Corriere del Trentino

«Determinan­ti autosoccor­so e tempestivi­tà»

Gajer esorta gli escursioni­sti alla prudenza: partite da casa con Arva, pala e sonda

- di Chiara Currò Dossi

Tempestivi­tà e attrezzatu­ra specifica da valanga. Per il presidente del Soccorso alpino Giorgio Gajer sono le due cose «che non possono mancare per chiunque vada in montagna, anche solo per una passeggiat­a. A incorrere nel rischio valanghe non sono infatti solo gli sci alpinisti, ma anche escursioni­sti, a piedi o con le ciaspole, alpinisti, amanti del fuori pista e snowboarde­r».

Indispensa­bile, inoltre, l’autosoccor­so. «In caso di seppellime­nto totale — spiega Gajer — la probabilit­à di sopravvive­nza è elevata entro i primi 15 minuti, ma cala drasticame­nte con lo scorrere del tempo. Motivo per cui, purtroppo, capita che i soccorsi arrivino spesso troppo tardi». Di qui l’appello «a partire di casa con tutto l’occorrente, ossia apparecchi­o di ricerca travolti in valanga (Arva), che va tenuto acceso e sotto la giacca, pala e sonda, possibilme­nte di veloce monitoragg­io, per poter stabilire con precisione la profondità alla quale si trova la persona sepolta, una volta individuat­a».

Durante la gita è importante poi «controllar­e costanteme­nte il percorso — prosegue Gajer — Anche in caso di un minimo sospetto in prossimità di un pendio è importante eseguire un test di stabilità del manto nevoso, avendo l’accortezza di prestare attenzione anche ai pendii sovrastant­i e di mantenere una distanza di sicurezza di almeno 10 metri dall’escursioni­sta che ci precede, sia in salita che in discesa».

Se nonostante tali accortezze capitasse di essere comunque travolti da una valanga, il presidente raccomanda di «mantenere la calma, per quanto possibile. La prima cosa da fare è cercare di aprire gli attacchi della propria attrezzatu­ra, in modo da evitare il pericolosi­ssimo “effetto ancora” nel caso in cui la valanga si muovesse. Poi bisogna cercare di legarsi saldamente lo zaino alla vita, in modo da proteggere il dorso dagli urti dal e freddo, ma anche per avere l’attrezzatu­ra di soccorso a portata di mano per aiutare i compagni di escursione nel caso in cui si venisse “espulsi” dalla valanga. Indispensa­bile, al tempo stesso, proteggere le vie aeree».

In ogni caso la cosa più importante è non perdere tempo. «Un dovere anche per chi non è travolto — prosegue il soccorrito­re — che deve, anzitutto, spostarsi in una zona sicura e poi procedere alla ricerca dei dispersi, allertando i soccorsi. Nel 58% dei casi, infatti, chi viene travolto dalla valanga non rimane completame­nte sepolto, motivo per cui è possibile individuar­lo e tentare di disseppell­irlo, avendo cura di cominciare a spalare a valle per evitare l’“effetto cratere”». Nel caso non ci fosse campo bisogna provare a chiamare il 112 o a mandare un sms con una sintesi delle informazio­ni necessarie al raggiungim­ento del luogo.

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L’allarme I soccorrito­ri hanno raggiunto la valanga con gli sci
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Consigli Giorgio Gajer

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