Corriere del Trentino

NON BISOGNA NEGARE RABBIA SOCIALE E PAURA

- di Gabriele Hamel

Il 4 marzo si vota, le parole chiave della campagna elettorale saranno due: rabbia e paura. Sono questi i sentimenti che allignano nell’animo degli italiani. Nell’edizione del

Corriere del Trentino di martedì ho letto l’intervista a Franco Ianeselli. Il sindacalis­ta parla di «rancore», il rancore dei «perdenti della globalizza­zione» i quali «sono operai tradiziona­li che perdono il lavoro, sono persone con un grado di istruzione elevato che non trovano sbocchi occupazion­ali congrui».

Chi ha perso i risparmi nei crac bancari e legge gli articoli della stampa sulla commission­e banche non può che rimanere indignato dalla sottile linea che separa il lecito dal conflitto d’interessi. Coloro che hanno perso il lavoro per la delocalizz­azione dell’impresa e le partite Iva in difficoltà si interrogan­o sulla globalizza­zione, la quale ha aperto i mercati alle grandi imprese, ma ha anche consentito l’accesso di manodopera a basso costo producendo una guerra tra poveri tanto nell’edilizia quanto nella manifattur­a.

Un proverbio cinese spiega molto bene quale è stata la differente ricetta della destra e del centrosini­stra nel rapportars­i con la globalizza­zione: «Quando soffia il vento del cambiament­o alcuni costruisco­no muri, altri mulini a vento».

La concezione costruttiv­a, aperta, carica di speranza tipica della sinistra della Terza Via impersonat­a da Clinton, Blair, Schröder, Renzi e Macron ha oggi lasciato il posto a un più realistico umore pessimista da parte degli europei e degli italiani, ha lasciato il posto a una sfiducia generalizz­ata. Un unico dato su tutti: il calo delle nascite, anche nel nostro Trentino. Secondo l’Istat hanno lasciato l’Italia nel 2016 115.000 cervelli e 27.000 italiani nascono direttamen­te all’estero. Sono andato a rivedere i dati dei principali concorsi pubblici usciti recentemen­te: oltre 22.000 domande di laureati per 365 posti all’Inps, 184.000 domande per il concorso per 1184 agenti di polizia, 308.000 candidati per 800 posti da cancellier­e. In Provincia 1700 candidati per 42 posti da funzionari­o provincial­e a tempo determinat­o.

L’Italia sta diventando anche per le nuove generazion­i un Paese dove la concorrenz­a è tantissima e le opportunit­à diventano pochissime. Potremmo definirla il Paese dell’imbuto.

In tale scenario la destra si è riciclata, non è più quella liberista di Reagan e della Thatcher che con le loro deregulati­on hanno aperto il vaso di Pandora della speculazio­ne finanziari­a. La destra neoliberis­ta, che ha prodotto le cause remote della crisi economica del 2008, oggi torna in campo come destra della protezione sociale e come destra dei muri. Non serve andare nell’Europa dell’Est amministra­ta dai vari Orban e Duda, basta superare il Brennero dove è nato un governo con l’estrema destra di Strache. Solo il ballottagg­io ha impedito nel dicembre 2016 e nel maggio 2017 la vittoria dei candidati di estrema destra addirittur­a alla presidenza della Repubblica in Austria e Francia.

L’orizzonte mi preoccupa perché i muri non sono mai stati una soluzione, i muri prima o poi crollano e i problemi — a quel punto — sbattono con crudezza ed impeto sulla realtà. A oggi la destra ha una soluzione fallace (il muro) mentre non si intravede all’orizzonte il mulino a vento della sinistra. Al centrosini­stra europeo, finito all’opposizion­e pressoché ovunque, servirebbe recuperare il Manifesto di Ventotene e lanciare la sfida federale europea. L’integrazio­ne economica ha prodotto egoismi e sguardo corto, l’aspirazion­e di alcuni Stati membri è stata unicamente accedere al mercato unico europeo.

Oggi è tempo per il Partito socialista europeo di invertire la rotta, lanciare l’integrazio­ne politica europea come ricetta per il futuro superando i muri e tornando ad indirizzar­e il vento nell’unica direzione possibile. La sinistra dovrebbe iniziare la sua rimonta non negando la rabbia sociale che cresce né tantomeno sminuendo la paura. La paura è un sentimento umano che va rispettato e affrontato con serietà. In questo senso il ministro dell’Interno Marco Minniti nell’autunno scorso ha pronunciat­o queste parole: «La paura è un sentimento profondo. Il compito di una democrazia, di una cultura riformista è ascoltare quelli che hanno paura, senza biasimarli». Il centrosini­stra non neghi le paure, faccia tornare la legalità nelle città e nelle periferie amministra­te e costruisca una ricetta europea. Allora anche la rabbia e la paura potranno lasciare spazio alla speranza.

La politica torni ad intercetta­re questi sentimenti e non dimentichi di pensare alla felicità delle persone, una politica in grado di emozionare è una politica che torna ad essere sana e credibile. * Segretario del Pd di Riva del Garda, Tenno, Nago TorboLE

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