I BOTTEGAI DELLA MEMORIA
Un’improvvisa ansia demolitoria sembra attraversare il Trentino. È partita dall’individuazione dei cosiddetti ecomostri da abbattere proseguendo con una serie di strutture ed edifici che ecomostri non sono, ma che conviene cancellare invece di ripristinare. I due esempi più eclatanti riguardano le ciminiere dell’Italcementi a Trento e l’ex Anmil a Rovereto. Nel primo caso demolire le ciminiere costa la metà che mantenerle e renderle sicure, quindi la scelta è ottusamente ovvia. Per quanto concerne Rovereto si preferisce invece inserire l’ex Anmil tra gli ecomostri senza valutarne la grande valenza architettonicocontemporanea, evitando soluzioni di ripristino: si sposa l’abbattimento (anche qui perché costa meno) per allargare un parco già enorme. Due scelte meramente economiche che non fanno i conti né con la memoria, né con il valore del recupero e della salvaguardia.
Siamo perciò davanti a un ragionamento da bottegai (diversi dai veri imprenditori del commercio), dove si cerca quanto nell’immediato appare più vantaggioso. Sulle ciminiere di Piedicastello grava però un vincolo di conservazione e ci vorrà un’apposita variante al Prg per toglierle. Gli edifici dell’ex Anmil dalla loro hanno solo la passione e l’entusiasmo degli architetti che, in un recente convegno, si sono dichiarati all’unanimità contrari alla demolizione auspicando un recupero. Sarebbe dunque importante che chi deve decidere si ponesse come minimo il problema della memoria. La memoria ha un prezzo? Certamente ha un senso. Ma si dovrebbe capire come la conservazione di parti del passato e di quadri architettonici stilisticamente omogenei potrebbe trasmettere un’immagine che attiva la memoria. Annientando il passato si determina una perversa conversione del significato di tale concetto, ridotto meramente al suo nome. Viviamo in una città che è intrisa di passato. Cancellare quello recente, laddove ha un suo senso, è un atto di barbarie. Una città e una provincia che hanno saputo trasformare due gallerie stradali in un museo ammirato da tutta Europa non possono non fare i conti con la propria memoria. Un obbligo oltre che un dovere per le generazioni future. La collina di Rovereto poi può tranquillamente sopportare un’opera di architettura contemporanea recuperata a nuove funzioni. Mi auguro che la politica ci ripensi e che l’opinione pubblica si mobiliti. Non ne va solo del nostro passato, ma pure del nostro futuro.