Dellai rilancia «Recuperare l’anomalia»
Dellai d’accordo con Ianeselli: «No alle lacerazioni nazionali. Per le regionali costruire un’anomalia» Il vicepresidente Olivi: «Centrosinistra diviso, un accampamento in cui ognuno ha la sua tenda»
Olivi e Dellai rispondono all’analisi del segretario della Cgil, Ianeselli
TRENTO Qualità del lavoro, disintermediazione, società e politica rancorose. Compromesso. Sono stati tanti i temi messi sul tavolo dal segretario della Cgil, Franco Ianeselli, nell’intervista rilasciata al Corriere del Trentino il 2 gennaio. Temi che hanno spinto alla riflessione chi, come Alessandro Olivi, da tempo si occupa di lavoro e sistema produttivo. «Ianeselli ha centrato il punto — riconosce l’assessore e vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento — il lavoro di qualità e il diritto alla formazione per tutti i lavoratori sono le stelle polari verso cui tutti dovremmo tendere. Questioni che per il centro sinistra, in particolare, dovrebbe essere portanti». Già, perché mai come in questi giorni, tutto è politica. E allora, ecco l’analisi (amara) di chi è chiamato, in prima persona, a valutare il da farsi per il prossimo futuro: «Il centrosinistra, anziché costruire un campo esteso per contrastare gli egoismi delle destre che cavalcano paure e malesseri, crea accampamenti in cui ognuno si sente autorizzato a costruire tende singole per dimostrare di essere più puro degli altri». Per questo, Olivi, rinnega l’«eccesso di compromesso» lamentato da Ianeselli. «Non credo che la critica sia rivolta direttamente a me — conferma — ho sempre cercato di costruire soluzioni condivise, non di inseguire il consenso. Sono convinto, infatti, che la politica debba avere più coraggio e che debba assumersi le responsabilità delle proprie decisioni, pur ascoltando e valutando le istanze dei singoli». Coraggio da dimostrarsi anche in situazioni delicate come quelle della recente vicenda Sait «rispetto alla quale — ricorda Olivi — sono stato molto duro perché sono convinto che non debbano esistere zone franche che la politica tratta con approccio referenziale. La Cooperazione è chiamata, come molte altre realtà, a rispondere alle difficoltà di contesto, ma nell’unire efficienza e solidarietà ha certamente una marcia in più».
Di «intervista interessante e carica di contenuti» parla invece Lorenzo Dellai. «In un momento politico tanto difficile — osserva — c’è bisogno che dalle parti sociali arrivino stimoli e disegni di prospettiva». Due, in particolare, i passaggi che l’ex presidente rilancia. «Bene fa il segretario della Cgil a mettere in guardia da una politica disintermediata, fondata sul rapporto diretto tra il leader e i singoli che scaricano su di lui aspettative individuali e non collettive. La rappresentanza diventa tifoseria e le leadership qualcosa di effimero. Non a caso, al grande problema della scarsa qualità dell’offerta politica corrisponde l’altrettanto grande problema della domanda politica: come organizzare punti di vista comuni ed evitare derive individualiste. Per questo i sindacati, al pari di altri tipi di associazionismo, sono fondamentali in una democrazia rappresentativa matura».
Il secondo tema rilanciato da Dellai è quello «dell’anomalia politica trentina». «Su coesione sociale e centralità della conoscenza il Trentino, dagli anni ‘60, ha scritto pagine importanti, non bisogna arretrare. Condivido anche l’appello del segretario della Cgil a non riprodurre passivamente in Trentino le lacerazioni politiche nazionali. Questa legge che anche noi
obtorto collo abbiamo votato non consente desistenze. Inevitabile il confronto, ma se si sviluppasse in uno spirito diverso dalla lotta senza quartiere, per le regionali si potrebbe costruire qualcosa di diverso». A Italo Gilmozzi, deluso dalla nascita di Civica Popolare, risponde così: «Il Pd deve mettersi d’accordo con se stesso. Ha voluto una legge coalizionale e noi ci siamo organizzati». Quanto alla Cooperazione, accusata da Ianeselli di avere smarrito il suo compito, Dellai è più morbido. «Vive in simbiosi con il territorio e ne condivide le difficoltà. È giusto valutarla con rigore, ma starle vicino è giusta solidarietà».
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