UNA STRATEGIA DA SCRIVERE
Nella doppia tornata elettorale del 2018 — elezioni politiche di primavera e provinciali d’autunno — l’elettore trentino sperimenterà un diverso approccio al voto. La legge elettorale nazionale prevede, infatti, che nessuno dei due generi possa essere rappresentato in misura superiore al 60% (vale per i collegi uninominali e per i capilista sul proporzionale), mentre quella provinciale fresca di approvazione — che il nostro giornale aveva chiesto di rilanciare due settimane fa, liberandola dalle sabbie mobili della convenienza (maschile) — si spinge oltre promuovendo la doppia preferenza di genere.
Il legislatore ha compiuto il suo dovere intervenendo lì dove i partiti non hanno avuto la capacità di cambiare perché, salvo qualche eccezione, la rappresentanza di genere è sempre stata valutata più come un ostacolo che come un’opportunità. Al netto di un auspicabile riequilibrio delle presenze in consiglio provinciale (e in parlamento), la doppia preferenza di genere potrà promuovere altri effetti benefici nel lungo periodo.
Il primo è di contribuire, in minima parte certamente, a destrutturare un modello sociale ancora resistente, fatto di ruoli prefissati e di subalternità consolidate. La politica è di tutti, non un appannaggio maschile. La politica coeva, poi, e l’erosione democratica reclamano l’alimentazione di nuovi circuiti partecipativi che possono essere generati solo dalla revisione della rappresentanza. Tra i «soggetti subalterni» — per recuperare un vecchio concetto gramsciano riattualizzato dall’eterogeneo gruppo intellettuale dei Subaltern Studies — le donne sono soltanto una categoria afferita al genere, molte altre che recano la loro stigmate di subordinazione per questioni etniche, razziali, religiose, di classe o di orientamento sessuale attendono voce per scrollare la piramide dell’ineguaglianza.
La revisione dei rapporti cinetici tra uomo e donna avrà un riverbero anche nella concezione del potere — culturalmente differente — e nelle dinamiche di consenso soprattutto nelle valli dove salteranno le tradizionali abbinate, quasi sempre in chiave monogenere.
Il percorso è solo agli inizi perché i partiti dovranno adattare le loro strategie e stimolare nuove competenze, mentre le donne sono sfidate a mettersi in gioco sapendo che la qualità espressa oggi in politica è ancora lontana dal determinare la nascita di una nuova classe dirigente.