UN ANTIDOTO ALLA SOLITUDINE
In piazza Duomo, a Trento, è stata allestita una riproduzione della Natività a grandezza naturale. Al centro della scena, a vegliare sul Bimbo, c’è Maria di Nazareth. Maria è un vero cardine per la religione cristiana. Non a caso alla sua persona sono legati alcuni dogmi: la verginità necessaria per fondare la natura divina di Gesù; la maternità divina perché Dio nasce da una donna nello stesso modo di tutti gli altri essere umani; l’immacolata concezione perché Maria è immune dal peccato originale; l’Assunzione in cielo.
In un libro di recente edito dal Mulino, dal titolo «Maria di Nazareth. Storia, tradizioni, dogmi», la studiosa Adriana Valerio ricostruisce la parabola umana e l’indiscusso successo di questa figura. Maria di Nazareth è adorata dai cristiani d’oriente e occidente. A lei sono dedicati molti santuari e un’imponente iconografia. È un ponte tra culture se è vero che il Corano le riserva l’intera Sura XIX e che santuari mariani esistono in molti Paesi di area musulmana.
Maria di Nazareth ha accompagnato la storia della spiritualità occidentale, è stata usata dai potenti come simbolo dell’ortodossia romana (intere nazioni sono state consacrate alla Vergine), a lei molti si sono totalmente affidati (si rammenti il «Totus Tuus» di Giovanni Paolo II). Anche il femminismo ha dovuto occuparsene: Maria è modello di oppressione o di liberazione? Adriana Valerio suggerisce l’ipotesi che una simile figura risponda al bisogno profondo di essere accolti, nutriti e protetti.
Essere accolti comporta molte cose: venire accettati per quello che si è, riscuotere approvazione per quello che si fa, entrare a fare parte della comunità, trovare conforto nel momento del disagio, ricevere sostegno nell’azione, sentirsi al sicuro perché curati e accompagnati.
Il Natale è un momento propizio per mettere a fuoco gli interrogativi che nascono dalla nostra essenza più intima. La fede, per molti, è proprio la risposta a quelle domande. Ma gli interrogativi sulla ricerca di senso non hanno mai e per nessuno un approdo definitivo. La scena della Natività ricostruita in piazza Duomo ha la funzione di riproporre a tutti i quesiti di fondo della nostra esistenza.
La centralità di Maria, nel suo simboleggiare l’accoglienza, è l’antidoto alla solitudine e all’isolamento di chi è accolto ma anche di chi accoglie: una risposta possibile alla povertà materiale e del pensiero.