Prijedor, il successo delle relazioni dal basso «Società civile protagonista, politica partecipe»
Stasera a Piedicastello la storia del gemellaggio. Delegazione di docenti e dirigenti in visita
TRENTO È il prodotto, innanzitutto, della mobilitazione della società civile. Frutto di una stagione di partecipazione dal portato fondamentale per l’intero mondo dell’attivismo provinciale. L’intervento trentino a Prijedor è il primo esperimento locale di cooperazione decentrata, declinatosi negli anni in modi e forme diverse, fra le quali un gemellaggio tra le circoscrizioni di Trento Centro e Prijedor Centro nel 2011. È proprio questa iniziativa che sarà ricordata stasera alle 20.30 in un incontro pubblico alla sala di via Verruca a Piedicastello.
Avviata dall’associazione pacifista Casa per la Pace di Trento a metà degli anni Novanta per portare aiuti umanitari, l’esperienza trentina a Prijedor nasce, dunque, come «prodotto della mobilitazione della società civile durante il conflitto nei Balcani» spiega Marco Abram, redattore e ricercatore dell’Osservatorio Balcani e Caucaso. «Si tratta di una mobilitazione inizialmente molto frammentata, nella quale rientrano gruppi e associazioni fra i più diversi — aggiunge Abram — che poi iniziano a dialogare e vengono raccolti sotto l’egida di un’ unica realtà con l’idea di costruire un impegno di comunità: poi, come noto, il percorso diventa più strutturato e il fatto che soggetti come il Comune di Trento si dimostrino disponibili a intessere rapporti anche istituzionali, porta all’idea di una vera e propria relazione di comunità fra Trento e Prijedor».
«L’obiettivo che ci eravamo posti mirava a mettere a confronto due realtà di amministrazione del territorio per imparare gli uni dagli altri» ricorda Annalisa Tomasi, prima delegata nella cittadina della repubblica serba dell’Agenzia della democrazia locale, costituita nel 2000 con capofila l’associazione Progetto Prijedor, declinazione dell’intervento trentino in iniziative più complesse negli ambiti della gestione del conflitto e riconciliazione, della cultura e della relazione tra le autorità locali e i cittadini. «L’ascolto del territorio e delle esigenze dei suoi abitanti è stata una delle priorità — prosegue Tomasi, referente per il gemellaggio o meglio “accordo di collaborazione” fino al 2013 — con i giovani quale focus prioritario».
Un fil rouge che attraversa gli anni e porta oggi in Trentino una folta delegazione di venti insegnanti e altrettanti dirigenti scolastici di Prijedor per confrontarsi con i loro colleghi trentini nel solco di un intenso percorso di scambio fra scuole che, come spiega Silvano Pedrini dell’associazione Progetto Prijedor, «vede gli istituti impegnati in un progetto continuativo e con lo scambio di ospitalità anche presso le famiglie, vero valore aggiunto di queste esperienze». Le esperienze scolastiche verranno messe a confronto domani pomeriggio in un incontro pubblico al Centro per la cooperazione internazionale di vicolo San Marco.