Pagamenti posticipati, cantine colpite
La sofferenza dei produttori di vino. Toblino: saldo entro 30 giorni o niente bottiglie
Sono anche 120 i giorni in cui le cantine del Trentino Alto Adige incassano i corrispettivi di quanto venduto. Ma ci sono anche casi contrari come Cantina Toblino.
TRENTO Sono 100, anche 120 i giorni in cui le cantine del Trentino Alto Adige incassano circa il 30% dei corrispettivi di quanto venduto.
Colpa, soprattutto, del settore della ristorazione, ma ci sono anche casi contrari, come Cantina Toblino che ha scelto una politica aziendale molto rigida che ha portato a riscuotere le fatture del vino venduto entro i limiti di legge dei 60 giorni. Eccezioni che confermano la regola perché quello dei ritardi nei pagamenti, si sa, è un malcostume nazionale, nonostante l’articolo 62 della Legge 27/2012, che da cinque anni fissa il pagamento dei beni non deperibili a 60 giorni. Termine che, come spiega Marco Giuri dello Studio Giuri Avvocati, organizzatore di una serie di workshop itineranti sul tema del credito insieme ad Eurocredit Business Information, «di fatto, non rispetta nessuno. Dalla nostra esperienza, visto che abbiamo come clienti oltre 50 tra le più importanti cantine italiane, possiamo affermare che nel vino i ritardi sono più consistenti che in altri settori. In media, se nell’agroalimentare si incassa a 90 giorni, nel vino si arriva tranquillamente a 120».
Secondo i dati di Eurocredit Business Information, inoltre, i pagamenti alla scadenza del settore del vino sono appena il 16% del totale (contro il 38% della media di tutti i settori), con un aumento dei ritardi gravi del +133% dal 2010 a oggi.
Anche l’Alto Adige rileva questo trend come conferma il vice presidente del Consorzio vini bolzanino, Martin Foradori: «Questa tendenza è affermata anche per le nostre cantine ed è il settore Ho.re.ca quello principalmente coinvolto».
Il settore più in sofferenza è quello della ristorazione, fa sapere Silvio Ariani, direttore commerciale Italia di Tenute Hofstaetter: «Il 30-40% dei nostri clienti paga attorno ai 100 giorni, alcuni anche oltre i 120 giorni. La nostro mercato è per il 90% italiano e il canale è quello Ho.re.ca e se enoteche e rivendite all’ingrosso sono abbastanza precise nei pagamenti, sono i ristoratori quelli più afflitti dal problema dei ritardi dei saldi delle fatture. Spesso questo capita perché in questo modo, dilatando il pagamento, ci si autofinanzia e così noi cantine facciamo da banche alla ristorazione».
Una situazione possibile semplicemente per mancanza di un organismo di controllo: «Varata la legge – prosegue Ariani – nessuno si è preoccupato di farla eseguire: è un regolamento senza nessun controllo. E non aiutano nemmeno le forme societarie più comuni, che rendono pra- ticamente inutili i decreti ingiuntivi».
Così, l’unica soluzione è fare informazioni sulla solvibilità delle aziende e non servire più i clienti che dilatano esageratamente i pagamenti. Lo conferma anche Bruno Lutterotti, presidente della Cantina Toblino e di Cavit: «La nostra è stata una scelta fatta 6 o 7 anni fa, al sopraggiungere delle prime criticità dei pagamenti nei primi tempi della crisi che ha investito tutti i settori. A Toblino siamo chiediamo pagamento a 30 giorni e non evadiamo ordini a un cliente finché la fattura precedente non è stata saldata. Noi lavoriamo solamente con il canale Ho.re.ca e questa è stata una scelta necessaria per non entrare in un circolo vizioso da cui sarebbe stato difficile e oneroso uscirne. I nostri clienti lo sanno e non ci hanno mai fatto problemi su questo». E anche Cavit riscuote le fatture in tempi record, assicura Lutterotti, che non superano mai i termini di legge dei 60 giorni.