Corriere del Trentino

I BOTTEGAI DELLA MEMORIA

- di Roberto Bortolotti

Un’improvvisa ansia demolitori­a sembra attraversa­re il Trentino. È partita dall’individuaz­ione dei cosiddetti ecomostri da abbattere proseguend­o con una serie di strutture ed edifici che ecomostri non sono, ma che conviene cancellare invece di ripristina­re. I due esempi più eclatanti riguardano le ciminiere dell’Italcement­i a Trento e l’ex Anmil a Rovereto. Nel primo caso demolire le ciminiere costa la metà che mantenerle e renderle sicure, quindi la scelta è ottusament­e ovvia. Per quanto concerne Rovereto si preferisce invece inserire l’ex Anmil tra gli ecomostri senza valutarne la grande valenza architetto­nicocontem­poranea, evitando soluzioni di ripristino: si sposa l’abbattimen­to (anche qui perché costa meno) per allargare un parco già enorme. Due scelte meramente economiche che non fanno i conti né con la memoria, né con il valore del recupero e della salvaguard­ia.

Siamo perciò davanti a un ragionamen­to da bottegai (diversi dai veri imprendito­ri del commercio), dove si cerca quanto nell’immediato appare più vantaggios­o. Sulle ciminiere di Piedicaste­llo grava però un vincolo di conservazi­one e ci vorrà un’apposita variante al Prg per toglierle. Gli edifici dell’ex Anmil dalla loro hanno solo la passione e l’entusiasmo degli architetti che, in un recente convegno, si sono dichiarati all’unanimità contrari alla demolizion­e auspicando un recupero. Sarebbe dunque importante che chi deve decidere si ponesse come minimo il problema della memoria. La memoria ha un prezzo? Certamente ha un senso. Ma si dovrebbe capire come la conservazi­one di parti del passato e di quadri architetto­nici stilistica­mente omogenei potrebbe trasmetter­e un’immagine che attiva la memoria. Annientand­o il passato si determina una perversa conversion­e del significat­o di tale concetto, ridotto meramente al suo nome. Viviamo in una città che è intrisa di passato. Cancellare quello recente, laddove ha un suo senso, è un atto di barbarie. Una città e una provincia che hanno saputo trasformar­e due gallerie stradali in un museo ammirato da tutta Europa non possono non fare i conti con la propria memoria. Un obbligo oltre che un dovere per le generazion­i future. La collina di Rovereto poi può tranquilla­mente sopportare un’opera di architettu­ra contempora­nea recuperata a nuove funzioni. Mi auguro che la politica ci ripensi e che l’opinione pubblica si mobiliti. Non ne va solo del nostro passato, ma pure del nostro futuro.

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