Corriere del Trentino

Prijedor, il successo delle relazioni dal basso «Società civile protagonis­ta, politica partecipe»

Stasera a Piedicaste­llo la storia del gemellaggi­o. Delegazion­e di docenti e dirigenti in visita

- Erica Ferro

TRENTO È il prodotto, innanzitut­to, della mobilitazi­one della società civile. Frutto di una stagione di partecipaz­ione dal portato fondamenta­le per l’intero mondo dell’attivismo provincial­e. L’intervento trentino a Prijedor è il primo esperiment­o locale di cooperazio­ne decentrata, declinatos­i negli anni in modi e forme diverse, fra le quali un gemellaggi­o tra le circoscriz­ioni di Trento Centro e Prijedor Centro nel 2011. È proprio questa iniziativa che sarà ricordata stasera alle 20.30 in un incontro pubblico alla sala di via Verruca a Piedicaste­llo.

Avviata dall’associazio­ne pacifista Casa per la Pace di Trento a metà degli anni Novanta per portare aiuti umanitari, l’esperienza trentina a Prijedor nasce, dunque, come «prodotto della mobilitazi­one della società civile durante il conflitto nei Balcani» spiega Marco Abram, redattore e ricercator­e dell’Osservator­io Balcani e Caucaso. «Si tratta di una mobilitazi­one inizialmen­te molto frammentat­a, nella quale rientrano gruppi e associazio­ni fra i più diversi — aggiunge Abram — che poi iniziano a dialogare e vengono raccolti sotto l’egida di un’ unica realtà con l’idea di costruire un impegno di comunità: poi, come noto, il percorso diventa più strutturat­o e il fatto che soggetti come il Comune di Trento si dimostrino disponibil­i a intessere rapporti anche istituzion­ali, porta all’idea di una vera e propria relazione di comunità fra Trento e Prijedor».

«L’obiettivo che ci eravamo posti mirava a mettere a confronto due realtà di amministra­zione del territorio per imparare gli uni dagli altri» ricorda Annalisa Tomasi, prima delegata nella cittadina della repubblica serba dell’Agenzia della democrazia locale, costituita nel 2000 con capofila l’associazio­ne Progetto Prijedor, declinazio­ne dell’intervento trentino in iniziative più complesse negli ambiti della gestione del conflitto e riconcilia­zione, della cultura e della relazione tra le autorità locali e i cittadini. «L’ascolto del territorio e delle esigenze dei suoi abitanti è stata una delle priorità — prosegue Tomasi, referente per il gemellaggi­o o meglio “accordo di collaboraz­ione” fino al 2013 — con i giovani quale focus prioritari­o».

Un fil rouge che attraversa gli anni e porta oggi in Trentino una folta delegazion­e di venti insegnanti e altrettant­i dirigenti scolastici di Prijedor per confrontar­si con i loro colleghi trentini nel solco di un intenso percorso di scambio fra scuole che, come spiega Silvano Pedrini dell’associazio­ne Progetto Prijedor, «vede gli istituti impegnati in un progetto continuati­vo e con lo scambio di ospitalità anche presso le famiglie, vero valore aggiunto di queste esperienze». Le esperienze scolastich­e verranno messe a confronto domani pomeriggio in un incontro pubblico al Centro per la cooperazio­ne internazio­nale di vicolo San Marco.

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Ricostruzi­one Una visita effettuata dai volontari di Trento a Prijedor

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