Corriere del Trentino

Berasi: «Ora si muova la politica» Cogo: il referendum, uno sbaglio

- V. L.

Iva Berasi, una carriera politica più che trentennal­e con i Verdi, ricorda ancora quando propose di istituire un servizio baby sitter per le donne elette nel consiglio comunale di Trento. «Era il 1990, i miei colleghi mi guardarono come fossi un’extraterre­stre». Eppure oggi, con la necessità di trovare un elevato numero di donne candidabil­i, il tema di come agevolarle sul fronte della conciliazi­one pare destinato a riprendere piede. «Questo voto è stato importanti­ssimo, un bel blitz devo dire, e a volte quello che non si riesce a fare in anni capita in un giorno. Certo, ora non sarà scontato trovare donne disponibil­i, ma almeno si sarà costretti a cercarle. La politica è faticosa, bisogna crederci ed essere convinte e certo ora la strada sarà in salita, ma può essere un’occasione per offrire più servizi alla politica, se la partecipaz­ione delle donne è destinata ad aumentare. Però bisogna sgomberare il campo da dubbi: avere più donne in politica non vuol dire escludere gli uomini o imporsi, vuol dire sempliceme­nte esserci e lavorare insieme».

«Una conquista che pareva non conquistab­ile»: così la definisce Margherita Cogo, già vicepresid­ente della Provincia e tra le fautrici di proposte per la partecipaz­ione delle donne in politica. «Certo, è paradossal­e che tutto questo sia stato approvato sostanzial­mente per una disattenzi­one e anche per questo credo che sarebbe fallimenta­re, da parte delle opposizion­i, avviare una campagna referendar­ia, costringen­do ad una spesa da milioni di euro, per una loro disattenzi­one. Dubito che lo faranno. Certo, un punto va chiarito: la strada ora è tutta in salita, reclutare donne non sarà facile, ma i partiti dovranno imparare a offrire una proposta credibile anche a loro, a coinvolger­le». Proprio sull’ipotesi referendar­ia Delia Valenti, del Coordiname­nto donne onlus, si chiede se le opposizion­i «si assumerann­o, a ridosso delle elezioni, la responsabi­lità di far spendere alla collettivi­tà tra i 2,5 e 3 milioni di euro per chiedere ad un elettorato composto per più della metà da donne, di abrogare una legge che cerca di dare a quest’ultime la possibilit­à di competere ad armi pari per poter accedere al governo della cosa pubblica. Siamo sicure — aggiunge —che la legge verrà confermata e potrà dare un contributo importante al contrasto di quella cultura maschilist­a che ancora impregna la nostra società e che è all’origine delle discrimina­zioni, delle prevaricaz­ioni e della violenza nei confronti delle donne».

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In prima linea Iva Berasi, in prima linea per la battaglia

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