Specchi e scatti deformati Arriva «Grace» di Sunday
L’uso degli specchi nella pratica artistica vanta una lunga tradizione, ne parlano già Archimede e Tolomeo, riferendosi allo specchio quale strumento ottico attraverso il quale tracciare punti che facilitino la riproduzione delle immagini, in seguito poi, a partire soprattutto dal Cinquecento, lo specchio entrerà all’interno dei dipinti in qualità di soggetto o espediente pittorico, con varie valenze, simboliche e non. Fin qui la pittura, altra cosa è quando lo specchio viene utilizzato dalla fotografia, che già di per sé ricorre ad un filtro — ovviamente la macchina fotografica — tra la nostra visione e la realtà che si vuole riprodurre. Questo è quello che fa la fotografa statunitense Elisabeth Sunday (Cleveland 1958), attraverso la propria ricerca e anche nel ciclo Grace che dà il titolo alla sua prima personale ospitata in una galleria italiana, la Antonella Cattani Contemporary Art di Bolzano, che fino al 10 gennaio 2018 presenterà il lavoro dell’artista.
Gli scatti di Sunday ritraggono soggetti riflessi da specchi deformanti che ne allungano le forme, assottigliando le figure in modo da generare immagini di grande eleganza e suggestione. L’ispirazione per le fotografie che animano questa serie di opere viene dall’Africa, protagonista della ricerca della fotografa statunitense da oltre 26 anni, a testimonianza di quel celebre «mal d’Africa» che colpisce tanti visitatori del continente africano ma non solo, Sunday infatti in quella terra, oltre a trovare immagini di una bellezza straziante, rintraccia anche le proprie lontane origini.
In mostra presso la galleria bolzanina, venti opere, scatti in bianco e nero, tutti contraddistinti dalle forme sinuose tipiche del lavoro di Sunday. I ritratti di uomini e donne abitanti delle foreste del bacino del Congo e del deserto del Sahara vengono trasformati attraverso la riflessione negli specchi, subendo una serie di deformazioni che ne allungano le figure, curvandole in forme armoniose, che ne trasfigurano le immagini, conferendo loro un forte carattere onirico. L’estremo allungamento delle forme infatti richiama alla mente una lunga tradizione, pensiamo all’esempio forse più celebre, l’Incubo di Füssli, che sul finire del diciottesimo secolo, sembrava aprire precocemente una finestra sull’inconscio, quando nella realtà non faceva altro che ispirarsi alle rappresentazioni legate alla tradizione del folklore popolare.
Sunday ha iniziato la propria attività espositiva nel 1985; tra le sedi che hanno ospitato sui lavori compaiono la Photo Center Gallery di New York, l’Exploratorium Museum di San Francisco, The Museum of Fine Arts di Houston e The UC Berkeley Art Museum.