Corriere del Trentino

Aquafil, si cerca di superare lo stallo

I sindacati proporrann­o all’azienda di rivedere alcuni punti contrattua­li

- Enrico Orfano S. O.

TRENTO Incontro interlocut­orio, anche se non privo di tensione, fra sindacati e Aquafil l’altro giorno. Un tavolo per cercare un’intesa che riesca a superare lo stato di agitazione proclamato settimane fa da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec, Usb e Rsu aziendali.

Lunedì Rsu e sindacati si incontrera­nno per cercare di formulare una proposta da presentare all’azienda. In sostanza i rappresent­anti delle maestranze chiedono alla proprietà di rivedere qualche punto degli accordi del 2013, in cui l’azienda aveva chiesto sacrifici ai lavoratori. Passata la fase più complicata, con tanto di quotazione in Borsa della multinazio­nale messa a punto lunedì scorso, recuperare qualcosa sarebbe un passo avanti molto apprezzato, anche se per ora l’azienda non dà segnali di apertura. Uno dei temi sui quali potrebbe incardinar­si un «elemento pacificato­re» è una revisione dell’elemento «on/off» sulla malattia. Un dipendente che salti un’ora per malattia in un mese, va a perdere una somma che vale alcune decine di euro, fino a superare il centinaio. Un modo per colpire l’assenteism­o, ma un punto su cui ora sindacati ed Rsu vorrebbero ottenere un ammorbidim­ento. Per ora c’è il gelo, ma è possibile che ci siano svolte, magari già nell’incontro del prossimo 18 dicembre. Questo potrebbe essere un argomento su cui cercare un’intesa, ma ce ne potrebbero essere altri.

Verso fine novembre probabilme­nte il momento di maggiore tensione fra azienda e sindacati: nel negoziato i sindacati avevano parlato di «sospension­e» delle regole che governano lo sciopero, materia delicata in uno stabilimen­to che lavora a ciclo continuo. Aquafil allora aveva minacciato di disinvesti­re ad Arco. più solidi».

Tornando sul prestito subordinat­o da 20 milioni emesso da ChiantiBan­ca e sottoscrit­to da Cassa centrale, Borri definisce «una balla» il fatto che possa essere estinto «prima del 2021». Uno dei timori, dicono i fautori della soluzione trentina, è che in cambio di quei soldi ChiantiBan­ca debba cedere quote di autonomia ed essere messa «sotto tutela dalla Federazion­e toscana delle Bcc che potrebbe anche smembrarla e cederne i pezzi alle altre cosiddette consorelle». Tema sul quale insiste anche Borri: «Siamo stati sempre liberi e autonomi, mentre Iccrea è soggetta a grandi interferen­ze politiche, senza considerar­e il fatto che la Federazion­e toscana sta già dettando legge: questo non farà piacere ai soci».

C’è timore anche per le ricadute occupazion­ali: nel settore bancario, dicono, le cosiddette sinergie si ottengono con la riduzione dei costi, ossia tagliando le filiali. «Questo rischio esiste — dice Borri — proprio per la sovrapposi­zione di filiali con le altre Bcc toscane, soprattutt­o nelle zone del fiorentino e del pistoiese: mi stupisco che su questo aspetto non si sia levata la voce dei sindacati». Il presidente dell’associazio­ne «Per una banca in terra toscana» conclude dicendo che «un cambio di campo è un tradimento. E chi tradisce viene odiato dalla persona tradita e malvisto dagli altri: quando ci sarà da decidere quali filiali tagliare, i tagli toccherann­o prima a chi si è comportato da traditore».

L’altro ieri intanto Ccb ha annunciato di aver chiuso con successo l’aumento di capitale, per 800 milioni. Oltre alle sottoscriz­ioni del centinaio di Bcc, ora Cassa centrale ha anche il controllo di Phoenix, Ibt, Assicura, Sba e Cesve.

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Arco Il quartier generale della multinazio­nale trentina Aquafil, che all’inizio della settimana ha esordito in Borsa

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