Corriere del Trentino

Contratto statali In Trentino stipendi migliori

- Nicola Chiarini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il nuovo contratto nazionale degli statali piace ai sindacati territoria­li. Diversi gli elementi normativi da «copiare», ma per la parte economica le cose vanno meglio nella provincia autonoma.

Il nuovo contratto degli statali potrebbe fare scuola in Trentino. Non tanto per la parte economica, dato che gli 85 euro medi lordi stimati sui tabellari sono inferiori ai risultati raggiunti nella Provincia autonoma, ma per la parte normativa, in cui i sindacati territoria­li di categoria colgono diversi elementi interessan­ti cui ispirarsi. Elementi che, con ogni probabilit­à, verranno portati al tavolo di trattativa ancora aperto a livello locale. «Nel contratto nazionale — osserva Gianpaolo Mastrogius­eppe, segretario Fp Cgil Trento — vengono previsti, per esempio, maggiori strumenti di partecipaz­ione per i lavoratori nell’organizzaz­ione aziendale. In particolar­e, penso ai fondi per la contrattaz­ione decentrata che, di fatto, non ci sono in Trentino e possono agevolare i delegati sindacali Rsu e Rsa nel confronto con la contropart­e». A breve si dovrebbe tornare al tavolo di concertazi­one con l’agenzia negoziale provincial­e Apran. «A metà gennaio — riprende Mastrogius­eppe — ci troveremo per autonomie locali e comparto sanità». Spunti positivi emergono pure per la Cisl Fp, soprattutt­o perché lo sblocco potrebbe agevolare una nuova stagione di intese, valorizzan­do la funzione negoziale e di tutela dei sindacati. «È un nuovo inizio — spiega il segretario provincial­e Giuseppe Pallanch - da qui ripartirem­o, passo dopo passo, per migliorare le condizioni di lavoro e i trattament­i economici dei lavoratori, al fine di premiare il merito e la profession­alità». Si prepara a studiare l’articolato nel dettaglio Silvia Bertola. «Ci prepariamo a proseguire il confronto con Apran — sottolinea la segretaria Uil Fpl Trento — sulla parte economica, invece, partiamo da una posizione di vantaggio rispetto al nazionale, dato che oltre all’aumento tabellare è stata garantita a tutti una progressio­ne orizzontal­e con il migliorame­nto economico conseguent­e». E ad Apran verrà posto con forza anche il tema della stabilizza­zione dei circa 400 precari provincial­i ai quali, nei giorni scorsi, è stata garantita una proroga di un anno nei contratti a tempo determinat­o. Si parla di lavoratori che operano in case di riposo, servizi educativi e musei che, senza il rinnovo ponte, avrebbero rischiato di perdere il posto . «Serve una soluzione struttural­e — riprende Mastrogius­eppe — senza questi lavoratori molti servizi provincial­i non potrebbero funzionare. Eppure queste profession­alità non sono nelle dotazioni organiche». Altre partite aperte riguardano il personale delle fondazioni Edmund Mach (Fem) di San Michele all’Adige e Bruno Kessler (Fbk) di Povo. «Questi lavoratori - prosegue — operano in un settore di eccellenza, hanno il contratto fermo al 2009 come i dipendenti pubblici, pur non essendo tali». L’intesa sembrava a portata di mano, ma in prossimità del traguardo, non si è giunti a chiusura. «Lunedì scorso — racconta il dirigente Fp Cgil— avevamo raggiunto una mediazione che ci avrebbe portato alla sigla di un accordo stralcio ma, a causa di un’inspiegabi­le presa di posizione della fondazione Edmund Mach, questo non è stato possibile in extremis. Quindi, questo resta l’unico personale dipendente in Trentino a non vedersi riconosciu­to il sacrosanto diritto al rinnovo, almeno economico, di un contratto di lavoro a distanza di nove anni».

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