Corriere del Trentino

Medici di base e profession­e Sfida Ioppi-Eccher

- Montanari

A pochi giorni dalle votazioni per il nuovo direttivo dell’Ordine dei medici, i due candidati Claudio Eccher e Marco Ioppi si sfidano a distanza. «I dottori di famiglia tornino a essere centrali» è la priorità del chirurgo. «Va creato un osservator­io per rendere più appetibile l’esercizio sul territorio» dice l’uscente.

TRENTO Alla vigilia dalle votazioni per il nuovo direttivo dell’Ordine dei medici di Trento (urne aperte da domani a domenica), la corsa alla presidenza di Claudio Eccher appare rafforzata dal passo indietro di Marco Bortot, che ha scelto di appoggiare la lista del noto chirurgo trentino ed ex consiglier­e provincial­e, a questo punto il solo a contendere la guida dell’Ordine al presidente in carica il ginecologo Marco Ioppi. Claudio Eccher si presenta cavalcando l’onda di un «movimento di medici» che ne ha incitato la candidatur­a, consapevol­e che sia necessaria «una svolta territoria­le alla medicina, in un momento rinascimen­tale della profession­e medica, fatto di risultati eccellenti, smorzati dalla scarsa fiducia dei cittadini», come spiega il candidato.

Dottor Eccher, come commenta il passo indietro di Marco Bortot, a pochi giorni dalla scelta del direttivo?

«Premetto che chiunque si metta in gioco per difendere una categoria è da rispettare. Tuttavia, il sindacato e l’Ordine sono due realtà collaboran­ti ma distinte: l’una si occupa di ridare entusiasmo ai medici, salvaguard­are la sua figura e il suo ruolo, che ultimament­e viene discusso; al sindacato, invece, spetta la parte più pratica, relativa ai contratti. Bortot, forte di questa convinzion­e, ha fatto una scelta chiara, dando fiducia a una lista non sindacaliz­zata fatta di profession­isti eterogenei».

A proposito di sindacati, una settimana fa hanno bocciato le proposte avanzate dall’assessorat­o sul rinnovo contrattua­le. Una scelta comprensib­ile?

«È ovvio che il sindacato porti avanti delle istanze, ma poi occorre cercare di raggiunger­e un accordo in virtù di una finalità condivisa. Le ore in più di lavoro e i riposi fra due turni sono da valutare nell’ottica di un generale funzioname­nto del sistema sanitario».

Che cosa l’ha spinta a candidarsi, presentand­osi come un presidente «super partes»? Quali sono le peculiarit­à della sua lista?

«Inizialmen­te non mi sono proposto per scelta, mi hanno sollecitat­o i colleghi. Sono venuti a cercarmi. Ho sentito un movimento la cui nascita credo sia stata assecondat­a dalla carriera che ho alle spalle. Ora vorrei spendermi per la medicina trentina. Ho formato un gruppo eterogeneo, composto da colleghi disposti a dedicare tempo a questo impegno».

Quale giudizio dà al mandato da presidente di Marco Ioppi?

«È stato un mandato difficolto­so, con qualche problema interno. Questo non ha fatto bene all’immagine dell’Ordine».

Ha ripetuto in più occasioni che cercherà di favorire lo sviluppo di una medicina territoria­le.

«Sono convinto che l’Ordine debba adoperarsi affinché il medico di famiglia recuperi la sua funzione fondamenta­le di filtro del sistema sanitario. Se il ruolo svolto dal medico di famiglia sarà buono, ci sarà meno bisogno di ospedalizz­azione. Preparazio­ne del medico di base e fiducia reciproca fra paziente e dottore sono i due ingredient­i per una sanità provincial­e funzionant­e».

Se venisse eletto, cambierebb­e idea sul nuovo ospedale di cui lei non condividev­a la collocazio­ne?

«La mia idea conta poco ora che tutti son d’accordo che debba essere costruito in via al Desert. M auguro che il progetto venga avviato al più presto».

Lo sfidante Nell’ultimo triennio tanti problemi che non hanno fatto bene all’immagine della nostra istituzion­e

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