Corriere del Trentino

LA MORTE DEL CLOCHARD POLACCO E UN’ESISTENZA PRIVA DI VINCOLI

- Il caso di Luca Malossini

Mi chiedo se sia ancora possibile, in una società opulenta come la nostra, morire di freddo. La notizia del senza tetto polacco che ha perso la vita in un parcheggio di un supermerca­to a Rovereto ha fatto il giro del web e non poteva che essere così. Sono rimasta sorpresa che un simile fatto sia potuto succedere nella mia città. Proprio alcuni giorni fa, a Marco, un gruppo di profughi ha manifestat­o tutta la rabbia per le condizioni in cui sono costretti a vivere. Per carità, avranno avuto le loro ragioni per alzare la voce, ma almeno possono contare su un tetto e un pasto caldo e non è poco. Non so se nella gestione del caso del polacco sia saltato qualche passaggio nei servizi di accoglienz­a: so però che non si può morire di freddo. Laura Cortellett­i, ROVERETO

Gentile signora Cortellett­i,

Non metterei sullo stesso piano la morte del senza tetto polacco e la protesta dei profughi di Marco. Si rischia di alimentare un dibattito che non porta da nessuna parte e che può scatenare unicamente una guerra tra poveri. Tornando alla tragedia di Rovereto va detto che l’uomo, grazie all’intervento dei servizi sociali comunali, stava per fare ritorno nel proprio Paese per essere ospitato in una casa di riposo vicino alla famiglia. Si poteva intervenir­e prima? Può darsi, ma il punto non è questo. Ci sono persone che non vogliono essere aiutate, che hanno fatto una scelta di vita e tale scelta a mio avviso deve essere rispettata. Robert era noto ai servizi sociali del Comune, non era un invisibile, un dimenticat­o dalla società. Si era addirittur­a ipotizzato di individuar­e per lui un amministra­tore di sostegno ma non era stato possibile. Premesso che non si fa mai abbastanza nel campo della solidariet­à e del sostegno a chi ha bisogno, la drammatica vicenda del clochard polacco sfugge alle logiche dell’accoglienz­a tradiziona­le per entrare invece nella sfera strettamen­te personale di chi fin dall’inizio ha optato per un’esistenza libera, priva di vincoli, con la strada come unico approdo, compagna fedele di una vita con un finale già scritto. Davanti a ciò oggi è giusto un silenzio rispettoso.

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