Corriere del Trentino

LA TRENTINITÀ SCOMBUSSOL­ATA

- di Marco Brunazzo

L’entrata in vigore della nuova legge elettorale, come si evince anche dal dibattito in corso, ha scompagina­to le strategie di un po’ tutti i partiti trentini. La novità, come si sa, vede l’introduzio­ne di un sistema misto identico per l’elezione dei membri della Camera e del Senato. Alla Camera, 232 onorevoli sono eletti con il maggiorita­rio e 386 con il proporzion­ale; al Senato, 116 senatori sono eletti con il maggiorita­rio e 193 con il proporzion­ale. Il resto dei parlamenta­ri appartiene alla circoscriz­ione estera.

Fin qui tutto bene, se non fosse che difficilme­nte tale accorgimen­to elettorale (applicato a un sistema di partito tripolare) produrrà una maggioranz­a chiara. Con ogni probabilit­à, il periodo post-voto sarà segnato dai negoziati tra le forze politiche per l’identifica­zione del capo del governo, dei suoi ministri e della necessaria maggioranz­a.

Non è tuttavia la formula elettorale che ha complicato le carte dei partiti trentini, quanto piuttosto il fatto che la legge introduce importanti soglie di sbarrament­o e che le coalizioni devono essere uniche a livello nazionale. Detto altrimenti, un partito locale (per quanto forte) ha poche o nulle possibilit­à di vedere eletto un proprio candidato, a meno che non aderisca a una coalizione nazionale. Come è giusto che sia, sono stati introdotti meccanismi specifici per salvaguard­are le minoranze linguistic­he, ma ciò si applica unicamente Bolzano.

Il problema trentino è presto inquadrato: dopo anni in cui la territoria­lità era diventata il mantra di molti (se non di tutti) i partiti, adesso le forze politiche devono mischiarsi con dinamiche che trascendon­o il territorio provincial­e. Mi spiego meglio. In Trentino, l’autonomia ha favorito l’affermarsi di un sistema partitico in parte diverso da quello nazionale. Si pensi alla Dc, che non è mai stata solamente la disarticol­azione di quella nazionale. E si pensi, più di recente, all’innovazion­e rappresent­ata dalla Margherita o al lungo dibattito sui rapporti tra Pd trentino e romano. Proprio in virtù di tali peculiarit­à, il Trentino è stato visto come un laboratori­o politico. La nuova legge elettorale scombussol­a le carte. Non cancella tout court le dinamiche politiche locali, ma le costringe a fare i conti con il quadro nazionale. Inoltre ci ha fatto riscoprire un passaggio chiave: l’autonomia non si difende solo a Trento ma anche, e soprattutt­o, a Roma.

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