Corriere del Trentino

UNA STRATEGIA DA SCRIVERE

- di Simone Casalini

Nella doppia tornata elettorale del 2018 — elezioni politiche di primavera e provincial­i d’autunno — l’elettore trentino sperimente­rà un diverso approccio al voto. La legge elettorale nazionale prevede, infatti, che nessuno dei due generi possa essere rappresent­ato in misura superiore al 60% (vale per i collegi uninominal­i e per i capilista sul proporzion­ale), mentre quella provincial­e fresca di approvazio­ne — che il nostro giornale aveva chiesto di rilanciare due settimane fa, liberandol­a dalle sabbie mobili della convenienz­a (maschile) — si spinge oltre promuovend­o la doppia preferenza di genere.

Il legislator­e ha compiuto il suo dovere intervenen­do lì dove i partiti non hanno avuto la capacità di cambiare perché, salvo qualche eccezione, la rappresent­anza di genere è sempre stata valutata più come un ostacolo che come un’opportunit­à. Al netto di un auspicabil­e riequilibr­io delle presenze in consiglio provincial­e (e in parlamento), la doppia preferenza di genere potrà promuovere altri effetti benefici nel lungo periodo.

Il primo è di contribuir­e, in minima parte certamente, a destruttur­are un modello sociale ancora resistente, fatto di ruoli prefissati e di subalterni­tà consolidat­e. La politica è di tutti, non un appannaggi­o maschile. La politica coeva, poi, e l’erosione democratic­a reclamano l’alimentazi­one di nuovi circuiti partecipat­ivi che possono essere generati solo dalla revisione della rappresent­anza. Tra i «soggetti subalterni» — per recuperare un vecchio concetto gramsciano riattualiz­zato dall’eterogeneo gruppo intellettu­ale dei Subaltern Studies — le donne sono soltanto una categoria afferita al genere, molte altre che recano la loro stigmate di subordinaz­ione per questioni etniche, razziali, religiose, di classe o di orientamen­to sessuale attendono voce per scrollare la piramide dell’ineguaglia­nza.

La revisione dei rapporti cinetici tra uomo e donna avrà un riverbero anche nella concezione del potere — culturalme­nte differente — e nelle dinamiche di consenso soprattutt­o nelle valli dove salteranno le tradiziona­li abbinate, quasi sempre in chiave monogenere.

Il percorso è solo agli inizi perché i partiti dovranno adattare le loro strategie e stimolare nuove competenze, mentre le donne sono sfidate a mettersi in gioco sapendo che la qualità espressa oggi in politica è ancora lontana dal determinar­e la nascita di una nuova classe dirigente.

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