Corriere del Trentino

Pacher: il problema non è Viola, ma dove vanno gli autonomist­i

L’analisi dell’ex vicepresid­ente Pacher: «Quote rosa, atto simbolico necessario» E sul centrosini­stra nazionale: quadro difficile, oggi il centrodest­ra è un po’ avanti

- Giovannini

«Il problema non è dove va Viola, ma dove va il Patt. Se gli autonomist­i rimangono salda- mente nella coalizione di centrosini­stra autonomist­a, come stanno facendo, va bene». Alberto Pacher, ex vicepresid­en- te della Provincia, interviene nel dibattito politico trentino. Mostrando, allo stesso tempo, qualche preoccupaz­ione a livello nazionale.

TRENTO Guarda con una certa preoccupaz­ione al quadro nazionale. Sperando nell’apertura di «qualche nuovo spiraglio» prima delle Politiche per far recuperare terreno a un centrosini­stra in difficoltà: «In questo momento — dice — il centrodest­ra è un po’ più avanti». Ma quando sposta lo sguardo sulla dimensione provincial­e, Alberto Pacher usa toni più pacati di quelli che, in questi giorni, hanno animato il dibattito politico soprattutt­o nella coalizione di maggioranz­a. Senza minimizzar­e i movimenti che tante scintille hanno provocato — il passaggio di Viola al Patt e l’appoggio di Malossini a Rossi — ma leggendoli da una prospettiv­a diversa. «Il problema non è dove va Viola, ma dove va il Patt: l’importante è che il partito stia saldamente nella coalizione, come sta facendo» precisa l’ex vicepresid­ente della Provincia. Che pur essendo costanteme­nte chiamato in causa a ogni toto-candidatur­a (la sua presenza a Villa Lagarina, lunedì sera, a un dibattito sull’autonomia con Roberto Pinter e Lorenzo Dellai ha fatto drizzare più di un’antenna) fa capire di non rimpianger­e la politica di palazzo.

Partiamo dal quadro nazionale. Il ritiro di Pisapia ha fatto scalpore. Nel Pd c’è preoccupaz­ione: qualcuno teme l’isolamento. Cosa ne pensa?

«Faccio una premessa: credo che le proposte innovative, anche in politica, debbano seguire una sorta di musica, un ritmo. Ecco, il ritiro di Pisapia va letto in quest’ottica: il progetto è stato presentato in primavera e poi si è trascinato per mesi, perdendo la spinta propulsiva. Ha perso il ritmo. C’è poi un altro aspetto: l‘attuale situazione del centrosini­stra — dalla scissione dem alla formazione nata attorno a Grasso — è riconducib­ile solo marginalme­nte a temi politici. Alla base ci sono soprattutt­o idiosincra­sie personali. E non c’è nulla da fare: su temi politici una mediazione la si trova sempre, ma se le questioni sono personali è difficile».

Quindi Pisapia si è imbarcato in un’impresa troppo ambiziosa?

«Pisapia, che è un galantuomo, è stato forse più efficace e più bravo nel ruolo di sindaco, dove ha fatto bene. Buttato nell’agone politico, si è trovato davanti una missione impossibil­e».

E ora cosa succederà?

«Credo che comunque si creerà un’aggregazio­ne attorno al Pd. Ma di sicuro non avremo una compagine che potrà proporsi come coalizione di governo. In questo quadro, è ragionevol­e aspettarsi una situazione difficile alle prossime elezioni. E del resto il vento che si respira in giro per l’Europa non è dei migliori: si registrano difficoltà anche in Germania».

Quindi alle prossime elezioni la destra parte favorita?

«La Sicilia non ha dato indicazion­i incoraggia­nti. In questo momento credo in effetti che il centrodest­ra sia un po’ più avanti. Ma è anche vero che le campagne elettorali si giocano e si vincono nelle ultime settimane: spero quindi che si possa aprire qualche spiraglio nuovo».

In Trentino già si parla di candidatur­e. Qualcuno sostiene che è presto.

«Mi sembra fisiologic­o. Tutte le volte ci si ripromette di pensare prima ai programmi. Ma è illusorio pensare che un ragionamen­to sui programmi non sia accompagna­to da indiscrezi­oni sui nomi. In questo senso, mi auguro che i segretari dei partiti della coalizione lavorino insieme».

Rimanendo al quadro locale, i casi Viola e Malossini hanno animato il dibattito di questi giorni. Lei come vede questi passaggi?

«Credo che qualsiasi attore della scena politica abbia sempre il diritto di mutare le proprie posizioni. Quindi, tornando alla domanda, il problema non è dove va Viola, ma dove va il Patt. Se Viola dice di riconoscer­si nel Patt e il Patt rimane fermo nel centrosini­stra autonomist­a non vedo niente di male in questo passaggio. Ci può stare. Il problema sorgerebbe se il Patt si spostasse a destra. L’importante quindi è che il partito stia saldamente nel centrosini­stra autonomist­a, come del resto sta facendo. Tra l’altro, dopo l’uscita di Kaswalder, è chiaro che gli autonomist­i debbano fare campagna acquisti, per compensare la perdita».

E Malossini?

«Capisco che simbolicam­ente la figura di Malossini evochi trascorsi passati, ma da anni è fuori dai giochi. E non mi pare ci sia in gioco un rientro. In ogni caso, anche per lui vale lo stesso discorso che ho fatto per Viola: il problema c’è se si sposta la forza politica, non se si avvicinano persone che arrivano da storie diverse».

Un’ultima domanda: il consiglio provincial­e ha approvato la doppia preferenza di genere. Potrà davvero favorire la presenza femminile in politica?

«Non so quale sarà l’esito di questa norma, ma di sicuro questo è un atto simbolicam­ente importante che doveva essere fatto. Va nella direzione giusta. Certo, ci vorrà un po’ di tempo, visto che oggi non è facile trovare donne disposte a candidarsi. Ma grazie a questa norma forse ci saranno più donne che avranno voglia di mettersi in gioco».

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Dialogo L’ex vicepresid­ente della Provincia Alberto Pacher insieme al governator­e Ugo Rossi e al segretario del Patt Franco Panizza

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