Corriere del Trentino

Patto Pd-Patt: Gilmozzi rassicura «Non faremo accordi al ribasso»

Duro Dellai: «Un’idea insana». Mellarini insorge: «Basta mercantegg­iare»

- Silvia Pagliuca

TRENTO «Dico solo tre parole: no, no e no. Non ci sarà nessun patto al ribasso con il Patt. Lo escludo categorica­mente». È infervorat­o Italo Gilmozzi. Le indiscrezi­oni su un possibile accordo di desistenza tra i dem e le Stelle Alpine (Corriere del Trentino di ieri) ha fatto saltare sulla sedia molti, anche nel suo partito. L’idea di rinunciare alla presidenza della Provincia, favorendo un Rossi bis in cambio di tre parlamenta­ri dem, non è piaciuta (quasi) a nessuno. Così, il segretario del Pd Trentino, è sceso in campo per chiarire: «Di un simile patto non esiste neanche l’ombra. Sarebbe controprod­ucente per tutti perché disoriente­rebbe in maniera irreversib­ile gli elettori». Il Pd, insomma, deve avere ambizioni diverse: «Dobbiamo riconquist­are il cuore degli elettori, ridare speranza ai trentini. E non lo possiamo fare parlando di strade o di accordicch­i». «Il Pd del Trentino — annuncia trionfalme­nte Gilmozzi — vuole pensare in grande e prospettar­e il sogno». Legittimo, dunque, chiedersi, se, fuor di metafora, «prospettar­e il sogno» significhi puntare alla presidenza della Provincia. Ma il segretario dribbla e chiama in causa un altro accordo, quello con l’Upt: «Ci stiamo investendo molto. È ciò che ci consentirà di rafforzare le coalizione e di ridare fiducia agli elettori». Quanto ai nomi, si vedrà. Anche per le più vicine politiche. «Faremo delle riunioni, valuteremo, mi esprimerò solo dopo il prossimo coordiname­nto provincial­e» — chiosa, consapevol­e del fatto che di carne al fuoco ce n’è parecchia: dal punto interrogat­ivo sul (temuto) collegio della Valsugana al destino incerto di Filippi e Nicoletti, la cui elezione potrebbe essere messa in difficoltà dalla possibile nuova lista centrista di Lorenzo Dellai. Anche se Gilmozzi confida di essere preoccupat­o più dallo scenario nazionale «visto il momento di difficoltà che sta vivendo il partito».

Intanto, però, è proprio l’ex governator­e a intervenir­e in maniera decisament­e piccata sul presunto patto tra Pd e Patt. «Ho confidato che il mio partito volesse sinceramen­te aprire una fase costituent­e, allo scopo di costruire un nuovo, autorevole soggetto politico di matrice popolare e civica. Ho caldeggiat­o e condiviso il documento comune tra Pd e Upt nella speranza che ciò potesse portare una ventata di visione e di progettual­ità nuove nella coalizione. Ma — scrive Dellai in una nota — le congetture che si sentono e si leggono con l’insana idea di barattare la presidenza della Provincia con qualche posto in Parlamento e la totale assenza di un dibattito politico vero, sia sulla situazione del Trentino che su quella nazionale, inducono a pensare che tali speranze siano piuttosto fragili e che i vertici dei partiti della maggioranz­a non abbiano la ben che minima percezione di ciò che si sta muovendo dentro la pubblica opinione». Un commento duro, che lascia intendere che qualcosa di più concreto rispetto al famoso patto potrebbe esserci. «Dellai — si difende Gilmozzi — non è del Pd, non sa su cosa stiamo lavorando. E se io, che sono il segretario, assicuro che non c’è nessun accordo in campo, può fidarsi». Ma, per quanti sforzi faccia Gilmozzi, il presunto patto ha creato anche altri malumori: «Non possiamo mercantegg­iare su questi temi. Non possiamo mettere nel calderone Provincia e Parlamento. È svilente per noi e per i cittadini» — chiosa da casa Upt, Tiziano Mellarini. E rincara: «diverso è ragionare avendo una visione d’insieme, lavorare per rafforzare la coalizione, discutere sui temi. Non per occupare poltrone». Linea che tiene anche rispetto al suo stesso futuro politico. «Dobbiamo cercare i migliori assetti, definendo criteri specifici per capire come muoverci. Sui collegi, poi, a fare la differenza sono le singole persone. Io, mi rimetto al volere del partito». E quanto alla presidenza della Provincia, conclude: «Dobbiamo individuar­e, in coalizione, la persona più giusta. Non si tratta di ridurre il tutto a un Rossi sì o a Rossi no, ma di intavolare un ragionamen­to più ampio, di contenuto e non di “mercato”».

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Ambizioni Il segretario dem afferma di lavorare per «realizzare il sogno»

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