Vittime dell’influenza, pronto soccorso invaso
Ramponi: «Un uso improprio: febbre e dissenteria si possono curare a casa»
Sono oltre 300 al giorno gli accessi registrati dal pronto soccorso del Santa Chiara in questi giorni che separano il Natale da Capodanno. La maggior parte degli utenti lamenta i sintomi dell’influenza, mali che il direttore Ramponi spiega: «Si possono curare a casa senza rallentare i servizi».
TRENTO Un brindisi al nuovo anno con il termometro sotto il braccio. Molti trentini si preparano ad accogliere il 2018 sotto le coperte con il fazzoletto in mano e i medicinali sul comodino. È in questo periodo, infatti, che l’epidemia influenzale raggiunge il suo apice, con il picco di pazienti allettati toccato proprio tra la settimana che si sta concludendo e la prossima. Alcuni stanno cercando di contenere i sintomi con antipiretici e antitosse, molti altri invece si stanno rivolgendo direttamente al pronto soccorso.
«Quest’anno stiamo registrando un netto incremento degli accessi dovuti a sintomi tipici dell’influenza stagionale rispetto all’anno scorso» spiega Claudio Ramponi, direttore dell’unità operativa di medicina d’urgenza e pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara di Trento. «La maggior parte degli utenti manifesta febbre o piccoli attacchi di diarrea, sintomi che possono essere benissimo affrontati rimanendo a casa, assumendo antipiretici e seguendone l’evoluzione» continua il medico, evidenziando come la crescita esponenziale degli accessi al pronto soccorso rallenti le procedure e quindi la presa in carico di coloro che hanno bisogno di cure urgenti tra cui naturalmente, continua Ramponi, «quei pazienti più sensibili, come gli anziani o chi soffre di patologie complesse che rischiano di aggravarsi con l’insorgere dell’influenza». Queste stesse persone sono quelle che rischiano di pagare maggiormente le conseguenze di un accesso incontrollato ai servizi. «Si rischia di causare un ritardo, disguidi, e quindi un disservizio a chi ha veramente bisogno — sottolinea il medico — È importante evitare un uso improprio del pronto soccorso, dove i medici sono chiamati a far fronte a reali emergenze».
Allo stesso tempo le indicazioni che provengono dall’azienda sanitaria sono quelle di affidarsi agli antibiotici solamente nei casi in cui siano stati prescritti dal medico, ai casi con complicazioni, e quindi dopo una valutazione. Assumere questo tipo di farmaci per combattere l’influenza non solo non sarebbe efficace contro il virus, ma anche genera il fenomeno della resistenza agli antibiotici.
Negli ultimi giorni il pronto soccorso del nosocomio del capoluogo ha registrato una media di oltre 300 accessi al giorno. Le ragioni di questo boom di richieste di intervento è da ricercare nella coincidenza di due fattori: da un lato, appunto, il raggiungimento dell’apice da parte dell’epidemia influenzale e dall’altro «questa serie di giornate, a partire da lunedì, in cui i cittadini non hanno potuto avere accesso alla medicina di base». Quattro o cinque giorni di stop legato alle festività natalizie che sta rischiando di far collassare il sistema.
Superato il Capodanno, però, l’epidemia influenzale dovrebbe gradualmente ridurre la propria spinta, concludendosi definitivamente verso la fine di gennaio.