«Ho sentito un urto tremendo Poi le fiamme»
Schianto in A21, il racconto del camionista alla guida dell’autocisterna
«Ho sentito un urto tremendo. Poi ho visto le fiamme già alte». È un racconto drammatico quello di Gianni Giuliani, il camionista trentino alla guida dell’autocisterna coinvolta nel terribile schianto in A21 costato la vita a sei persone. «Ho fatto allontanare tutti gli altri veicoli» spiega ancora Giuliani, camionista esperto, che stata trasportando un carico di benzina per la ditta Firmin di Lavis.
TRENTO «Ho sentito un urto fortissimo, tremendo. Ho guardato lo specchietto retrovisore e ho visto le fiamme già alte». Ricordi che difficilmente abbandoneranno mai la memoria di Gianni Giuliani. Sono passate meno di 24 ore da quel terribile schianto in A21 costato la vita a sei persone e tornare indietro con il pensiero è causa di dolore e terrore per il camionista trentino che si trovava alla guida dell’autocisterna da cui è partito il rogo ma uscito illeso.
Giuliani è un camionista esperto, conosciuto dai suoi colleghi e apprezzato dai suoi datori di lavoro per l’attenzione alla guida. In mezzo all’inferno scoppiato martedì lungo la Torino-Brescia, tra gli svincoli di Brescia sud e Brescia centro nel tratto del comune di Montirone, ha mostrato però anche sangue freddo. Quel giorno in quel punto, sulla corsia Nord si è formata una coda a causa di un piccolo incidente avvenuto intorno alle 12.30. A chiudere la colonna di mezzi che procede lentamente si trova l’autocisterna della ditta Firmin di Lavis, con Giuliani al volante e un carico di benzina da consegnare. Poco dopo, dietro a lui, si incolonna una Kia Sportage con targa francese e cinque persone a bordo. A questo punto le ricostruzioni della polizia stradale raccontano che, verso le 14.20, un camion per il trasporto di inerti, pare carico di sementi, sarebbe piombato addosso all’automobile, spingendola contro all’autocisterna della Firmin. L’impatto tra i due mezzi pesanti avrebbe quindi innescato un’esplosione e un violento incendio.
«Sono sceso immediatamente dal mezzo» riprende Giuliani nel suo racconto. «“Via tutti, via tutti” ho gridato, e ho fatto allontanare gli altri veicoli presenti davanti e intorno a me». Giuliani, come tutti i suoi colleghi della Firmin, è consapevole della pericolosità del carico che trasporta: periodicamente tutti i camionisti della ditta trentina devono infatti seguire dei corsi di aggiornamento molto rigidi e intensi. Lezioni frontali e pratiche durante le quali vengono addestrati a gestire anche situazioni di estremo pericolo come quella che si è verificata martedì pomeriggio lungo l’A21.
Ieri quel tratto di autostrada non era ancora stato aperto al traffico per consentire ai tecnici di proseguire con i lavori di messa in sicurezza e pulizia dell’asfalto, scioltosi in alcuni punti a causa delle elevate temperature. Allo stesso tempo le autorità proseguono le indagini per cercare di identificare i cadaveri. L’unica vittima al momento riconosciuta è infatti il conducente del camion che ha impattato contro l’automobile, un camionista macedone dipendente di una ditta piemontese. Gli altri corpi, tra cui quelli di due bambini, appartengono alle persone che si trovavano a bordo della Kia. «La causa dell’incidente è dovuta a una distrazione» ha intanto spiegato ieri la comandante della stradale di Brescia, Barbara Barra.
Intanto, a Trento, Giuliani si ritira nella propria abitazione, con i suoi familiari, provando a dimenticare quell’inferno.