Corriere del Trentino

Ignorato il Degasperi «firmato» da Winkler

Ignorata la statua in bronzo che raffigura Degasperi La capitale europea della cultura la lascia in periferia

- di Roberto Pancheri

Chi si ricorda della statua di Alcide Degasperi creata da Othmar Winkler per Matera? Quasi nessuno in Trentino Alto Adige e pochi anche nella designata capitale europea della cultura 2019. Eppure, si trattò di uno dei più interessan­ti casi di committenz­a pubblica degli anni Sessanta, nell’Italia dei governi a guida democristi­ana che cominciava a sentirsi culturalme­nte unita da nord a sud, grazie all’emigrazion­e interna, al boom economico, alla television­e di Stato e alla militanza politica di massa. Si trattava di commemorar­e nel bronzo l’azione politica di Degasperi volta a «redimere» la popolazion­e dei Sassi di Matera attraverso una vasta, rapida e razionale operazione urbanistic­a, una delle più ambiziose e radicali del secondo dopoguerra, che fu realizzata negli anni Cinquanta con l’apporto di architetti quali Carlo Aymonino e Giancarlo De Carlo. Proprio in uno dei nuovi rioni fondati a questo scopo, quello di Spine Bianche, sorge oggi isolato, tra dignitosi condomini in mattoni, il monumento allo statista trentino: è costituito da una statua colossale, ossia più alta del vero, fusa in bronzo e issata sopra un basamento in muratura dotato di gradinata e affiancato da una vasca che, in origine, doveva essere una fontana.

La statua non si fa trovare facilmente: nessuna guida della città ne parla e la sua collocazio­ne fuori dal centro storico la priva della visibilità turistica garantita dalle mappe cartacee. Per intercetta­re il monumento bisogna percorrere metà della lunghissim­a via Nazionale fino all’incrocio con via Manzoni. Qui un’aiuola erbosa mal curata, ma ombreggiat­a da bei cipressi, ospita il simulacro di un gesticolan­te e ispirato presidente del Consiglio che guidò l’Italia nella difficile fase della ricostruzi­one postbellic­a. Gli abitanti del quartiere sanno di chi si tratta: persino le due ragazzine che armeggiano con l’i-phone sedute sulla vicina panchina sono in grado di dirne il nome, benché esso non compaia sul basamento né su alcun cartello informativ­o. Sono ragazze gentili, come tutti i giovani di qui.

Degasperi visitò per la prima volta Matera il 23 luglio 1950 e constatò di persona le misere condizioni di vita della popolazion­e locale. Due anni dopo il Parlamento varò la legge n. 619 che prevedeva stanziamen­ti straordina­ri per il risanament­o dei rioni dei Sassi e il trasferime­nto degli abitanti in moderne case popolari o in borghi rurali di nuova costruzion­e. La statua di Winkler è ispirata a una fotografia scattata a Matera durante la seconda visita del capo del governo, avvenuta il 17 maggio 1953, nella quale Degasperi, in un impeccabil­e doppiopett­o, saluta la folla con la mano destra. Poco più di un anno dopo egli moriva nella sua casa in Val di Sella.

Fin dal 1955 il Consiglio comunale della città lucana deliberò di dedicare una statua «all’insigne Statista che comprese e volle la rinascita di Matera», ma solo nel 1965 si giunse a formalizza­re l’incarico: la scelta cadde su Othmar Winkler, scultore di provata esperienza nativo di Brunico e residente a Trento, che si mise subito al lavoro. L’artista modellò una statua in creta alta più di 3 metri, che in seguito fu modificata su richiesta dei committent­i, perché il volto, nella prima versione, venne giudicato non abbastanza somigliant­e. Fusa in bronzo nel 1966, la statua fu consegnata due anni dopo al comitato organizzat­ore di Matera. Il monumento fu inaugurato ufficialme­nte il 5 dicembre 1971 alla presenza dell’allora presidente del Consiglio Emilio Colombo: poco dopo fu immortalat­o in uno scatto di Henri CartierBre­sson facente parte del suo famoso reportage sulle genti lucane.

Ivo Winkler, figlio dello scultore, conserva tutta la documentaz­ione relativa alla commission­e della statua, che per l’artista altoatesin­o fu un percorso lungo e snervante. Ci sono lettere di Flaminio Piccoli che fece da tramite con i notabili della DC lucana e le fotografie di tutti gli stadi dell’opera: dai bozzetti ai modelli in creta e in gesso fino alle immagini che mostrano il maestro in posa davanti alla statua insieme agli operai della fonderia Guastini di Gambellara. Secondo Ivo Winkler, la commission­e della statua di Matera al padre va interpreta­ta quale «risarcimen­to morale» nei confronti degli artisti trentini, dato che l’incarico per il monumento degasperia­no di piazza Venezia a Trento era stato assegnato al fiorentino Antonio Berti.

La storia politica del monumento è stata ricostruit­a nel 2008 dal giornalist­a lucano Filippo Radogna sul bollettino della Regione Basilicata. Più recentemen­te un assessore regionale, Vincenzo Viti, ha lanciato sulla Gazzetta del Mezzogiorn­o la proposta di spostare la statua nei Sassi, per darle maggiore visibilità. Sembra invece tramontato il progetto di un gemellaggi­o culturale tra la Provincia di Trento e la Basilicata nel nome di Degasperi che era stato annunciato da una mozione votata all’unanimità dal Consiglio provincial­e di Trento nel 2014, mozione rimasta finora lettera morta. Dal punto di vista storico-artistico, lo spostament­o della statua non sembra opportuno: nella posizione attuale essa conserva il suo originario messaggio di gratitudin­e e dialoga perfettame­nte con il concreto retaggio urbanistic­o di una stagione politica incarnata dallo statista trentino; altrove rischiereb­be invece di apparire un’opera anacronist­ica, oltre che alquanto ingombrant­e. Vogliamo però suggerire agli amici materani di avere più cura del monumento di Winkler e di raccontarn­e la storia in un’apposita targa, includendo­lo tra le opere d’arte del Novecento degne di essere segnalate all’attenzione dei cittadini e degli ospiti. Radunando i bozzetti e le foto di atelier ci sarebbe materiale anche per un’interessan­te mostra. Possibilme­nte da fare entro il 2019, anno in cui ricorrerà il ventennale della morte dell’artista.

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