Corriere del Trentino

Consiglio inquieto Patt e Civici colpiti dai cambi casacca

Registrati 10 spostament­i. Bis per Bottamedi

- Scarpetta

In consiglio provincial­e a Trento, a nove mesi dalla fine della legislatur­a, si contano dieci cambi di gruppo su 35 componenti, il 28,6%. Un po’ meno del 36,2% del Parlamento, ma non troppo. Il gruppo Misto è arrivato a contare 5 membri. Fra i partiti, al centro dei cambi di casacca ci sono Patt e civici. Fra i consiglier­i Bottamedi detiene il record dei cambi di casacca. Il politologo Pombeni commenta: «Troppi gruppi alla ricerca di un’identità».

TRENTO A nove mesi dalla fine della legislatur­a, in un consiglio provincial­e che conta 35 componenti, si sono registrati 10 cambi di gruppo. In termini meramente numerici, il 28,6%. Una percentual­e inferiore al 36,2% registrato in Parlamento, ma non troppo.

A scuola, si indica in Agostino Depretis l’inventore del trasformis­mo — in termini contempora­nei dei «Responsabi­li» — in Italia. Ovviamente, il fenomeno è antico quanto l’uomo e si manifesta in modalità diverse, non sempre deprecabil­i, ma certo più frequenti nei momenti in cui l’offerta politica si fa più evanescent­e e, con essa, i confini della militanza. I numeri di Camera e Senato — 546 passaggi che hanno coinvolto 345 parlamenta­ri — offrono ampi spunti di riflession­e. In Trentino, sono mancati i Luigi Compagna (vero recordman capace di cambiare gruppo dieci volte in una legislatur­a), ma gli uffici del consiglio hanno avuto comunque il loro daffare.

Il primo ingresso nel gruppo misto è stato quello di Diego Mosna, candidato presidente dei civici di centrodest­ra e formalment­e eletto con Civica Trentina. Una scelta, a onor del vero, più tecnica che politica. L’imprendito­re prestato alla politica resisterà in aula poco più di un anno: il 3 dicembre 2014 si dimetterà. Al suo posto, subentrerà Claudio Cia, che aderirà a Civica Trentina. Pochi mesi prima, il 2 settembre, c’era stata la prima scelta politica: Massimo Fasanelli, subentrato per sostituire il sospeso Silvano Grisenti, non aderirà a Progetto Trentino, nelle cui fila era stato eletto, ma al misto.

Dopo il primo anno tranquillo, la fine del 2014 porta a maturazion­e i primi travagli. A novembre, Manuela Bottamedi rivela di non sentirsi più a suo agio nel M5S che l’ha eletta e aderisce al Patt. Agli autonomist­i riesce così ciò che non era riuscito nelle urne: raggiunger­e il Pd a quota 9 consiglier­i. A dicembre, all’indomani delle dimissioni di Mosna, Claudio Civettini, storico esponente della Lega Nord, lascia il Carroccio guidato da Maurizio Fugatti per aderire a Civica Trentina, che in pochi giorni passa da uno a tre esponenti. Il 2015 è un anno di assestamen­to. Bottamedi, però, non ha trovato nemmeno nelle Stelle Alpine la buona politica che cercava: il 10 marzo 2016 entra nel gruppo misto. Il 14 maggio si consuma un altro divorzio, in questo caso dal profilo consensual­e: Cia annuncia in conferenza stampa di essere rimasto deluso da Civica Trentina che lascia, anche lui, per il misto. Un gruppo in rapida ascesa, destinato ad accogliere, a inizio 2017, un vero e proprio «senatore» delle Stelle Alpine: il 25 gennaio 2017, Walter Kaswalder passa dal gruppo del Patt al misto. Nel suo caso, non si tratta di una scelta. Come noto, il partito lo ha espulso per divergenze politiche giudicate insanabili. Ancora il Patt protagonis­ta un mese dopo: il 25 febbraio l’ex capogruppo Lorenzo Baratter si autosospen­de dal suo gruppo ed entra, fino alla conclusion­e della sua vicenda processual­e, nel misto. Il gruppo dei «non schierati» sarà per qualche mese il terzo gruppo del consiglio a parimerito con l’Upt: 5 consiglier­i. Il Patt tocca il minimo: 6 consiglier­i. Il rientro di Baratter e il più recente (dicembre scorso) ingresso di Walter Viola (già capogruppo di Progetto Trentino, lo riportano a quota 8.

Un certo rimescolam­ento era avvenuto ancora prima del voto: Franca Penasa (già Patt e Lega) si era candidata con Forza Italia; Lia Giovanazzi Beltrami (già Udc) con il Patt; con il Patt anche Mario Casna (ex Lega). Da non dimenticar­e, infine, che quando nel Patt si temette di dover fare a meno di Baratter in consiglio, il timore fu doppio: in aula sarebbe entrato Roberto Bettinazzi, da tempo migrato verso i civici.

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