Cheap Wine ed è rock
Dreams tour La band sarà giovedì a Selva di val Gardena poi a Trento Diamantini: «I sogni aiutano a porsi degli obiettivi, a guardare avanti»
Il tour di «Dreams» dei pesaresi Cheap Wine arriva finalmente in regione con il concerto di giovedì al Kronestube di Selva di Val Gardena (inizio concerto alle ore 21). La band marchigiana formata da Marco Diamantini (voce, chitarra e armonica), Michele Diamantini (chitarre), Alan Giannini (batteria), Alessio Raffaelli (tastiere) e Andrea Giaro (basso) torna dal vivo nella località altoatesina per presentare le canzoni dell’ultimo album uscito a ottobre. Vent’anni di carriera orgogliosamente indipendente e un rock senza compromessi cantato in inglese sono il biglietto da visita di una band che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante in un Paese che guarda con diffidenza questo genere musicale.
Nati a metà degli anni Novanta prendono il nome da una canzone dei Green On Red e il grande Steve Wynn, leader dei Dream Syndicate, ha avuto parole di elogio per l’ep di esordio Pictures (1997). Vent’anni dopo, Dreams regala un gruppo in forma smagliante al termine di una trilogia cominciata con Based On Lies (2012), proseguita con Beggar Town (2014) e intervallata dal delizioso live Mary And The Fairy (2015). Ne abbiamo parlato con il front-man Marco Diamantini, cantante e autore di tutti i testi della band, che a febbraio sarà anche in Trentino con una doppia data alla Bookique di Trento e al Poldo di Predazzo.
Cosa rappresenta «Dreams» all’interno del vostro percorso musicale e come avete vissuto l’esperienza di crowdfunding legata a questo album? «Dreams chiude una trilogia particolarmente autobiografica
dal punto di vista dei testi. Based On Lies era la fotografia di uno shock dopo un licenziamento lavorativo, mentre Beggar Town testimoniava il tentativo di rialzarsi dopo aver preso atto della nuova situazione. Dreams è la reazioscomparso ne, la via d’uscita grazie alle persone che ti stanno intorno, famiglia in primis, e i sogni che aiutano a porsi degli obiettivi e guardare avanti. Per quanto riguarda i suoni ci sono stati cambiamenti importanti nel senso che è quasi il pianoforte in favore di tastiere e synth. Ogni nostro disco vuole essere diverso dal precedente e siamo soddisfatti del sound attuale e dell’accoglienza ricevuta. Devo dire che rispetto al crowdfunding ero un po’ perplesso all’inizio ma non avevamo alternativa perché le nostre situazioni economiche non ci avrebbero permesso di realizzare l’album. Alla fine l’esperienza è stata molto bella perché al di là della cifra raggiunta abbiamo avvertito l’affetto e la partecipazione emotiva di tanta gente attorno a noi».
Sarete in regione in tre diverse occasioni: cambierà il concerto a seconda della location?
«Torniamo in posti dove abbiamo già suonato negli anni scorsi e direi che questo tour si adatta meglio a una dimensione teatrale. La base è data dai nuovi brani e dalle atmosfere che si respirano in Mary And The Fairy, poi la scaletta può essere soggetta a piccoli accorgimenti a seconda del luogo o del pubblico. L’importante è che la gente sia disposta ad ascoltare e in questo senso fin dalla prima data abbiamo avuto una risposta straordinaria».