Corriere del Trentino

Pagamenti posticipat­i, cantine colpite

La sofferenza dei produttori di vino. Toblino: saldo entro 30 giorni o niente bottiglie

- Francesca Negri di

Sono anche 120 i giorni in cui le cantine del Trentino Alto Adige incassano i corrispett­ivi di quanto venduto. Ma ci sono anche casi contrari come Cantina Toblino.

TRENTO Sono 100, anche 120 i giorni in cui le cantine del Trentino Alto Adige incassano circa il 30% dei corrispett­ivi di quanto venduto.

Colpa, soprattutt­o, del settore della ristorazio­ne, ma ci sono anche casi contrari, come Cantina Toblino che ha scelto una politica aziendale molto rigida che ha portato a riscuotere le fatture del vino venduto entro i limiti di legge dei 60 giorni. Eccezioni che confermano la regola perché quello dei ritardi nei pagamenti, si sa, è un malcostume nazionale, nonostante l’articolo 62 della Legge 27/2012, che da cinque anni fissa il pagamento dei beni non deperibili a 60 giorni. Termine che, come spiega Marco Giuri dello Studio Giuri Avvocati, organizzat­ore di una serie di workshop itineranti sul tema del credito insieme ad Eurocredit Business Informatio­n, «di fatto, non rispetta nessuno. Dalla nostra esperienza, visto che abbiamo come clienti oltre 50 tra le più importanti cantine italiane, possiamo affermare che nel vino i ritardi sono più consistent­i che in altri settori. In media, se nell’agroalimen­tare si incassa a 90 giorni, nel vino si arriva tranquilla­mente a 120».

Secondo i dati di Eurocredit Business Informatio­n, inoltre, i pagamenti alla scadenza del settore del vino sono appena il 16% del totale (contro il 38% della media di tutti i settori), con un aumento dei ritardi gravi del +133% dal 2010 a oggi.

Anche l’Alto Adige rileva questo trend come conferma il vice presidente del Consorzio vini bolzanino, Martin Foradori: «Questa tendenza è affermata anche per le nostre cantine ed è il settore Ho.re.ca quello principalm­ente coinvolto».

Il settore più in sofferenza è quello della ristorazio­ne, fa sapere Silvio Ariani, direttore commercial­e Italia di Tenute Hofstaette­r: «Il 30-40% dei nostri clienti paga attorno ai 100 giorni, alcuni anche oltre i 120 giorni. La nostro mercato è per il 90% italiano e il canale è quello Ho.re.ca e se enoteche e rivendite all’ingrosso sono abbastanza precise nei pagamenti, sono i ristorator­i quelli più afflitti dal problema dei ritardi dei saldi delle fatture. Spesso questo capita perché in questo modo, dilatando il pagamento, ci si autofinanz­ia e così noi cantine facciamo da banche alla ristorazio­ne».

Una situazione possibile sempliceme­nte per mancanza di un organismo di controllo: «Varata la legge – prosegue Ariani – nessuno si è preoccupat­o di farla eseguire: è un regolament­o senza nessun controllo. E non aiutano nemmeno le forme societarie più comuni, che rendono pra- ticamente inutili i decreti ingiuntivi».

Così, l’unica soluzione è fare informazio­ni sulla solvibilit­à delle aziende e non servire più i clienti che dilatano esageratam­ente i pagamenti. Lo conferma anche Bruno Lutterotti, presidente della Cantina Toblino e di Cavit: «La nostra è stata una scelta fatta 6 o 7 anni fa, al sopraggiun­gere delle prime criticità dei pagamenti nei primi tempi della crisi che ha investito tutti i settori. A Toblino siamo chiediamo pagamento a 30 giorni e non evadiamo ordini a un cliente finché la fattura precedente non è stata saldata. Noi lavoriamo solamente con il canale Ho.re.ca e questa è stata una scelta necessaria per non entrare in un circolo vizioso da cui sarebbe stato difficile e oneroso uscirne. I nostri clienti lo sanno e non ci hanno mai fatto problemi su questo». E anche Cavit riscuote le fatture in tempi record, assicura Lutterotti, che non superano mai i termini di legge dei 60 giorni.

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Regola Quello dei ritardi nei pagamenti, , è un malcostume nazionale

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