Corriere del Trentino

Boato: «Rossi e Kompatsche­r decisivi Sostengano politicame­nte la strategia»

Prudente il professor Corni: «Consolidar­e dal basso i legami scientific­i»

- di Nicola Chiarini

«Sono favorevoli­ssimo all’ipotesi del rettore Paolo Collini». Non poteva essere diversamen­te per Marco Boato che condivise la primissima intuizione di Paolo Prodi, quasi mezzo secolo fa, per la nascita di un’università regionale. «Nel 1973 ero un giovane borsista — ricorda lo storico esponente ambientali­sta, primo rappresent­ante degli studenti nel 1970 —e ricordo che Paolo, che avevo conosciuto l’anno prima, lanciò quell’idea che, a me, parve geniale ma , forse, troppo avvenirist­ica per i tempi. A Bolzano l’idea allora non sfondò, anche per l’indisponib­ilità di Silvius Magnago che, pur grande figura politica, forse temeva di portarsi la contestazi­one in città, a 1968 ancora fresco. Poi, nei primi anni ‘90, nacque l’Eurac che aprì il percorso universita­rio in Alto Adige, ai tempi di Luis Durnwalder che, in un certo qual modo, recuperò l’intuizione avuta da Bruno Kessler nel 1962, con la fondazione dell’istituto trentino di cultura da cui partì la vicenda del nostro ateneo. Ora, dopo altri 25 anni, sembra che i tempi siano maturi».

E, dunque, per Boato è il momento che la politica e le istituzion­i accompagni­no il percorso. «Penso che presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatsche­r — continua — bene farebbero ad aderire a questa strategia innovativa. Credo, però, che se il rettore Collini ha condiviso questa riflession­e, qualche sondaggio lo abbia fatto e, dunque, sono ottimista che la marcia di avviciname­nto al traguardo possa cominciare». Le modalità del percorso sono delineate dalla legge Gelmini, entrata in vigore nel gennaio 2011, e Boato è fiducioso che gli organismi accademici procederan­no con armonia.

«Federarsi — sottolinea — vuole dire mettere insieme opportunit­à, strutture, programmi, profession­alità con beneficio per Trento e Bolzano, ma anche per Innsbruck nel percorso dell’Euregio. Il percorso non sarà magari breve, ma è certamente praticabil­e». Sulla praticabil­ità, invece, non nasconde le proprie perplessit­à Gustavo Corni docente a Trento e tra i massimi studiosi della Germania del Ventesimo secolo. «L’idea è buona — premette il professore ordinario di Storia contempora­nea —ma ne vedo difficile una declinazio­ne, anzitutto perché vanno chiarite le volontà politiche che, quantomeno da parte bolzanina, mi paiono più votate a preservare un’autonomia, senza dimenticar­e che, in Alto Adige, molti paiono guardare più a Innsbruck che al nostro ateneo».

Questo, però, non significa che vi sia chiusura. «Piuttosto — rilancia — cerchiamo di arrivarci consolidan­do i legami scientific­i e gli intrecci didattici dal basso. In questo modo sarà più facile armonizzar­e i percorsi, tenendo conto delle peculiarit­à. Bolzano, per esempio, ha investito soprattutt­o sui percorsi scientific­i e pratici, noi abbiamo una forte propension­e anche verso la ricerca umanistica». In parallelo, va studiata un’armonizzaz­ione degli ordinament­i. «Un’opportunit­à per dare gambe forti all’Euregio — osserva ancora — non nascondend­oci, però, le difficoltà che vi potranno essere. Abbiamo, peraltro, avviato un corso di laurea in musicologi­a in condivisio­ne con Innsbruck, ma non è sempre semplice armonizzar­e sistemi diversi». Boato pensa, però, che dalla lezione di Paolo Prodi si possano trarre insegnamen­ti validi per superare le difficoltà che, pure, riconosce.

«Prodi — riprende — ha sempre mostrato grande attenzione a quel che si muoveva nel territorio e al dialogo con i giovani. Non a caso, quando lanciò l’idea del ponte tra Trento e Bolzano, tra i primi con cui si riferì c’erano due ragazzi brillanti come Carlo Bertorelle e Alexander Langer, con l’obiettivo di fornire un retroterra al percorso anche nel mondo studentesc­o, oltre che tra le diverse comunità linguistic­he».

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Entusiasta Marco Boato
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Cauto Gustavo Corni

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