Fbk investe sull’intelligenza artificiale: aiuterà l’uomo
Calano le risorse garantite dalla Provincia. Crescono i canali di autofinanziamento
La priorità per la Fondazione Bruno Kessler è investire nella ricerca sull’intelligenza artificiale come chiave per tutela di salute e ambiente, qualità della vita, sviluppo di meccatronica e industria 4.0. «L’intelligenza artificiale — spiega il presidente Francesco Profumo — non sostituirà la persona, ma gli sarà di supporto».
TRENTO Creare un sistema che permetta ai medici di prescrivere un’app per il monitoraggio di pazienti affetti da diabete di tipo uno, diffondere in Trentino la cartella digitale dello studente, elaborare nuove soluzioni per monitorare la qualità dell’ambiente interno e della vita residenziale. In due parole, intelligenza artificiale. Ma di nuova generazione: «Non sostitutiva dell’uomo, come per anni è stata considerata, bensì di ausilio» sottolinea il presidente della Fondazione Bruno Kessler, Francesco Profumo. Tanto che a Povo hanno deciso, «facendo sintesi della propria storia», di dedicarle il 2018 e di farne il fil rouge del piano strategico, adottato per la prima volta da Fbk e ancora un unicum in Italia, che definisce strategia e obiettivi per i prossimi dieci anni.
L’idea di fondo è che l’intelligenza artificiale possa aiutare ad affrontare le grandi sfide del futuro e a migliorare la vita delle persone: ecco allora che i principali ambiti di investimento del prossimo decennio saranno la salute, la qualità della vita in città, la meccatronica e l’industria 4.0, la sostenibilità ambientale ed energetica e la grande scienza (in cui servirsi dell’intelligenza artificiale per aiutare l’uomo a scoprire i segreti del mondo e le questioni aperte della fisica).
Per farlo la Fondazione Bruno Kessler investirà in apparecchiature scientifiche (nel campo, ad esempio, delle quantum technologies) 2,5 milioni di euro nel 2018, 2,9 nel 2019 e 3,9 nel 2020, mentre gli investimenti per la ricerca (dai dottorati alla doppia filiazione con l’università di Trento) aumenteranno dagli 1,8 milioni di euro del 2017 ai 2,5 del prossimo anno, ai 3 del 2019 per arrivare ai 3,3 del 2020.
Senza dimenticare il personale, inserito alla voce «costi», per cui dai 18,3 milioni di euro del 2015 si arriverà a spenderne 21,6 per il prossimo triennio.
Il tutto in un quadro di contrazione delle risorse pubbliche: il trasferimento dalla Provincia al centro di ricerca dai 20,3 milioni di euro del 2015 si assesterà, infatti, sui 18,7 per il prossimo triennio. Ma Profumo sottolinea «l’aumentata capacità della Fondazione di ottenere risorse» dall’esterno, ovvero dalle agenzie pubbliche europee e nazionali e dalle aziende, attraverso contatti commerciali: «Stiamo diventando sempre più un soggetto in grado di fare ricerca e di saperla trasferire» chiosa il presidente. In questo senso, col supporto di Hit, Fbk cofinanzierà i risultati di ricerche che sono stati protetti da brevetto per portarli a una valorizzazione. E infatti i 13 milioni del 2015 si prevede diventeranno 15,9 nel 2018, 16,1 nel 2019 e 16,3 nell’anno successivo. A questo si aggiungeranno anche 8 milioni derivanti dal Fondo europeo di sviluppo regionale e 3,5 dal «tesoretto» accantonato dalla Fondazione. Lo sguardo, si diceva, è lungo: ma se il piano strategico ha come orizzonte il 2027, c’è un’altra scadenza per la quale Fbk si sta «allenando per diventare attore primario». Nel 2021, infatti, prenderà il via in Europa il nono programma quadro per la ricerca che seguirà Horizon 2020 «e la metrica cambierà completamente» ammonisce Profumo. «Le scienze sociali saranno sempre più interlacciate con l’innovazione». Il mantra, insomma, sarà l’«innovazione sociale». Ma il nuovo piano strategico del polo delle scienze umane e sociali di Fbk sarà pronto solo al termine del primo semestre del 2018 («Per condividerlo con il nuovo direttore dell’Irvapp che prenderà servizio il primo gennaio» sostiene Profumo).
Per uno studioso che arriva (anzi, due, con Piero Angela che sarà a Povo il 19 marzo per la VI Bruno Kessler Lecture), un altro lascerà il suo incarico: col prossimo anno Oliviero Stock, già direttore dell’Irst dal 1997 al 2001, «andrà in pensione» annuncia il presidente. «Diminuirò l’attività — dice lui — ma continuerò a collaborare, anche se il modo è ancora da definire».
Il presidente Stiamo sempre di più diventando un soggetto capace di fare ricerca e trasferirla