Rsa, musei, asili Altro anno di contratto per 400 precari
Fp Cgil: soluzione tampone solo per un anno
Un anno ulteriore di contratto per 400 precari di case di riposo, musei, servizi educativi in scadenza. Ieri in Apran siglata la soluzione tampone con Fp Cgil che chiede soluzioni strutturali.
Un gruppo di 400 precari TRENTO che lavorano in case di riposo, servizi educativi e musei rischiava di perdere il posto. Ieri in Apran sindacati ed ente pubblico sono riusciti a trovare un soluzione che prolunga la loro permanenza per un anno.
«Da mesi, la Fp Cgil del Trentino sollecita la politica sui dipendenti pubblici a tempo determinato: un esercito di 400 persone al lavoro spesso da decenni e talvolta costretti anche a essere sballottati da un ufficio all’altro con rinnovi che – solo per fare un esempio – rendono difficile pensare a comprare casa o avere figli. Ieri la contrattazione in Apran, dove per la Fp Cgil erano presenti Stefano Galvagni e Patrizia Emanuelli, ha consentito di trovare una scappatoia per far respirare alcuni di loro per un altro anno, fino alla fine del 2018» scrive il sindacato.
Per Fp Cgil si tratta di «una soluzione solo temporanea, niente di più. Serve un intervento legislativo che non è ancora arrivato. Tra due giorni sarà approvata la Finanziaria e ci rivolgiamo a tutti gli attori coinvolti in questo passaggio: si trovi nell’immediato la copertura per garantire lo svolgimento di questo anno di lavoro, ma poi si trovi una soluzione strutturale».
Il problema, ormai noto, prende le mosse dall’applicazione del Job’s act, secondo il quale tutti quelli che raggiungono i 36 mesi di lavoro non possono più essere prorogati. «A queste persone va data una risposta: con le stabilizzazioni dirette e coi concorsi; nelle more dell’espletamento dei bandi allora è accettabile attivare le deroghe al Job’s act, con prolungamento dei tempi di servizio» dice la Fp.
Spiega Giampaolo Mastrogiuseppe: «Tra un anno rischiamo di essere daccapo. Parliamo di centinaia di persone al lavoro soprattutto nelle case di riposo, nei comuni per i servizi educativi, in Provincia in particolare per i musei. Lavoratori che, sparsi su varie istituzioni, fanno meno notizia, ma che concentrati rappresentano qualcosa di paragonabile all’azione di una multinazionale che manda a casa 400 persone».
Problema, quello dei 36 mesi, che ovviamente coinvolge anche il privato.