«Tassa sul sudore» Trentino immune Simoni: è assurda
Broccardo(Fci): «Sono tutti già tesserati». L’ex maglia rosa: «Allontana i ciclisti dagli eventi»
TRENTO I social network l’hanno già ribattezzata la «tassa sul sudore». Termine che non piace a tutti, ma sembra piuttosto calzante se si pensa che il canone di 25 euro l’anno, indispensabile per partecipare anche a semplici passeggiate amatoriali in sella alla propria bike, non prevede alcun servizio assicurativo o altro. «In realtà la definirei un contributo per chi organizza gare» si affretta a precisare Dario Broccardo, presidente del comitato trentino della Federciclismo, che difende l’iniziativa. «E non interessa ai trentini, in provincia sono tutti tesserati con la Federciclismo, o con l’Uips e l’Acsi, quindi nessuno dovrà pagare» aggiunge.
La Bike card, promulgata il 22 dicembre scorso, dalla Federazione Ciclistica Italiana (cui il Coni ha appena contestato un deficit di bilancio di oltre 2 milioni di euro), poco prima della pausa natalizia, sarà obbligatoria per tutti i ciclisti amatoriali che vorranno partecipare a gare o manifestazioni cicloturistiche a partire dal primo gennaio 2018. D’ora in poi non basterà più aderire a uno dei 19 enti di promozione turistica (Eps) autorizzati dal Coni per partecipare a una competizione amatoriale. Si dovrà avare la Bike card: 25 euro, nessun servizio, ma un «obolo» per dare una mano agli organizzatori. Questo il senso della nuova iniziativa che, seppure non viene detto apertamente, sembra aver il preciso scopo di allontanare i cicloamatori da enti cosiddetti «politici», riconosciuti dal Coni. «Ma che non organizzano alcuna gara», precisa Broccardo. Talvolta ricevono pure contributi pubblici. «Io le definisco tessere sindacali, di fatto sono enti che non organizzano e non offrono nulla» continua il presidente di Fci del Trentino.
«Ma in questo modo si rischia di allontanare le persone, i ciclisti amatoriali dagli eventi» incalza l’ex maglia rosa, Gilberto Simoni, vincitore di due Giri d’Italia, che ora si dedica al ciclismo come amatore. «Lo sport è tempo libero — spiega l’ex campione — se si continua a inserire nuovi obblighi e burocrazia, nessuno partecipa più alle manifestazioni. Chi glielo fa fare?». «Il mondo del ciclismo è molto complesso — precisa lo «scalatore» — viaggia su due binari, quello dei professionisti e quello degli amatori, ai quali piace anche la semplice pedalata, come sto facendo io adesso. All’estero c’è molta più libertà, continuare a inserire nuove regole non è sempre positivo. L’unica cosa davvero importante è l’assicurazione». Non prevista nella Bike card. È più cauto l’ex campione Francesco Moser, raggiunto al telefono. Ieri era a Lienz a festeggiare il trionfo di Federica Brignone nel Gigante di coppa del mondo. «Non credo che possa essere un contributo da pagare così senza nulla in cambio, pro futuro, sicuramente, collegheranno questa card con l’assicurazione e i controlli sanitari che sono fondamentali per chiunque pratichi uno sport» spiega Moser.
La Bike card non sarà comunque un problema trentino. In provincia la maggior parte dei ciclisti amatori fanno parte della Fci, sono oltre 1.100 i tesserati, gli altri (alcune centinaia), sono tesserati con l’Acsi. Il prezzo medio della tessera è di 25-30 euro, di questi circa 22 euro sono il costo vivo per l’assicurazione, i giovanissimi pagano meno. La maggior parte degli appassionati, non professionisti, si dedicano alla mountain bike e al fuori strada. «Sono ormai il 90% — precisa Broccardo — la Bike card è una cosa giusta, è anche un minimo stimolo per chi vuole partecipare a gare a tesserarsi».
Dure critiche alla neo «tassa del sudore» arrivano invece dall’Alto Adige, dove si disputa la Maratona dles Dolomites, una delle più celebri gare amatoriali che da 30 anni richiama in Alta Badia migliaia e migliaia di cicloamatori. «Mi piacerebbe capire esattamente per cosa verranno utilizzati quei 25 euro — afferma il presidente del comitato organizzatore, Michil Costa — in un primo momento questa tassa lascia interdetti, perché ci sono persone fanno già fatica a pagarsi le spese di iscrizione: credo ci sia bisogno di chiarezza, è assurdo speculare sugli amatori». Avvocato, ex consigliere comunale, cicloamatore, Mauro De Pascalis è anche vicepresidente della società ciclistica Bike Sport Neri Laives: «Mi sembra la classica mentalità italiana: si sono accorti che c’è un grande movimento e vogliono sfruttarlo. Trovo sia solo un modo per tassare chi fa sport per diletto, per amicizia o per semplice sfida con sé stesso».
Il campione All’estero si è più liberi Basta inserire nuovi obblighi Michil Costa Mi piacerebbe capire per cosa verranno usati quei 25 euro, assurdo speculare sugli amatori Federazione È giusto, si tratta di un contributo per chi organizza le gare