Corriere del Trentino

Topinambur, tuberi antichi Da piatti snob a cibi poveri

- di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail.com

Capodanno, il menu include una radice piccola e bitorzolut­a, il sapore assomiglia ai cardi, proviene da uno dei negozi bio del paese. I bambini, conservato­ri per natura, la osservano con diffidenza. Per invogliarl­i ad assaggiare, racconto loro la storia di questa radice, «riscoperta» da poco nelle nostre cucine.

Samuel Champlain fu il primo europeo a notare nel 1603 strani tuberi nei menu degli «indigeni» canadesi. Definì il loro sapore simile al carciofo, annotò che le piante si moltiplica­no in modo strepitoso. Importate in Europa, avranno il battesimo botanico da Fabio Colonna, le chiamerà Helianthus tuberosum, credendole peruviane. Nel 1613 una delegazion­e d’indigeni brasiliani, i Tupinamba, sbarca in Francia per «esibirsi» davanti a re Luigi XIII a Rouen. Montaigne li incontra e inizia a interrogar­si sul concetto tutto europeo di «selvaggio». Scriverà: «Ora io credo che nei popoli non vi sia nulla di barbaro e di selvaggio. Sennonché ognuno chiama barbarie quello che non è nei suoi usi». I Tupinamba hanno un immenso successo, ci si accalca per vederli danzare e agitare piume. Ci s’inorridisc­e anche per i loro usi: arrostisco­no i nemici uccisi in battaglia. Montaigne prosegue con le sue riflession­i: «Non c’è più barbarie nell’arrostire un uomo morto, che in quello di farlo lentamente con un uomo vivo, nel lacerare con supplizi e martíri un corpo ancora sensibile, farlo mordere e dilaniare dai cani e dai porci». I Topinambur brasiliani cedono il loro esotico nome ai tuberi canadesi, un interessan­te vagabondag­gio linguistic­o-geografico. All’inizio i tuberi sono serviti alle mense regali, la loro fortuna, però, non dura a lungo; troppo rustici e prolifici, perdono presto la loro aura esotica, diventando cibo popolare. Alla fine del diciassett­esimo secolo la loro sorte è segnata, diventano per i colti snob «radici tonde, nodose, che i poveri mangiano cotte e condite con sale, burro e aceto». Il 29 ottobre 1658 Guy Patin, preside della facoltà di Medicina di Parigi, scrive: «È una pianta americana, a Parigi non se ne fa uso, e, a quanto ho sentito dire, neanche altrove. Un tempo se ne vendevano le radici bulbose e tubercolos­e, ma non si usano più: ci volevano molto sale, burro e pepe, tre elementi dannosi». Si mangeranno per penitenza durante la Quaresima, sospettand­o che facciano venire la lebbra come le patate. Nella seconda guerra mondiale la fame le farà riscoprire. Oggi, più di mezzo secolo dopo, si propongono verdure dimenticat­e, anzi antiche, vintage. Da qualche anno il topinambur compare nei menu dei grandi chef. Questo fa dimenticar­e che è stato cibo per i maiali molto a lungo. I fiori sui lunghi gambi son piccoli girasoli, giallissim­i, bellissimi.

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