Italia Nostra, affondo sul Pup di Samonà
L’associazione: «Aeroporti di valle e collegamenti improbabili. Quanti errori»
«Un errore subordinare le scelte urbanistiche a quelle economiche». A cinquant’anni di distanza dall’approvazione del Pup di Samonà (celebrato in questi giorni con convegni e iniziative), Italia Nostra mette in evidenza i problemi di quella pianificazione urbanistica. Nel mirino i miraggi tecnologici, come gli aeroporti di valle, e gli errori tecnici, come la tangenziale del capoluogo.
Dagli aeroporti di valle allo spirito «anti-urbano». Il Pup, 50 anni dopo, con i suoi pregi ed errori. Italia nostra dedica al Piano urbanistico provinciale, approvato nel 1967, un bilancio critico, lontano dalla retorica delle celebrazioni ufficiali. «L’urbanistica non determina il futuro, si limita a costruire opportunità» riflette l’associazione che mette in luce le scelte ritenute giuste dell’epoca e i temi sui quali invece sarebbe opportuna un’inversione di rotta.
«Si dice — esordisce il testo pubblicato su Informa, il bollettino dell’associazione — che il Pup abbia sottratto il Trentino a un destino di povertà, sottosviluppo, emigrazione. Avere affrontato il disagio socio-economico è stato certamente un atto di coraggio politico. Ma l’Alto Adige ha ottenuto performance migliori senza un analogo strumento di pianificazione territoriale». La sezione, presieduta da Beppo Toffolon, ravvisa quelli che ritiene i limiti della concezione dell’autore, Giuseppe Samonà. «Mezzo secolo dopo risulta evidente l’errore di subordinare le scelte urbanistiche a quelle economiche: la struttura dell’economia trentina è radicalmente cambiata e si trova ingabbiata in un assetto urbanistico inadeguato e difficilmente trasformabile».
Samonà risulta un nemico dell’urbanesimo: «Decentrare i servizi è una cosa, opporsi all’urbanesimo temendo di condannare le valli all’abbandono e alla miseria un’altra». L’effetto concreto di tale atteggiamento sul territorio è stato quello della «campagna urbanizzata»: «La dispersione di zone produttive, residenziali, terziarie che oggi — a differenza dell’Alto Adige — caratterizza le valli trentine. L’ideologia anti-urbana del Pup ha prodotto la generale sub-urbanizzazione che è oggi la “cifra” del Trentino. Altra conseguenza è la fragilità infrastrutturale, dovuta a errori tecnici (la tangenziale di Trento o la Nago-Busa) e miraggi tecnologici (i cinque aeroporti di valle e gli altiporti per raggiungere le zone turistiche), ma causata dalla dispersione delle funzioni sul territorio». E se non vanno dimenticati gli aspetti positivi — «Va riconosciuto l’impegno per la salvaguardia di ampie porzioni di territorio con valore naturale, agricolo o paesaggistico» — occorre non essere indulgenti nelle celebrazioni: «Commemorare i 50 anni del piano senza fare i conti con i suoi aspetti problematici espone il Trentino al pericolo di perpetuarne gli errori o di ricadervi nuovamente».
Italia nostra ricorda alcune speranze tradite. I «parchi di carta», tali perché definiti solo dal piano urbanistico. Lo spirito «di avanguardia» con i quali sono decollate negli anni Novanta le aree protette Adamello-Brenta e Pale di San Martino si è perso secondo l’associazione. «Arrivando al Terzo millennio con la legge 11 del 2007 il ruolo dei parchi perde di unicità. Il direttore non è più nominato a seguito di un pubblico concorso, ma individuato dalla giunta e comitato del parco, favorendo nomine a carattere politico come le ultime vicende dell’AdamelloBrenta hanno confermato». Se Kessler «ha avuto la capacità e il coraggio nel bene e nel male di imprimere un cambiamento», oggi c’è invece «un’aria di restaurazione e timore del nuovo. Sempre più i parchi hanno una funzione di specchietti per le allodole in favore degli ambienti turistici».
C’è spazio per un ultimo rammarico dell’associazione sul progetto di La Sportiva per smantellare gli impianti sul passo Rolle, favorendo un diverso modello di turismo invernale. «La proposta (accantonata dopo il rifiuto degli operatori, ndr) sembra molto promettente e andrebbe sostenuta. Puntare sulle singolarità del Rolle sembra intimorire una parte dell’imprenditoria turistica, dominata da un’ansia d’omologazione, da una pulsione conformistica che sacrifica le proprie eccellenze. Chi propone di scostarsi da quel modello è visto come un pericoloso eretico o visionario irresponsabile. Se poi ci sono sostegni pubblici, l’eresia è considerata sabotaggio».
Le aree protette «Sempre di più i parchi naturali hanno una funzione di specchietti per le allodole»