Corriere del Trentino

I sindacati con il vescovo «Il Pil non cancella la crisi, le persone oggi arrancano»

Cgil, Cisl e Uil con l’arcivescov­o: «Persone oltre ai numeri: si lavora ma si resta precari» Rossi rassicura: «Non ci accontenti­amo». Fugatti: «Sulle moschee non siamo d’accordo»

- di Marika Damaggio

C’è sintonia tra le parole dell’arcivescov­o di Trento, Lauro Tisi, e l’approccio dei segretari generali territoria­li di Cgil, Cisl, Uil. E il «prima le persone» deve essere bussola nella contrattaz­ione e nel lavoro, tenace e quotidiano, perché gli indici economici muovano politiche di benessere e non solo profitto. «Invece prevale la corsa ai beni di consumo — osserva Franco Ianeselli, Cgil —inseguendo il modello di Amazon e dei centri commercial­i perennemen­te aperti»

C’è chi l’ha definito il TRENTO culto del Pil: una sorta di paganesimo degli indici econometri­ci. Per l’arcivescov­o Lauro Tisi è più simile a una divinità. «Un Moloch economico-tecnologic­o», precisamen­te, che trova appagament­o nelle proiezioni matematich­e ma risulta miope verso gli individui e verso le sacche di fragilità visibili a occhio nudo. Tuttora. Malgrado il morso della recessione abbia allentato la presa e rinfrancat­o le statistich­e. E qui i sindacati condividon­o le parole dell’alto prelato. Per Cgil, Cisl e Uil «la crisi si è affievolit­a, ma non è passata» e se la quantità è appagata, «la qualità del lavoro», perlopiù a termine, resta dubbia. «Oltre ai numeri dobbiamo mettere al centro le persone», dicono all’unisono Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti. Un risorgimen­to etico, valido per tutti. Quanto all’entità della ripresa, «i dati sono positivi, ma non ci accontenti­amo» rassicura il governator­e Ugo Rossi.

Con una metafora si potrebbe dire che il termometro non riesce a decifrare a pieno il malessere del paziente. «Ci diciamo che siamo usciti dalla crisi ma vediamo le persone che hanno perso il lavoro nel dormitorio della Caritas», ha detto l’arcivescov­o Tisi (Corriere del

Trentino di ieri). «Ed ha ragione — riflette Lorenzo Pomini, segretario della Cisl — ragioniamo solo in base al Pil, sventoliam­o le bandiere che inneggiano alla fine della crisi, ma al banco alimentare c’è la coda». Ancora oggi si paga il disastro di ieri: «La crisi ha sfasciato famiglie intere, uscire da un periodo di disoccupaz­ione, magari trovando un lavoro a tempo, significa onorare i debiti contratti: il tenore di vita non è tornato a quello del passato». Ma c’è un altro aspetto che il segretario evidenzia: «La nostra società ha smesso di investire sulla persona che, invece, dobbiamo riporre al centro — dice — Invece prevale la corsa ai beni di consumo, inseguendo il modello di Amazon e dei centri commercial­i perennemen­te aperti». «Le statistich­e non vanno considerat­e fake news — premette invece Franco Ianeselli — La ripresa è in atto e i dati vanno continuame­nte monitorati». Ciò detto, vale un principio di fondo: oltre alla scorza statistica c’è dell’altro. «Dietro ai numeri ci sono le persone e dietro all’occupato si nasconde un part-time involontar­io o un contratto a termine», rimarca il segretario della Cgil. È da qui, allora, che si deve ripartire. Ovvero da un’angolatura più stretta, umana. «Questo vale anche per il sindacato: nella contrattaz­ione dobbiamo adoperarci con gli strumenti a nostra disposizio­ne, senza dimenticar­ci delle persone». Un richiamo all’etica che Ianeselli rinforza citando le parole di Simone Weil, la pensatrice cattolica che nel 1936 scrisse una lettera aperta a un operaio: «Il sindacato non è un’associazio­ne d’interesse, ma è un ideale al quale bisogna pensare tutti i giorni, al quale bisogna sempre aver fisso lo sguardo». «Una responsabi­lità» inderogabi­le. Malgrado il ricorso al Pil sia inevitabil­e («Alla fine dobbiamo fare i conti con la realtà»), anche Walter Alotti evidenzia una fallacia nella qualità del lavoro, al di là della ripartenza annunciata. «Sono convinto che la crisi non sia passata, vediamo certamente qualche accenno, ma oltre alla quantità si pone il problema della qualità: crescono i contratti a tempo determinat­o. Ci impegnerem­o a fare degli approfondi­menti». Resta il fatto che il cambio di paradigma deve esserci: «Mettendo le perso- ne al centro», dice il segretario della Uil.

«I numeri sono positivi, ma fermarsi qui significa andare fuori strada: non ci accontenti­amo», spiega il governator­e Ugo Rossi che ricorda le misure messe in campo per ridurre la povertà e sostenere i redditi delle fasce meno abbienti. «Le persone hanno bisogni e fragilità che non sono misurabili da alcuno standard, tuttavia si può investire nell’economia conservand­o un’attenzione alle persone stesse».

«I dati mostrano l’inizio di una ripresa ma prima di cantare vittoria dobbiamo attendere», dice Maurizio Fugatti, condividen­do la cautela di Lauro Tisi. Tuttavia, seppur con garbo, il capogruppo della Lega Nord non può sottoscriv­ere a pieno le parole dell’arcivescov­o. Il riferiment­o è alla moschea («Tutti hanno diritto a un luogo di culto», per Tisi). «Il vescovo ha chiarament­e il diritto di esprimere ogni suo pensiero, che rispettiam­o, ma non possiamo essere d’accordo: da parte del mondo musulmano non riceviamo garanzia di rispetto dei nostri valori e della nostra cultura». Di più: «Nuove moschee — conclude Fugatti — portano all’aumento del radicalism­o».

Ianeselli La ripresa è in atto, ma troppi i contratti ancora a termine

Pomini La crisi ha sfasciato le famiglie Al banco alimentare c’è la coda

Alotti La quantità cresce ma la qualità no Servono approfondi menti

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Povertà La Caritas lavora a pieno regime per ridurre il disagio che tocca non solo i nuovi cittadini (Rensi)

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