione prevedeva che l’Ateneo potesse subentrare negli spazi di Cte cedendo a Patrimonio, ergo alla Provincia, il piazzale Sanseverino che poi a sua volta lo avrebbe ceduto al Comune in cambio della prore, prietà dell’ex Opera Bonomelli. Al centro, il trasferimento di Cte nell’area ex Italcementi di Piedicastello. «Finché non riqualificheremo quella zona, non potremo procedere in altre direzioni» — conferma infatti Biasioli.
Ma Collini, che ha già nel cassetto i progetti di ristrutturazione per il piano interrato dell’ex Cte e che contava di poter avviare i trasferimenti già nel 2018, ad aspettare ancora non ci sta. E spariglia le carte. Martedì infatti, rispondendo a una domanda posta dalla consigliera Lucia Maestri durante l’audizione per il bilancio provinciale ha sbottato: «Trento Fiere è la nostra spina nel fianco. Iniziamo a valutare altre opzioni guardando a spazi che sono già di nostra proprietà». Ergo: Sanseverino. Il piazzale, infatti, è dell’Ateneo, ma se dovesse essere utilizzato per i nuovi spazi universitari (in programma, una mensa e vari locali di aggregazione) creerebbe delle problematiche non indifferenti per il Comune. Del resto, l’edificio di Trento Fiere era stato scelto proprio perché avrebbe consentito una certa continuità rispetto alle aule di via Verdi e alla nuova Buc. «Spero che il retto- con cui ho parlato personalmente subito dopo aver appreso della dichiarazione, abbia assunto questa posizione solo per stimolare tutti gli attori a fare più in fretta. L’Università sa quanto il piazzale sia strategico per l’intera città» — chiarisce Biasioli, specificando che il prossimo incontro con la commissione urbanistica di Piedicastello per decidere delle ciminiere è in programma per mercoledì 29 novembre. Un passaggio importante che potrebbe dare nuovo impulso all’intera vicenda.
Ma sulla questione interviene anche la Provincia che non intende essere additata come corresponsabile dei ritardi: «Noi abbiamo fatto il possibile per trovare un accordo e per sbloccare la situazione, ma la pianificazione è in mano al Comune e onestamente — ammette l’assessore ai lavori pubblici Mauro Gilmozzi — non vedo molte vie d’uscita. Sono stati posti troppi veti, in primis la questione di Piedicastello e noi non sappiamo più cosa fare per sciogliere questo nodo». «Collini, dunque, ha ragione — riconosce Gilmozzi — ma spero che l’opzione Sanseverino non venga perseguita per davvero: sposterebbe tutti i baricentri».
Comprendo i timori espressi da Collini, ma spero che la sua posizione sia uno stimolo a fare più in fretta