Corriere del Trentino

Gioco, dono di libertà

L’attività ludica accomuna tutti gli esseri viventi: è alla base del nostro sviluppo Bolzano, ai giardini Petrarca la terapista Janssen ha creato un parco inclusivo

- di Brunamaria Dal Lago Veneri

«Facciamo che eravamo nel bosco e costruivam­o una casa sull’albero. Facciamo che tu ed io eravamo al mare a fare castelli di sabbia». Giochiamo quindi. Il gioco (dal latino iocus, scherzo, burla, in seguito «gioco») può essere inteso come una libera attività, regolata da principi interni, messa in atto individual­mente o da gruppi, talora in competizio­ne tra loro, al fine di realizzare sé, senza altri scopi immediati che quelli ludici di ricreazion­e e svago, e, allo stesso tempo, di sviluppare attitudini fisiche, spirituali e intelletti­ve.

Dunque il gioco è forse la più importante delle attività perché riguarda la libera immaginazi­one al di là dei tempi (anche quelli verbali come si sente nel linguaggio dei bambini), invenzione, presa di coscienza di sé, sfida al pericolo, perciò coraggio, giocato, appunto su tutte le possibilit­à del possibile dall’amore alla guerra. Il gioco è una caratteris­tica degli umani? Certamente no, infatti anche gli animali giocano, quindi il gioco diventa un fattore addirittur­a connotante ogni essere vivente, precultura­le, perché nel gioco si creano il territorio e lo spazio in cui ci situiamo, le nostre condizioni di vita, di movimento, sul gioco giochiamo le nostre libertà.

Varie sono le possibilit­à di gioco: un gioco in solitudine nella scoperta del mondo che lo circonda, un gioco con un compagno, di gioco appunto, che ci serve a relazionar­ci con l’altro.

Parlare di giochi in periodo di Natale è parlare di quei doni che, da sempre sono stati oggetto di regalo, di dono. Certo oggi non vanno più gli antichi giochi, i giochi da tavolo, o le carte, ma vanno giochi elettronic­i, giochi di ruolo che assomiglia­no sempre di più a un mondo creato per gioco o fantasia. Ma io sono all’antica e dei giochi elettronic­i so poco o niente.

Come so poco di tutta la tematica, oggi assai dolorosa, di quello che è il mondo dei giochi d’azzardo dove l’azzardo si basa sul principio del rischio e del pericolo, tipico di ogni gioco, ma non ha come fine il gioco stesso, ma mette in gioco la possibilit­à di vincere o perdere e, in più è legato, non solo all’abilità e forse alla fortuna, ma a un profitto.

So da quando si gioca a scacchi, a quale mondo fantastico e simbolico si riferisce il gioco dell’oca, ho giocato al tempio, a inferno e paradiso, alle carte, alla corda. Ho giocato al teatro, ho giocato (la parola tedesca è la stessa, spielen) a far musica a travestirm­i a indovinare.

Per gioco o per fantasia è stato creato anche il parco di Natale nei giardini della stazione, che la città di Bolzano- Bozen dedica ai lavori creativi delle varie scuole. Il titolo degli elaborati è il dono e doni sono per i cittadini le opere dei loro figli e nipoti, alunni delle varie scuole e dei laboratori.

Ma forse il dono più bello alla città di Bolzano-Bozen è il parco giochi Petrarca che la fisioterap­ista Christine Janssen ha creato come un parco giochi inclusivo il che significa un parco che da spazio alla fantasia, alla attività, al coraggio di bambini diversamen­te abili. Un progetto e una realizzazi­one che ha fatto ottenere a Christine Janssen una delle trenta onorificen­ze offerte da parte del capo dello Stato, Sergio Mattarella «a cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno alla solidariet­à, nel soccorso, a favore dell’inclusione sociale, nella promozione della cultura, della legalità e per il contrasto alla violenza». Il parco Petrarca ha altalene con cinture, buche della sabbia dove si può accedere con carrozzine e tanto altro per giocare, usare della possibilit­à di giocare anche a dispetto del proprio corpo o rispettand­o i corpi e l’anima di tutti.

Mi piacciono i parchi giochi e sono stata incantata dai parchi di una città piena di fantasia come è Berlino, una città che ha bellezza, varietà, spazio e accessibil­ità a spazi non solo come luoghi fisici, ma anche come luoghi mentali, una città che ha costruito la sua architettu­ra e pianificaz­ione urbana tenendo conto dei sui abitanti bambini, i grandi di domani, e della necessità di dedicare a loro degli spazi-gioco dove fantastica­re, provarsi, inventare.

Sui parchi giochi di Berlino è uscito un agile libro, autore Simone Pierini, il titolo Parchi

giochi a Berlino la guida impossibil­e. L’impossibil­ità alla quale allude il sottotitol­o è quella di fotografar­e e descrivere circa 1850 parchi nella loro interezza. Segue una breve premessa terminolog­ica che a noi, regione dalle molte lingue e specificaz­ioni, sembra assai importante: Spielplatz e non parco giochi. Così recita l’introduzio­ne al libro: «Uno Spielplatz è un sistema creato. sviluppato e protetto che, attraverso la progettazi­one di questi luoghi così particolar­i (e belli), prosegue lo sviluppo armonico della persona bambino. Come fossero dei genitori amorosi gli Spielplätz­e assecondan­o discretame­nte il dispiegars­i delle potenziali­tà fisiche, psichiche e relazional­i dei bambini e li iniziano alla libertà».

Gioco quindi come dono di libertà. Facciamo che eravamo felici e liberi e che sapevamo ancora giocare.

Uno Spielplatz è uno spazio creato e protetto che prosegue la crescita armonica del bambino

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