Corriere del Trentino

Occupazion­e, il terziario spinge

Nei primi nove mesi dell’anno 7.000 assunzioni. Bene commercio e manifattur­iero

- Montanari

Cresce l’occupazion­e in Trentino. Nei primi nove mesi del 2017 le assunzioni sono cresciute del 7%. A trainare il mercato è soprattutt­o il terziario, mentre rimangono al palo estrazione e costruzion­e. È quanto emerge dal rapporto annuale sull’occupazion­e, che evidenzia una diminuzion­e del lavoro maschile.

TRENTO Dall’analisi del mercato del lavoro in provincia di Trento emerge che il 2017 è stato decisament­e positivo e dà la speranza di potersi lasciare alle spalle, una volta per tutte, le criticità arrecate dalla crisi sull’occupazion­e. Nei primi nove mesi del 2017, infatti, le assunzioni sono cresciute di quasi 7.000 unità, ovvero del 7% rispetto all’anno precedente. Se il quadro è positivo, lo si deve principalm­ente al settore terziario. Delude, a causa della sofferenza a cui l’ha costretta il clima, lo scarso contributo apportato dall’agricoltur­a. Alla presentazi­one del rapporto annuale sull’occupazion­e Riccardo Salomone, presidente dell’Agenzia del lavoro, e dal vicepresid­ente della Provincia Alessandro Olivi, hanno ribadito che «il mercato del lavoro è tornato alle dimensioni che caratteriz­zavano il periodo pre-crisi. I numeri sono certamente incoraggia­nti, ma la stabilità e le condizioni lavorative sono diverse dagli anni che hanno preceduto il 2008».

Le crescite più rilevanti nel mercato del lavoro rispecchia­no i settori in cui l’economia trentina si è dimostrata più in forze nei primi nove mesi del 2017. «Il settore manifattur­iero e il turismo fanno da volano per l’economia trentina, registrand­o i risultati più interessan­ti nel mercato del lavoro», puntualizz­a Isabella Speziali (Agenzia del lavoro). Il terziario, in particolar­e, ha messo a disposizio­ne 11.534 posti di lavoro, domandando il 18% di posti in più rispetto ai primi nove mesi del 2016. Commercio all’ingrosso, manifattur­iero e trasporti i settori più funzionant­i; estrazione e costruzion­e i comparti ancora inseriti nel retaggio negativo della crisi. Poi, non è certo all’agricoltur­a che si deve l’incedere celere del mercato del lavoro. A causa degli eventi metereolog­ici estremi che hanno reso disastrosa l’annata, la domanda di lavoro è calata del 34,8%. In numeri: da 21.699 assunzioni che erano nel 2016, sono diventate 14.137 quest’anno. Il segno meno che accompagna il settore genera una tendenza al ribasso anche sui nuovi occupati di origine straniera, i quali operano principalm­ente nei cosiddetti settori deboli (manuali non qualificat­i o non manuali non qualificat­i). Sono 4.971 in meno gli stranieri assunti da gennaio a settembre. «Ma i numeri al ribasso — continua Speziali — sono dovuti anche a un ridimensio­namento, nell’ultimo triennio, della presenza di stranieri in Trentino, che oggi sono l’8,6% della popolazion­e».

Confrontan­do i primi semestri del biennio che volge al termine sulla base dei dati forniti dall’Istat, si nota una crescita del tasso di occupazion­e (+0,3%) e del numero di occupati (+0,4%). Percentual­i positive che nascondono un segno meno al proprio interno. È quello che contraddis­tingue il tasso di occupazion­e maschile. Diminuisce, infatti, di 2.800 unità il numero degli uomini occupati, e decresce dell’1,4% il tasso d’occupazion­e riferito agli stessi individui di sesso maschile. «Il rafforzame­nto della presenza femminile è invece confortant­e, e lo dimostra il tasso di occupazion­e progressiv­amente cresciuto, a fronte di un incremento del 3,6% delle occupate», spiega ancora Speziali. Lo ribadiscon­o anche le assunzioni delle imprese trentine. Decisament­e in crescita — 6.876 in più rispetto al 2016 — toccano la vetta delle 105.929 unità. Anche qui l’ago della bilancia pende a favore delle donne, protagonis­te dell’82% delle nuove assunzioni. E se da una parte è gratifican­te riscontrar­e che molti dei nuovi assunti sono giovani fra i 15 e i 34 anni — hanno catalizzat­o il 70% delle nuove assunzioni dal 2008 —, occorre continuare a lavorare per favorire la crescita del tasso di occupazion­e tra i 25 e i 34 anni, categoria ancora sofferente. Infine, un’ulteriore nota positiva è portata dalla inflession­e della disoccupaz­ione, che diminuisce dello 0,7%. Anche grazie all’aumento dell’occupazion­e, sono circa 1.700 in meno le persone in cerca di lavoro.

Andamenti opposti Cala il numero di uomini in servizio Segno positivo invece per le donne

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