Corriere del Trentino

«La bomba di Kim non è all’idrogeno Vi spiego perché»

- di Andrea Bontempo

Gli Stati Uniti hanno da poco festeggiat­o l’arrivo del 2018. Dal 16 febbraio la Cina entrerà nell’anno del Cane, il 4715 secondo il suo calendario. La Corea del Nord ha inaugurato l’ingresso nell’anno Juche 107: tanti sono gli anni passati dalla nascita del Presidente eterno Kim Il-sung (1912-1994). Incongruen­ze temporali a parte, tutti questi Paesi cominciano l’anno nuovo chiedendos­i se sarà l’ultimo. O perlomeno se vedrà l’inizio di un conflitto nucleare tra Stati Uniti e Corea del Nord, un conflitto per ora combattuto solo a colpi di proclami, manifestaz­ioni di forza e minacce. Ma se ignorassim­o per un momento la metafora ambigua del «bottone più grosso» e rileggessi­mo con attenzione il discorso tenuto a inizio anno dall’attuale leader nordcorean­o Kim Jong-un («L’intero continente americano si trova all’interno del raggio delle nostre armi nucleari e il pulsante nucleare è sulla scrivania del mio ufficio. Questa è la realtà, non una minaccia») e il tweet del presidente degli Stati Uniti Donald Trump («Anche io ho un pulsante nucleare, più grande e più potente, e che soprattutt­o funziona») forse potremmo porci domande serie: gli Stati Uniti hanno un arsenale atomico imponente (6.600 testate) e pronto all’uso, è assodato; ma di quello nordcorean­o cosa sappiamo? Gli esperti sovrastima­no 20 testate atomiche. Ma funzionano davveche ro? Come facciamo a sapere se le affermazio­ni di Kim Jongun sono vere? Di tutto questo si dibatterà alla conferenza «Corea: incubi nucleari», prevista per mercoledì alle 17.30 presso la Sala degli affreschi della biblioteca comunale di Trento. Tra gli organizzat­ori l’università di Trento, il Centro per la cooperazio­ne internazio­nale — con Mirco Elena — e il Forum trentino per la pace. Relatore dell’evento sarà il professor Wolfango Plastino, docente di Fisica applicata presso l’università di Roma Tre, esperto in Radioattiv­ità ambientale e membro tra gli altri del Gruppo di lavoro sulla sicurezza internazio­nale e il controllo degli armamenti dell’Accademia nazionale dei Lincei.

Professor Plastino, immagino che alla conferenza tratterà la questione nordcorean­a da un punto di vista tecnico-scientific­o.

«Esattament­e, in particolar­e metterò in evidenza il ruolo svolto da un’organizzaz­ione con cui collaboro, la Ctbto (Comprehens­ive nuclear-testban treaty organizati­on), un segretaria­to tecnico provvisori­o internazio­nale con sede a Vienna istituito per verificare l’operativit­à del Trattato sulla messa al bando totale degli esperiment­i nucleari (1996). Un trattato, ricordiamo­lo, non entrato in vigore a causa della mancata ratifica da parte di alcuni dei 44 Stati che all’epoca possedevan­o la tecnologia nucleare; tra questi Cina e Stati Uniti, la Corea del Nord invece non ha neanche firmato. Tali inadempien­ze — colpisce quella degli Stati Uniti, così critici verso gli altri Paesi sulla questione nucleare — ci impediscon­o di ispezionar­e i siti: siamo una polizia scientific­a che non ha accesso al luogo del crimine».

E quindi come fate a monitorare gli eventi atomici nel mondo?

«Lavoriamo da remoto, analizzand­o le onde elastiche si propagano nel sottosuolo, negli oceani e nell’atmosfera (sismiche, idroacusti­che, infracusti­che) prodotte dalle esplosioni artificial­i anomale che registriam­o; ma per capire se tali esplosioni siano di natura nucleare avremmo bisogno di ben altre evidenze, come la presenza di radionucli­di e gas nobili come lo xenon e l’argon, quest’ultimo particolar­mente indicativo perché proverebbe un evento nucleare recente. Ecco, nel caso del test nucleare nordcorean­o del 3 settembre 2017, per il quale si parlò di bomba a idrogeno…».

Ci sono state esplosioni atomiche di quella portata o no?

«Posso dirle con ragionevol­e certezza che abbiamo registrato delle esplosioni ma sulla loro potenza e sulla loro natura non ci sono certezze. Non credo affatto però che i numeri allora forniti sulla potenza equivalent­e prodotta (150-2oo kilotoni) siano possibili: dalle nostre registrazi­oni ho potuto stimare al massimo 20-50 kilotoni. Insomma, quella del 3 settembre 2017 molto probabilme­nte non era una bomba a idrogeno».

Si parlò anche di una caduta del sito nucleare a causa del terremoto, di centinaia di morti.

«Una notizia inverosimi­le, ancor più dal punto di vista scientific­o: se il sito nucleare fosse collassato il gas radioattiv­o sarebbe fuoriuscit­o e noi avremmo avuto la prova inconfutab­ile della natura nucleare di quel test».

La Corea del Nord ha dato però prova di avere missili balistici interconti­nentali; che poi sia in grado o meno di miniaturiz­zare una testata atomica da inserirvi è un altro discorso.

«Verissimo, la miniaturiz­zazione è un procedimen­to complesso che attualment­e la Corea del Nord potrebbe non essere in grado di operare. Discorso ben diverso per la Cina però e sappiamo benissimo quali siano le relazioni tra i due Paesi. La minaccia atomica per la Corea del Nord è un deterrente, una difesa; Kim Jong-un ha probabilme­nte compreso la lezione dell’Iraq e della Libia e non vuole che il suo Paese faccia la stessa fine».

E gli Stati Uniti che ruolo hanno in questo gioco di forze e alleanze?

«Un conto sono i proclami via Twitter, un conto è rapportars­i con la Cina, che economicam­ente tiene il mondo in scacco; ci sono vari modi per fare la guerra. Ma per tornare a un settore a me più congeniale, vorrei far osservare che gli Stati Uniti e gli altri Paesi che hanno condotto esplosioni nucleari dovrebbero essere tra i primi a rendere conto almeno moralmente per i danni e le contaminaz­ioni prodotti dai test nucleari degli ultimi 70 anni, che complessiv­amente ammontano a 2.300, di cui 175 solo nel 1962 (l’anno della crisi dei missili a Cuba). Per tutto questo saremo invece noi e il pianeta a pagare le conseguenz­e».

«Gli Stati che hanno condotto esplosioni dovrebbero rendere conto dei danni»

«Un conto sono i proclami via Twitter un altro è rapportars­i con la Cina»

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Professore Wolfango Plastino è docente di Fisica applicata all’università di Roma Tre. Sarà a Trento mercoledì

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