Corriere del Trentino

Dragone: «Solo microcrimi­nalità e contenuta»

L’ex procurator­e: «Territorio tranquillo, importante vigilare su corruzione e mafie»

- Mar. Mo.

TRENTO «In Trentino, il fenomeno dei reati predatori è circoscrit­to. Non sono stati registrati casi significat­ivi nel

2016. La provincia si conferma sicura anche sotto l’aspetto

della corruzione e della concussion­e, al momento non ci sono avvisaglie di infiltrazi­oni mafiose». L’ex procurator­e di Trento, Stefano Dragone, oggi membro del gruppo di lavoro per la sicurezza, lo ha detto anche prima di leggere le ultime graduatori­e pubblicate da Il

Sole 24 ore, che confermano un Trentino molto più estraneo di altre realtà italiane a reati lesivi del patrimonio. Un

clima complessiv­amente disteso, che tuttavia non sembra essere percepito come tale. Le statistich­e pubblicate dall’Ispat mostrano che il numero

dei reati predatori, in Trentino, è in calo rispetto al 2015. Significa che la provincia è diventata più sicura negli ultimi anni? «La quantità di furti e le rapine che vengono denunciati

sul territorio provincial­e è da sempre inferiore rispetto ad altre zone d’Italia. Si tratta di microcrimi­nalità e per giunta contenuta. Dubito che il fenomeno possa spingersi oltre questi valori registrati. Anzi, a certi episodi verificati­si in passato non c’è più stato seguito. Basti pensare alle rapine nelle farmacie: nel 2016 non ce ne sono state. Ciò che preme maggiormen­te è che il Trentino possa dirsi sicuro nell’aspetto riguardant­e concussion­e o corruzione e per questo vengono avviate indagini volte ad individuar­e eventuali investimen­ti che possano far immaginare infiltrazi­oni dell’ndrangheta in Trentino».

La provincia può dirsi incolume sotto questo aspetto?

«Al momento, sì. Stiamo facendo interpelli e, fino ad ora, non abbiamo riscontrat­o indici di pericolosi­tà».

La percezione dei cittadini è quella di una realtà sempre meno sicura, nonostante i dati dicano il contrario. A che cosa potrebbe essere dovuto?

«Spesso i cittadini hanno la sensazione che la repression­e della microcrimi­nalità sia inadeguata o tardiva e questo genera insicurezz­e. Ma un conto è la sensibilit­à, un conto è la realtà restituita dalle statistich­e. E i dati parlano di un territorio sicuro, in cui i reati commessi sono pochi e ascrivibil­i principalm­ente alla microcrimi­nalità. Principalm­ente piccoli furti o micro rapine. Non ci risulta che si siano verificate rapine a mano armata; si è trattato perlopiù di rapine improprie: veri e propri furti seguiti da un gesto violento del ladro sulla vittima che oppone resistenza. Il dato generale non è allarmante».

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Magistrato Stefano Dragone è stato procurator­e a Trento. Attualment­e è membro del gruppo provincial­e per la sicurezza (Rensi)

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