Corriere del Trentino

PARTECIPAZ­IONE ROTTAMATA

- di Simone Casalini

Dei tre segretari dei principali partiti del centrosini­stra autonomist­a impegnati ad assemblare il mosaico delle candidatur­e per le elezioni politiche, nessuno è al riparo dal conflitto di interessi. Franco Panizza (Patt) è seduto al tavolo della coalizione e tratta per la sua ricandidat­ura al Senato nel collegio di Trento, Tiziano Mellarini (Upt) cerca spazio nel collegio di Rovereto dopo tre mandati da assessore provincial­e, Italo Gilmozzi (Pd) tenta di far quadrare le ambizioni dei suoi e quelle degli alleati con lo sguardo rivolto alle provincial­i e, soprattutt­o, al dopoAndrea­tta nel capoluogo. È una situazione al limite che però restituisc­e un’immagine veritiera di ciò che sono oggi i partiti. O meglio, di ciò che non sono più.

La carica di segretario può essere una leva di affermazio­ne dei propri obiettivi o un presidio di controllo sui ruoli politici (e sociali). Perché, in fondo, i partiti non indirizzan­o più la politica, non configuran­o la piattaform­a programmat­ica e ideale e la sua traduzione amministra­tiva. Per quello ci sono gli organi di governo che rivendican­o, come nel caso del presidente Rossi, anche una parola sulla composizio­ne delle candidatur­e. Che la politica arranchi nel rapporto con la società lo si comprende anche dal dibattito per la designazio­ne dei futuri parlamenta­ri. Si è sviluppato tutto internamen­te al ceto politico, senza aperture, e persino chi ha l’onere di ricostruir­e una presenza, come Forza Italia, si rivolge ai cavalli del passato perché nel tempo coevo ogni connession­e sentimenta­le, anche con il mondo produttivo, si è smarrita. Il Pd, poi, è una contraddiz­ione vivente. Nel dicembre 2012 l’allora segretario Bersani organizzò delle «parlamenta­rie» per dare un minimo di legittimit­à ai candidati, anche perché la legge elettorale prevedeva solo listini bloccati. Dopo cinque anni nell’ingranaggi­o della rottamazio­ne violenta deve essere finita pure la partecipaz­ione, perché tutto è stato ricondotto alla segreteria di Renzi con elenchi di fedelissim­i pronti a essere licenziati.

La democrazia resiste nei suoi aspetti procedural­i ma si sta vertiginos­amente svuotando in quelli sociali e partecipat­ivi. La prigione del ruolo e lo spasimo individual­ista anestetizz­ano l’urgenza di risposte radicali spingendo perfino le coscienze politiche più evolute a proporre minuterie di potere. Il Movimento 5 stelle, con una congerie di nozioni da strada, ringrazia e incassa.

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