Cia attacca la giunta: «Punti nascita, le chiusure sono tagli vergognosi La riapertura sarà una priorità del nostro programma di governo»
«La riapertura e la valorizzazione dei punti nascita dovranno essere necessariamente fra le priorità del programma di governo del centrodestra». Ad affermarlo è stato ieri il consigliere provinciale del gruppo misto Claudio Cia. Il fondatore di «Agire» contesta nuovamente le misure adottate dal governo provinciale, definendo le chiusure dei punti nascita di Arco, Tione e Cavalese «tagli vergognosi». «Queste operazioni sono state giustificate da motivi di sicurezza quando in realtà mascherano semplicemente il fatto che le politiche sociali da tempo non sono fra le priorità delle maggioranze di sinistra — attacca Cia — Detto in altri termini, che sicurezza si può garantire a una donna nel momento in cui la si fa partorire in un ambiente non adeguato, nonostante la grande professionalità di medici, ostetriche, infermieri e operatori sociosanitari?». Le chiusure dei tre punti nascita sono giunte al termine di un confronto tra i vertici della giunta provinciale e il ministero della Salute, a cui era stata chiesta una deroga rispetto al limite di sicurezza fissato a 500 parti l’anno. «Da una Provincia autonoma ci saremmo aspettati che qualcuno ponesse una domanda del genere alla ministra Lorenzin — riprende il consigliere provinciale — Invece la nostra Provincia ha abdicato a favore di Roma, per l’appunto senza batter ciglio». Secondo i dati dell’azienda sanitaria, nel 2016 ad Arco erano nati 46 bambini, a Cavalese 80 (17 nel 2017 fino alla chiusura del 9 marzo) e a Tione 7. Nel 2015 erano stati 385 ad Arco, 232 a Cavalese e 117 a Tione. Allo stesso tempo i parti avvenuti in altri ospedali sono aumentati: nel 2017 al Santa Chiara sono nati 2.559 bimbi, nel 2016 erano stati 2.472 e l’anno prima 2.399. A Rovereto si passati dai 949 nati del 2015 ai 1.223 del 2016 fino ai 1.148 del 2017. A Cles, invece, nel 2017 sono nati 432 bimbi mentre nel 2016 erano stati 29 in più.